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20 giugno 2018
L’asse del male esce dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite
di Alessandro Avvisato
Prima Israele e adesso gli Usa si chiamano fuori dell’organismo delle Nazioni Unite dedicato alla difesa dei diritti umani. Ad annunciare il ritiro è stata ieri l’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, Nikki Haley, sostenendo che l’organo delle Nazioni Unite “non ha più nulla a che vedere con il suo nome”.
Da giorni si parlava di una imminente uscita da parte di Washington. E lunedì, a Ginevra, l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dato inizio alla sessione annuale che durerà fino al 3 luglio. “Facciamo questo passo perché il nostro impegno non ci permette di essere parte di una ipocrita ed egocentrica organizzazione che deride i diritti umani”, ha continuato Haley.
L’amministrazione Trump aveva già criticato alcune posizioni interne dell’organismo delle Nazioni Unite. La Haley aveva avvertito che gli Usa avrebbero lasciato se non fossero stati rimossi “i pregiudizi cronici contro Israele”. Insieme alla Haley l’annuncio è stato dato anche dal segretario di Stato Mike Pompeo che ha definito lo Human Rights Council come “un esercizio di ipocrisia senza vergogna”.
Con un esercizio di fantasia che meriterebbe approfondimenti (sul piano della diffusione di false notizie non documentate ndr) la Haley invece ha ricordato come lo Human Right Council delle Nazioni Unite non abbia fatto nulla per “denunciare le violenze dell’Iran nei confronti dei cittadini americani”(?), una denuncia su cui il mondo normale non sembra avere a disposizione informazioni.
La Haley ha continuato sostenendo che altre nazioni – ma non indica nè quante nè quali – sono imbarazzate per il trattamento verso Israele, ma non hanno il coraggio per confrontarsi e cambiare lo status quo. I membri dell’organo interno all’Onu il mese scorso hanno votato per iniziare una indagine sull’uccisione di cittadini palestinesi da parte di Israele a Gaza, accusando le autorità di Tel Aviv di eccessivo uso della forza. Solo gli Stati Uniti e l’Australia avevano votato contro il provvedimento. E alla posizione si è aggregata ovviamente la Gran Bretagna che ha condannato i pregiudizi contro Israele da parte dello Human Rights Council.
L’unico a esprimere soddisfazione per la decisione statunitense è stato, come prevedibile, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “La decisione Usa – ha scritto il premier israeliano su Twitter – di lasciare quell’organismo pieno di pregiudizi è una dichiarazione inequivoca che il vaso è colmo. Israele accoglie con soddisfazione l’annuncio americano”.
Non può non colpire la coincidenza temporale con cui gli Stati Uniti annunciano il loro ritiro dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite mentre il mondo – e una parte dell’opinione pubblica statunitense – prendono visione delle misure contro l’immigrazione clandestina negli Usa con lo spettacolo dei bambini separati dai genitori e rinchiusi nelle gabbie. Ma è lo stesso mondo e la stessa opinione pubblica che troppo spesso hanno chiuso gli occhi sulle gabbie dell’apartheid israeliano contro i palestinesi. Quando si è cercato di denunciarlo, Usa e Israele “hanno portato via il pallone.”
Ormai è l’intera civiltà raggiunta nel XX Secolo che ha ingranato la marcia indietro.
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20 giu 2018
Gli Usa si ritirano dal Consiglio
dell’Onu per i diritti umani
Washington ha accusato l’organismo di “continuo pregiudizio” contro Israele mentre “protegge chi abusa i diritti umani”. Le Nazioni Unite: “Scelta deludente anche se non sorprendente”. A Gaza, intanto, l’aviazione israeliana riferisce di aver colpito 25 “target” di Hamas in risposta al lancio di razzi dalla Striscia
Roma, 20 giugno 2018, Nena News –
Gli Stati Uniti hanno deciso ieri di uscire dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per il suo “continuo pregiudizio” nei confronti d’Israele. Ad annunciarlo è stato la rappresentante statunitense alle Nazioni Unite, Nikki Haley. “Compiamo questo passo perché il nostro impegno non ci permette di essere parte di una organizzazione ipocrita, che pensa solo a sé stessa e che si fa beffa dei diritti umani” ha spiegato Haley nel corso di una conferenza stampa dove era presente anche il Segretario alla difesa Usa Mike Pompeo.
