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22 ottobre 2018

 

Il dominio degli ultraricchi significa tirannia o rivoluzione

di Chris Hedges

traduzione di Giuseppe Volpe

 

All’età di dieci anni fui mandato grazie a una borsa di studio in un collegio per ultraricchi in Massachusetts. Vissi nei successivi otto anni tra gli statunitensi più ricchi. Ascoltai i loro pregiudizi e vidi la loro stucchevole idea che tutto fosse loro dovuto. Insistevano di essere privilegiati e ricchi perché erano più intelligenti e avevano maggior talento. Nutrivano un disprezzo beffardo per quelli inferiori a loro per condizione materiale e sociale, persino i ‘soltanto’ ricchi. La maggior parte degli ultraricchi era priva della capacità di empatia e compassione. Formavano cricche d’élite che sottoponevano a bullismo, prevaricazioni e derisioni qualsiasi anticonformista si sottraesse o non si adattasse al loro universo auto adulatorio.

Era impossibile costruire un’amicizia con la maggior parte dei figli degli ultraricchi. L’amicizia per loro era definita da “che cosa c’è in essa per me?” Dal momento in cui erano usciti dal grembo erano circondati da persone che si occupavano dei loro desideri e bisogni. Erano incapaci di estendersi agli altri in sofferenza; qualsiasi futile capriccio o problema avessero al momento, dominava il loro universo e aveva la precedenza sulla sofferenza degli altri, persino di quella dei membri della propria famiglia. Sapevano solo prendere. Non erano in grado di dare. Erano persone deformate e profondamente infelici nella morsa di un inestinguibile narcisismo.

E’ essenziale comprendere le patologie degli ultraricchi. Si sono impossessati dell’intero potere politico. Queste patologie caratterizzano Donald Trump, i suoi figli, i Brett Kavanaugh e i miliardari che gestiscono la sua amministrazione. Gli ultraricchi non riescono a vedere il mondo da altra prospettiva che la loro. Quelli che li circondano, comprese le donne che si sentono padroni di predare, sono oggetti concepiti per gratificare libidini momentanee o per essere manipolati. Gli ultraricchi sono quasi sempre amorali. Giusto, sbagliato, verità, menzogne, giustizia, ingiustizia, questi concetti sono fuori dalla loro portata. Qualsiasi cosa gli avvantaggi o procuri loro piacere è buona. Ciò che non lo fa va distrutto.

La patologia dell’ultraricco è ciò che consente a Trump e al suo immaturo genero Jared Kushner di cospirare con il governante saudita di fatto Mohammed bin Salman, un altro prodotto del nepotismo e del privilegio, di insabbiare l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, con il quale ho collaborato in Medio Oriente. Gli ultraricchi trascorrono le loro vite protetti dalla loro ricchezza ereditata, dal potere che essa esercita e da un esercito di agevolatori, compresi altri membri della confraternita degli ultraricchi, assieme ai loro avvocati e pubblicisti. Non ci sono quasi mai conseguenze per i loro fallimenti, abusi, maltrattamenti di altri e crimini. E’ per questo che il principe della corona saudita e Kushner si sono legati. Sono gli homunculi regolarmente generati dagli ultraricchi.

Il dominio degli ultraricchi, per questo motivo, è terrificante. Non conoscono limiti. Non hanno mai rispettato le norme della società e non lo faranno mai. Noi paghiamo le tasse, loro no. Noi lavoriamo duro per accedere a università d’élite o per ottenere un lavoro, loro no. Noi dobbiamo pagare per i nostri fallimenti, loro no. Noi siamo processati per i nostri reati, loro no.

Gli ultraricchi vivono in una bolla artificiale, un posto chiamato Riccolandia, un luogo di Frankenmansion e jet privati, tagliato fuori dalla realtà. La ricchezza, ho visto, non solo si perpetua, ma è usata per monopolizzare le nuove opportunità di creazione di ricchezza. La mobilità sociale per i poveri e la classe lavoratrice è in larga misura un mito. Gli ultraricchi praticano una forma massima di ‘discriminazione positiva’ [affirmative action], catapultando mediocrità maschili bianche come Trump, Kushner e George W. Bush in scuole d’élite che preparano la plutocrazia a posizioni di potere. Gli ultraricchi non sono mai costretti a crescere. Restano spesso infantili a vita, strillando per quello che vogliono e quasi sempre ottenendolo. E questo li rende molto, molto pericolosi.

