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16/05/2018
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Il Giro d'Italia della vergogna deve fermarsi una tappa in segno di lutto per le decine di palestinesi assassinati
di Sergio Cararo
E' il momento di dire basta. E' il momento di non subire più passivamente i crimini internazionali di chi ha anche l'arroganza di erfersi a verbo della "democrazia e diritti" da esportare. Come? Pretendere un primo passo dovuto. Chiedere che il Giro d'Italia si fermi almeno per una tappa in segno di lutto.
Fermare il Giro D'Italia almeno per una tappa. Come AntiDiplomatico rilanciamo e speriamo possa avere la massima diffusione quest'appello dii assoluto buon senso per ridare un minimo di dignità al nostro paese.
Nell'Italia sempre più prona alla black list dei violatori seriali del diritto internazionale è il momento di dire basta.
Con le nostre istituzioni, i giornali e addirittura con chi gestisce lo sport, che hanno trasformato l'Italia in una semi-colonia, l'iniziativa non può che partire dal basso. Dall'indignazione di chi non può accettare che il primo giornale italiano (Corriere della Sera-Rizzoli organizzatore del Giro d'Italia con tappa forzata a Gerusalemme) sia costretto a mentire per dover giustificare l'ennesimo eccidio di Israele, perdendo anche l'ultimo briciolo di credibilità rimastogli.
L'inizio del Giro D'Italia nei territori occupati di Gerusalemme è stato un affronto inaudito e un'umiliazione non solo del popolo palestinese, ma soprattutto per la dignità italiana in politica estera. E' il momento che dal basso si produca una reazione.
E' il momento di dire basta. E' il momento di non subire più passivamente i crimini internazionali di chi ha anche l'arroganza di erfersi a verbo della "democrazia e diritti" da esportare. Come? Pretendere un primo passo dovuto. Chiedere che il Giro d'Italia si fermi almeno per una tappa in segno di lutto.
L'onta della manifestazione gestita da Rizzoli-Corriere della Sera resterà per sempre, ma quel momento di silenzio servirà per non umiliare ulteriormente il popolo palestinese. Decine di morti palestinesi attendono di riposare in pace. #FERMAILGIROPERUNATAPPA
Ieri era il 15 maggio, una giornata drammatica e significativa sia per la storia che per il presente della resistenza palestinese. Il 15 maggio è il Giorno della Nakba, ossia l’inizio della pulizia etnica nei territori palestinesi da parte di Israele nel 1948. Le autorità israeliane la celebrano come il giorno della fondazione di Israele, i palestinesi come l’inizio della “catastrofe” (Nakba in arabo).
Quest’anno la data ha coinciso con il peggiore degli scenari. Lo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, che di fatto ne legittima l’occupazione definitiva facendone la capitale di Israele e il massacro scatenato dalle forze armate israeliane contro i palestinesi a Gaza che in due mesi ha fatto 110 morti e migliaia di feriti e mutilati in quella che ormai può essere definita come l’Intifada dei copertoni e degli aquiloni.
Nei Territori Palestinesi è in corso uno sciopero generale di tre giorni, mentre ieri, dopo la riuscita manifestazione nazionale di sabato scorso a Roma, in molte città italiane si è scesi in piazza a sostegno della coraggiosa resistenza del popolo palestinese all’occupazione coloniale israeliana.
A Roma c’è stato un sit in davanti a Montecitorio, mentre manifestazioni importanti si sono registrate a Napoli con un corteo il 14 maggio e un presidio sotto la Rai ieri, Bologna con un corteo nel centro e a Torino dove il corteo si è recato alla sede della Rai per protestare contro la vergognosa disinformazione sull’eccidio in corso a Gaza.
Negli interventi sotto Montecitorio è stata lanciata una richiesta agli organizzatori sportivi e agli sponsor del Giro d’Italia vergognosamente fatto partire, proprio quest’anno, da Israele: “Fermate il Giro per lutto e come atto di riparazione verso i palestinesi”. Inoltre, visto che ancora non c’è il governo, il Presidente della Camera esprime la condanna dell’Italia per l’eccidio dei palestinesi da parte delle forze armate israeliane.
Ieri proprio a Teramo, durante la tappa del Giro d’Italia, molti attivisti si sono presentati con le bandiere palestinesi ed è intervenuta la polizia per allontanarli. La Rai ovviamente si è ben guardata dal riferire e riprendere la scena. E’ ormai evidente che se le autorità sportive italiane non prenderanno in considerazione un gesto di riparazione verso i palestinesi, tutte le prossime tappe del Giro d’Italia saranno oggetto di proteste e contestazioni sistematiche fino alla tappa finale del 27 maggio prossimo a Roma.
Il procuratore Fatou Bensouda della Corte Penale Internazionale ha fatto sapere che la Corte prenderà “tutte le misure appropriate” sul massacro a Gaza, aggiungendo che la Corte “segue con attenzione gli sviluppi sul luogo ed esamina tutti i presunti crimini e le eventuali responsabilità”. Le autorità sportive e gli sponsor italiani del Giro d’Italia pensano sul serio di potersela cavare gratis?