Haley ha poi subito precisato che la scelta degli Usa – che giunge a suo dire dopo i tanti sforzi americani volti a riformare il Consiglio – “non significherà che verremo meno agli impegni presi nel campo dei diritti umani”, ma è figlia delle posizioni del Consiglio che “protegge chi viola i diritti umani ed è una fogna di pregiudizio politico”. “Guardate i suoi membri e vedrete una sconcertante mancanza di rispetto per i diritti umani basilari” ha poi aggiunto citando il Venezuela, la Cina, Cuba e la Repubblica democratica del Congo.
La decisione è stata criticata dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, che ha parlato di annuncio “deludente anche se non così sorprendente”. “Visto lo stato dei diritti umani nel mondo oggi – ha detto al-Hussein – gli Usa dovrebbero incrementare [il loro contributo], non fare passi indietro”.
Duro è anche il commento di Human Rights Watch (HRW): “Il ritiro dell’Amministrazione Trump riflette tristemente la sua politica unidimensionale sui diritti umani: difendere gli abusi israeliani dalle critiche ha la precedenza su tutto” ha detto il direttore esecutivo della ong statunitense, Kenneth Roth.
La decisione di Washington – senza precedenti nei 12 anni di storia del Consiglio – giunge dopo che a metà maggio il Consiglio dei diritti umani dell’Onu aveva votato per indagare sulle uccisioni compiute da Israele contro i manifestanti palestinesi nella Striscia di Gaza e aveva condannato Tel Aviv per aver usato eccessiva forza per reprimere le “proteste del ritorno” gazawi. Allora gli Usa e l’Australia scelsero di non votare, schierandosi con Israele che accusò il Consiglio di “diffondere bugie contro lo stato ebraico”.
La scelta americana giunge però anche dopo le dure critiche che l’Amministrazione Trump ha ricevuto in questi giorni per aver separato i bambini migranti dai loro genitori al confine tra Messico e Usa. Proprio al-Hussein aveva invitato lunedì Washington a rivedere questa sua decisione: “Il pensiero che uno stato possa cercare di scoraggiare i genitori infliggendo tali abusi ai bambini è immorale”. L’uscita americana dal Consiglio dei diritti dell’Onu rappresenta il terzo ritiro americano da impegni multilaterali dopo l’abbandono dell’accordo climatico di Parigi e l’intesa sul nucleare iraniano.
Il rapporto tra l’organismo internazionale e Washington è sempre stato conflittuale.Quando il Consiglio fu stabilito 12 anni fa, il presidente americano Bush decise di boicottarlo per tre anni per gli stessi motivi addotti ieri da Haley. Allora a convincere Bush fu John Bolton, all’epoca rappresentate degli Usa all’Onu e oggi scelto da Trump come Consigliere nazionale per la Sicurezza. Washington si sarebbe unito all’organismo tre anni dopo (nel 2009) quando alla Casa Bianca fu eletto l’ex presidente Barack Obama e ne fece parte, come regolamento prevede, per due termini consecutivi (ciascuno della durata di tre anni). Dopo un anno di stop, gli Usa sono stati rieletti nel 2016. Il Consiglio è formato da 47 membri eletti dall’Assemblea Generale dell’Onu. Un numero specifico di posti è riservato per ogni area del mondo.
Il ritiro americano giunge mentre si è registrata una nuova notte di tensione a Gaza dove l’aviazione israeliana ha sapere di aver colpito 25 “obiettivi di Hamas” in risposta al lancio palestinese di colpi di mortaio e 30 missili (7 dei quali intercettati dal Sistema difensivo israeliano Iron Dome). Secondo fonti locali, due agenti della sicurezza di Hamas sarebbero rimasti leggermente feriti in uno dei raid israeliani nel sud della Striscia. Le sirene di allarme sono risuonate nelle cittadine israeliane a confine con la piccola enclave palestinese assediata da Tel Aviv da oltre 10 anni. Nena News |