Teorici della politica, da Aristotele a Karl Marx a Sheldon Wolin, hanno messo in guardia contro il dominio degli ultraricchi. Una volta che gli ultraricchi subentrano le sole opzioni sono tirannia e rivoluzione. Non sanno come coltivare e costruire. Sanno solo come alimentare la loro avidità senza fondo. C’è una cosa buffa riguardo agli ultraricchi: indipendentemente da quanti miliardi possiedano, non ne hanno mai abbastanza. Sono i Fantasmi Affamati del buddismo. Perseguono, attraverso l’accumulazione di potere, denaro e oggetti, una felicità irraggiungibile. Questa vita di desiderio interminabile spesso finisce male, con gli ultraricchi separati da coniugi e figli, privi di amici sinceri. E quando se ne vanno, come scrisse Charles Dickens in “Canto di Natale”, la maggior parte delle persone è lieta di esserne stata liberata.

C. Wright Mills, in “The Power Elite”, uno dei migliori studi delle patologie degli ultraricchi, ha scritto:

Hanno sfruttato risorse nazionali, scatenato guerre economiche tra di loro, stipulato accordi d’affari, realizzato capitale privato dal demanio pubblico, e usato qualsiasi metodo per conseguire i loro fini. Hanno fatto accordi con le ferrovie per sconti; hanno acquistato giornali e comprato redattori; hanno sterminato aziende concorrenti e indipendenti e impiegato avvocati di talento e uomini di stato di fama per sostenere i loro diritti e garantire i loro privilegi. C’è qualcosa di demoniaco in questi signori del creato; non è mera retorica definirli baroni briganti.

Il capitalismo societario, che ha distrutto la nostra democrazia, ha offerto un potere incontrollato agli ultraricchi. E una volta comprese le patologie di queste élite oligarchiche, è facile disegnare il nostro futuro. L’apparato statale controllato dagli ultraricchi oggi serve solo i loro interessi. Sono sordi alla crisi dei nullatenenti. Danno potere a quelle istituzioni che ci mantengono oppressi: i sistemi di sicurezza e di sorveglianza del controllo interno, la polizia militarizzata, la Homeland Security e l’esercito, e demoliscono o deteriorano le istituzioni o i programmi che mitigano la disuguaglianza sociale, economica e politica, quali l’istruzione e la sanità pubbliche, l’assistenza sociale, la previdenza sociale, un sistema fiscale equo, i buoni alimentari, i trasporti e le infrastrutture pubbliche e i tribunali. Gli ultraricchi estorcono somme di denaro sempre maggiori a quelli che impoveriscono costantemente. E quando i cittadini obiettano o si oppongono, li reprimono o li uccidono.

Gli ultraricchi si preoccupano esageratamente della loro immagine. Sono ossessionati dal guardarsi. Sono il centro del loro universo. Si spingono molto in là e con grandi spese per creare personaggi fittizi pieni di inesistenti attributi e virtù. E’ per questo che gli ultraricchi si danno ad atti di filantropia ben pubblicizzati. La filantropia consente agli ultraricchi di darsi a una frammentazione morale. Ignorano lo squallore morale delle loro vite, spesso definito dal genere di degenerazione e dissolutezza che gli ultraricchi insistono essere la maledizione dei poveri, per presentare piccoli atti di carità come amorevoli e benevoli. Quelli che sgonfiano tale immagine, come ha fatto Khashoggi con Salman, sono particolarmente detestati. Ed è per questo che Trump, come tutti gli ultraricchi, considera un nemico la stampa critica. E’ per questo che è sinistra l’ansia di Trump e Kushner di complottare per contribuire a insabbiarel’assassinio di Khashoggi. L’incitazione di Trump ai suoi sostenitori, che vedono in lui l’onnipotenza che loro manca e che bramano di ottenere, a condurre atti di violenza contro i suoi critici sono solo poco distanti dai teppisti del principe della corona che hanno smembrato Khashoggi con un segaossa. E se pensate che Trump stia scherzando quando suggerisce che la stampa andrebbe trattata violentemente, non capite nulla degli ultraricchi. Egli attuerà ciò cui riuscirà a farla franca, persino l’assassinio. Egli, come la maggior parte degli ultraricchi, è privo di una coscienza.

