Originale: Dispatches From The Edge

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13 febbraio 2018

 

Una svolta pericolosa nella politica estera degli Stati Uniti

di  Conn Hallinan

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

La nuova Strategia di Difesa Nazionale sta venendo pubblicizzata come una profonda trasformazione nella politica estera americana, uno spostamento dalla “guerra al terrorismo” a una “competizione di grande potere”, una linea che non sarebbe stata fuori luogo negli anni che hanno portato alla I Guerra mondiale. Questo spostamento, però, è davvero un importante cambiamento di corso, oppure una riaffermazione di politiche seguite dalle ultime quattro amministrazioni?

 

Gli Stati Uniti non hanno mai tolto gli occhi dai loro avversari importanti.

E’ stato il Presidente Bill Clinton che ha spostato la NATO verso est, abrogando un accordo del 1991 con i Russi di non reclutare ex membri del Patto di Varsavia, cosa che è alla radice delle attuali tensioni con Mosca. Mentre gli Stati Uniti e la NATO menzionano l’annessione della Crimea da parte della Russia come un segno di una Mosca “revanchista”, è stata la NATO che ha stabilito il precedente di alterare i confini quando ha smembrato la Serbia per creare il Kosovo dopo la guerra jugoslava del 1999.

 

E’ stato il Presidente George W. Bush che ha definito la Cina “avversario strategico” e che ha tentato di indurre l’India a fare un’alleanza anti-cinese permettendo a Nuova Delhi di violare il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare. Lasciare che l’India comprasse l’uranio sul mercato internazionale – le veniva vietato di farlo rifiutando di firmare l’NPT (Trattato di non-proliferazione) – ha contribuito a innescare una pericolosa corsa agli armamenti con il Pakistan in nell’Asia meridionale.

 

Ed è stato il presidente Obama che ha ulteriormente raffreddato le relazioni con i Russi appoggiando il colpo di stato del 2014 in Ucraina e il cui “perno in Asia” ha causato tensioni tra Washington e Pechino.

 

Quindi eliminare il “terrorismo” come nemico a favore di “grande potere” è soltanto vino vecchio in bottiglie nuove? Non proprio. Per prima cosa, la nuova enfasi ha decisamente un lato  più pericoloso.

 

Parlando all’Università Johns Hopkins, il Segretario alla Difesa James Mattis ha avvertito: “Se ci sfidate, sarà il vostro giorno più lungo e il peggiore”, osservazione mirata direttamente alla Russia. Il Capo di stato maggiore del Regno Unito, Nick Carter, in occasione del al Forum della Difesa, ha detto che “la nostra generazione si è abituata a guerre fatte per decisione formale, fin dalla fine della Guerra Fredda,” ma potremo non avere una scelta sul conflitto con la Russia, aggiungendo” che “i parallelismi con il 2014 sono notevoli “.

 

Certamente il lessico usato per parlare della Russia e della Cina è allarmante. La Russia è regolarmente descritta come “aggressiva”, “revisionista” ed “espansionista”. In un recente attacco alla Cina, il Segretario alla Difesa, Rex Tillerson ha definito il commercio della Cina con l’America Latina: “imperiale.”

 

Nel 1914, però, c’erano in conflitto vari imperi potenti e non uniformemente assortiti.

Mentre Mosca è certamente in grado di distruggere il mondo con le sue armi nucleari, la Russia oggi somiglia poco alla Russia del 1914 o, se è per questo, all’Unione Sovietica.

Gli Stati Uniti e i loro alleati attualmente spendono più di 12 volte di quanto spende la Russia per i suoi armamenti: 840 miliardi di dollari rispetto a 69 miliardi di dollari, e quella cifra sottovaluta ampiamente le reali spese militari di Washington. Moltissime delle spese degli Stati Uniti non sono calcolate come “militari”, comprese le armi nucleari che attualmente vengono modernizzate per la “modica cifra” di 1,5 trilioni.

 

L’equilibrio tra Cina e Stati Uniti è ancora più livellato, ma gli Stati Uniti superano per spese la Cina di quasi tre a uno. Includetevi gli alleati di Washington, Giappone, Australia e Corea del Sud e la cifra sarà di quasi quattro a uno. In quanto alle armi nucleari, il rapporto è ampiamente maggiore: 26 a 1 a favore degli Stati Uniti. Aggiungete la NATO e il rapporto sarà di 28 a 1.

 

L’intervento della Russia nella guerra civile siriana ha contribuito a cambiare il corso degli eventi a sfavore della coalizione anti-Assad messa insieme dagli Stati Uniti. La sua economia, però, minore di quella dell’Italia la sua “aggressione” è in gran parte una reazione alla NATO che stabilisce una presenza sulla soglia di Mosca.

 

La Cina ha due scopi militari: assicurarsi le risorse di energia trasportate via mare sviluppando la sua marina e stabilire una zona cuscinetto nel Mar Cinese Orientale e in quello Meridionale per tenere i nemici potenziali a debita distanza. A questo fine ha costruito navi più piccole e più agili, in grado di mantenere le portaerei fuori portata; è una strategia che si chiama “interdizione del territorio”. La Cina ha anche modernizzato le forze armate, riducendo le forze terrestri e investendo in mezzi aerei e navali.  Spende, tuttavia, meno del suo PIL per le forze armate di quanto spendono gli Stati Uniti: 1,9% in confronto al 3,8%.

