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9 marzo 2018

 

Trump legge la lettera di Kim e accetta l’incontro

di Enrico Oliari

 

Ha sortito il suo effetto il messaggio che il presidente nordcoreano Kim Jong-un ha fatto avere al collega statunitense Donald Trump attraverso la delegazione sudcoreana giunta a Washington. All’invito di Kim di “vedersi entro maggio” per discutere di “denuclearizzazione”, il capo della Casa Bianca ha risposto facendo sapere la sua disponibilità. “Sono pronto a incontrare Kim, ma le sanzioni contro Pyongyang resteranno fino a che il regime non deciderà di denuclearizzare”, ha scritto Trump in un tweet che ha già dello storico e che potrebbe avviare l’attesissima de-escalation. D’altro canto lo “Stato canaglia” di George W. Bush ha dimostrato a sufficienza di possedere la tecnologia per lanciare missili nucleari in grado di raggiungere il territorio Usa, e certamente il raggiungimento di un accordo suonerebbe nella dialettica interna del regime come una vittoria contro Washington e Seul.
Va tuttavia ricordato che l’atteggiamento belligerante del regime nordcoreano si spiega con il fatto che la Corea del Nord si trova ancora ufficialmente in guerra con gli Usa e la Corea del Sud, in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953. Contestualmente gli Usa mantengono nelle proprie basi in Corea del Sud circa 33mila militari, da anni vengono compiute esercitazioni navali e militari e soprattutto lì gli Usa hanno istallato armi di ogni genere, in pratica sotto la porta di casa del nemico.
Contestualmente la Corea del Nord resta un paese dalla povertà diffusa e dalle libertà civili annichilite, sviluppato negli armamenti, come dimostrano le parate militari, ma non nella tecnologia e nell’industria, dipendente per l’energia dalle importazioni di petrolio e di carbone. Materie queste sottoposte alle”sanzioni più dure di sempre”, come aveva annunciato Trump in febbraio e poi adottate agli inizi di marzo, seppure con qualche smussatura voluta da Russia e Cina, dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Sanzioni che hanno colpito in maniera severa le importazioni, per cui quel “i nordcoreani mangeranno erba ma non rinunceranno ai loro piani militari fino a che non si sentiranno sicuri” pronosticato da Vladimir Putin in settembre sembra essere stato superato da una Realpolitik di Pyongyang.
Kim, insomma, ha sfruttato con intelligenza il proposito del presidente sudcoreano Moon Jae-in, già espresso in campagna elettorale, di aprire a relazioni con il vicino nordcoreano, accettando prima di far partecipare alle olimpiadi di Pyeongchang una delegazione di atleti e poi di interloquire nei giorni scorsi con gli emissari di Seoul.
La lettera che questi, guidati dal responsabile per la sicurezza nazionale della Corea del Sud, Chung Eui-Yong, hanno portato a Trump parla della disponibilità di Kim a fermare i test nucleari e missilistici e a sedersi al tavolo delle trattative. Chung ha spiegato poi in conferenza stampa che “Ho spiegato al presidente che la sua leadership e la sua pressione politica, insieme con la solidarietà internazionale, ci hanno portato a questo punto”, pur osservando che le pressioni sulla Corea del Nord “continueranno fino a che la Corea del Nord non fara’ seguire azioni alle parole”.
Tutto lascia presagire che siamo di fronte a un punto di svolta, è “stata posta una pietra miliare”, come ha spiegato il presidente sudcoreano Moon Jae-in attraverso il suo portavoce. Se i due leader statunitense e nordcoreano si incontreranno “dopo il summit intercoreano, il completamento della denuclearizzazione sarà sul serio sistemato sul giusto binario”.

 

 

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