Gli ultraricchi più illuminati, gli ultraricchi di East Hamptons e della Upper East Side, un regno nel quale un tempo hanno scorrazzato Ivanka e Jared, considerano il presidente goffo e volgare. Ma questa è una distinzione di stile, non di sostanza. Donald Trump può essere motivo d’imbarazzo per gli agiati laureati di Harvard e Princeton presso la Goldman Sachs, ma egli servi gli ultraricchi tanto assiduamente quanto Barack Obama e il Partito Democratico. E’ per questo che gli Obama, come i Clinton, sono stati introdotti nel pantheon degli ultraricchi. E’ per questo che Chelsea Clinton e Ivanka Trump erano amiche intime. Vengono dalla stessa casta.

Non c’è nessuna forza nelle istituzioni dominanti che fermerà il saccheggio della nazione e dell’ecosistema da parte degli ultraricchi. Gli ultraricchi non hanno nulla da temere dai media controllati dall’industria, dai funzionari eletti che sono a loro libro paga o dal sistema giudiziario di cui si sono impossessati. Le università sono patetiche appendici dell’industria. Zittiscono o mettono al bando critici intellettuali che agitano grandi donatori contestando l’ideologia regnante del neoliberismo, che è stata formulata dagli ultraricchi per ripristinare il potere di classe. Gli ultraricchi hanno distrutto movimenti popolari, compresi i sindacati, assieme con i meccanismi democratici di riforma che consentirono un tempo ai lavoratori di mettere potere contro potere. Il mondo è oggi il loro terreno di gioco.

In “The Postmodern Condition” il filosofo Jean-Francois Lyotard ha dipinto un quadro del futuro ordine neoliberista come uno nel quale il “contratto temporaneo” sostituisce “le istituzioni permanenti nei campi professionali, emozionali, sessuali, culturali, familiari e internazionali, nonché negli affari politici”. Questa relazione temporale con le persone, le cose, le istituzioni e il mondo naturale garantisce l’autoannientamento collettivo. Nulla per gli ultraricchi ha un valore intrinseco. Esseri umani, istituzioni sociali e mondo naturale sono merci da sfruttare per utile personale fino all’esaurimento o al collasso. Il bene comune, come il consenso dei governati, è un concetto morto. Questo rapporto temporale incarna la patologia fondamentale degli ultraricchi.

Gli ultraricchi, come ha scritto Karl Polanyi, celebrano il genere peggiore di libertà: la libertà “di sfruttare i propri simili, o la libertà di ottenere utili esagerati senza un equivalente servizio alla comunità, la libertà di impedire che le invenzioni tecnologiche siano usate a vantaggio pubblico, o la libertà di approfittare di calamità pubbliche segretamente progettare a vantaggio privato”. Al tempo stesso, come segnalato da Polanyi, gli ultraricchi muovono guerra alla “libertà di coscienza, libertà di espressione, libertà di riunione, libertà di associazione, libertà di scegliersi il proprio lavoro”.

Le patologie sinistre degli ultraricchi, esaltate dalla cultura e dai media di massa, sono diventate le nostre. Abbiamo ingerito il loro veleno. Ci è stato insegnato dagli ultraricchi a celebrare le libertà cattive e a denigrare quelle buone. Guardate ogni manifestazione di Trump. Seguite ogni spettacolo televisivo ‘reality’. Esaminate lo stato del nostro pianeta. O ripudieremo queste patologie e ci organizzeremo per cacciare gli ultraricchi dal potere, oppure loro ci trasformeranno in quello che già ci considerano essere: i servi.

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale: https://www.truthdig.com/articles/the-rule-of-the-uber-rich-means-either-tyranny-or-revolution/

 

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