 

Pechino è stata di mano piuttosto pesante nello stabilire una “interdizione del territorio e si è alienata molti dei suoi vicini: Malesia, Vietnam, le Filippine e Taiwan per aver rivendicato la maggior parte del Mar Cinese Meridionale e aver costruito delle basi sulle isole Paracel e Spratly.

 

La Cina, tuttavia, è stata invasa varie volte, a  cominciare dalle Guerre dell’Oppio del 1839 e del 1856, quando la Gran Bretagna costrinse i Cinesi a revocare il divieto sull’importazione dell’oppio. Il Giappone ha invaso la Cina  nel 1895 e nel 1937. Se i Cinesi sono suscettibili  riguardo alla loro costa, non si può certo biasimarli.

 

La Cina, è, tuttavia, la maggior avversaria degli Stati Uniti e la seconda più grande economia del mondo. Ha sostituito gli Stati Uniti come  l’America Latina come più grosso partner commerciale dell’America Latina e ha con successo aggirato i tentativi di Washington di soffocare  la sua influenza economica. Quando gli Stati Uniti hanno chiesto ai loro alleati chiave di boicottare la nuova  La Banca Asiatica d’Investimento per le infrastrutture , questi, tranne il Giappone, hanno ignorato Washington.

 

Il successo commerciale, tuttavia, è a malapena “imperiale”.

Questa è una nuova Guerra Fredda, come quando gli Stati Uniti hanno cercato di circondare e isolare l’Unione Sovietica? Ci sono dei parallelismi, ma la guerra fredda era una battaglia ideologica tra due sistemi: socialismo e capitalismo. La lotta oggi è per l’accesso ai mercati e per il dominio economico. Quando il Segretario di Stato Rex Tillerson ha messo in guardia l’America Latina riguardo dalla Cina e dalla Russia, non si riferiva alla “eversione comunista”, ma al commercio.

 

Ci sono altri protagonisti dietro questo spostamento? Prima di tutto, i grossi fabbricanti di armi, Grumman, e General Dynamics – hanno un sacco di denaro da distribuire nel periodo elettorale. “La competizione di “grande potenza”  sarà costosa, con “oggetti” di prezzo elevato: portaerei, sottomarini, navi da superficie  e un’estesa aeronautica fabbricanti di armi –  Lockheed Martian, Boeing, Raytheon, BAE Systems, Northrop militare.

 

Questo non vuol dire che gli Stati Uniti hanno modificato il focus della loro politica estera a causa delle lobby delle società di armi, ma in effetti hanno un posto al tavolo delle decisioni. Inoltre, dato che quelle società hanno esteso le loro operazioni a tutti i 50 stati, i rappresentanti politici locali e i governatori hanno un interesse nel mantenere ed espandere quei lavori ben pagati.

 

I Repubblicani non avranno molta opposizione neanche dai Democratici, molti dei quali sono aggressivi come i loro colleghi dall’altra parte dell’aula. Le spese maggiori per la difesa – sommate al recente taglio delle tasse – escluderà il finanziamento di molti dei programmi che sono cari ai Democratici. Naturalmente, per i Repubblicani quel dilemma è un importante beneficio collaterale: ridurre le tasse, aumentare le spese per la difesa, e poi smantellare i servizi sociali, il sistema previdenziale e l’Assistenza sanitaria pubblica per riparare  il deficit.

 

Molti Democratici sono più avanti quando si tratta di demonizzare i Russi. Lo spauracchio russo ha permesso al partito di spostare la colpa per la sconfitta di  Hillary Clinton alle manipolazioni di Mosca delle elezioni, evitando così di dover esaminare la sua opaca campagna elettorale e il suo programma politico privo di fantasia.

 

Ci sono altro protagonisti che favorivano questa nuova “enfasi”, compresi i neo-conservatori dell’amministrazione Bush che hanno dato inizio alla guerra in Iraq. Il loro nuovo obiettivo è l’Iran, anche se gonfiare l’Iran a livello di “grande potenza” è ridicolo. Il bilancio militare dell’Iran è di 12,3 miliardi di dollari. L’Arabia Saudita da sola spende 63,7 miliardi per la difesa, poco meno della Russia, che ha cinque volte la popolazione e otto volte la superficie di terra. In uno scontro tra Iran e gli Stati Uniti e i suoi alleati locali, la disparità di forza militare sarebbe poco più di 66 a 1.

 

In termini di disastri, tuttavia, anche l’Iraq impallidirebbe di fronte a una guerra con l’Iran.

Il posto più pericoloso del mondo proprio adesso, è la Penisola Coreana dove l’amministrazione Trump sembra stia cercando qualche tipo di dimostrazione militare che non innescherà una guerra nucleare. Come reagirà, però, la Cina a un attacco che potrebbe mettere delle truppe ostili sul suo confine meridionale?

 

Anche calcare la mano su Mosca può avere conseguenze. Andrej Kostin, capo di una delle più grosse banche della Russia, la VIB, ha detto al Financial Times che aggiungere altre sanzioni alla Russia “sarebbe come dichiarare guerra.”

 

Il problema nel designare “grandi potenze” come avversari, è che queste potrebbero proprio credervi sulla parola e reagire di conseguenza.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/a-dangerous-turn-in-u-s-foreign-policy

 

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