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06/10/2018
Scossarella all’ordine globalista ed è subito terremoto
di Fulvio Grimaldi
il pecoraro fischia, i cani abbaiano, le pecore corrono
Quando, da Capitol Hill, Giove decise di farsi Europa
Partiamo da lontano e di corsa. In molti, compreso me, abbiamo spesso ricordato, alla mano di documenti del governo e dell’intelligence Usa e degli esiti che in questi erano racchiusi e programmati, che nella costruzione dell’Europa si sono avvicendati e intrecciati i progetti geopolitici, gli interessi economici, i messaggi culturali e gli assetti sociali che Yalta ha sancito avrebbero dovuto costituire la governance in Occidente. Assetti sociali e interessi economici che avrebbero assicurato al proconsolato borghese europeo una quota di minoranza nell’azionariato delle corporations anglosassoni e relative banche, in cambio di una rete di protezione economica, militare, culturale che le consentiva di trasferire ricchezza dai suoi popoli e da quelli a compartecipazione coloniale dalla base della piramide alla sua guglia. Si chiamano UE, BCE e Nato. Quest’ultima intesa alla difesa armata della “supercorporation” che il presidente Eisenhower aveva definito “il complesso militar-industriale”. Complesso che oggi va aggiornato in Stato Profondo Usa, composto dalla costellazione Pentagono, servizi di intelligence e sicurezza, capitale finanziario e media.
Questi ultimi passati da cani da guardia a sorveglianza sullo Stato, a cani da guardia che controllano i propri lettori e spettatori. Media perlopiù agli ordini e nella proprietà degli attori protagonisti del finanzcapitalismo, tipo Jeff Bezos, o Blackrock Inc,o AT&T, tra i più grossi investitori del mondo. Il nostro caporalato proconsolare nella Nato, in cambio di una rete di protezione economica, militare, culturale che le consentiva di trasferire ricchezza dal popolo allo zero virgola qualcosa, si sarebbe reso disponibile a fare da ruota di scorta, palesemente contro gli interessi del continente che gli era stato affidato, all’imperialismo delle potenze vincitrici.
Se non si conosce questo retroterra, mantenutosi saldo sotto sorveglianza di Washington-Bruxelles e del proconsolato partitico-accedemico-mediatico-ecclesiale nostrano, non si capirebbero le origini e ragioni del tifone abbattutosi sul governo di 5Stelle e Lega da ogni parete, angolo, interstizio, sottoscala di questo Stato e dell’UE, con una veemenza e fregola di stringere gole che neanche e manco per niente ai tempi della resa dei conti con il fascismo. E, visto che non-sorpresa?, nell’uragano saettano gli stessi venti e lampi che si sprigionano pro Argento, pro Mimmo o’Curdu, pro Christine Ford e contro chi ne mette in dubbio l’illibatezza al profumo di violetta. I missili arrivano da oltreoceano, le cannonate dalla Commissione (“piccoli Mussolini”, “Xenofobi”, “peggio della Grecia”) dove chi comanda più alza il gomito e più fa alzare lo spread e inebriarsi le agenzie di rating (leggi: i portavoce della Cupola). Con la lettera che vorrebbe stoppare il DEF, I draghi di Bruxelles e di Francoforte (uno s’è precipitato addirittura in Quirinale, di nascosto dal governo, cosa mai vista) hanno espettorato fiamme e fiele, diconsi “hate speeches”, sui barbari violatori di dogmi e liturgie. Non lo avevano mai fatto quando altri avevano commesso le stesse sconsideratezze, tanti più deficit, tanti più debiti, però con la differenza dirimente che le avevano perpetrate a fini buoni: l’ordine globale dei soldi nella loro marcia unidirezionale dal basso in alto. Qui, invece, tra reddito di cittadinanza, demolizione della Fornero e altre intemperanze, si andava “in direzione ostinata e contraria”.
Guerra mondiale contro il governo “più di destra della Repubblica”
All’arma bianca i resti dei partiti che furono, con pagine al tritolo giornali e tivù. Per il “manifesto”, un gufo anti-gialloverdi come Renzi non se l’era mai trovato addosso, la bocciatura dell’UE è equivalsa a un orgasmo come quelli che i vegliardi ricavano dalla memoria. Bersaglio di tutti, “il governo più di destra della Repubblica” che, con maglio non proprio dissimile dalle vecchie falce e martello, osa picconare l’ordine nato dal ratto d’Europa. Ne danno testimonianza, nella gazzetta ormai monotematica (governo di fascisti e razzisti) detta “manifesto”, mosca cocchiera dell’assalto mediatico universale, con unanime spirito conservatore, direttori, vicedirettori, editorialisti, cronisti, correttori di bozze, poligrafici, portinai, strilloni.
E’ successa una cosa gravissima, intollerabile, che minaccia l’ordine del cosmo come allestito fin dai predecessori degli attuali reggenti e messo in questione solo nel breve arco che va dal 1968 al 1977: il sistema di trasferimento della ricchezza dal basso verso l’alto, come concordato con la mafia e relativi referenti politici da allora ad oggi, fin dallo sbarco americano del ’43. Un “popolo disperso che nome non ha” s’è stufato di essere “non donna di provincie ma bordello”, s’è dato un nome, ha rivendicato la sua provincia nell’ordine globale e, il 4 marzo 2018, ha votato diverso e dissonante. Ne è scaturito un governo affatto differente rispetto a quelli di tutta la storia prima. Un governo casinaro, di opposti e affini, di sguaiataggini e tonfi (verdi) e farloccherie e cedimenti (gialli), ma anche di provvedimenti solo sognati e che, per la prima volta, ha provato, timidamente, debolmente, a rovesciare il paradigma e restituire qual cosina del maltolto. Dai soldi strappati agli eurolicantropi non benefit e guiderdoni alla cricca del 10% che ha la ricchezza del 50% (a proposito del disarmante “dove prendere i soldi?”), ma stampelle a chi zoppica. Dei 5,5 milioni di persone in miseria, dei 12 che non si possono curare, dei 18 che hanno un piede nella povertà e l’altro periclitante al limite, di cui non gliene doveva fregare niente a chi era proposto al famoso trasferimento globalista da sotto a sopra, da chi suda a chi sta al fresco,dalla natura al cemento, dalla pace alla guerra, dall’aria al gas, qualcuno un gialloverde, più giallo che verde, ha iniziato a occuparsi. Abominio!
Ad accapigliarsi su chi schiuma di più e meglio ci sono tutti, da Propaganda Live in giù.
L’intero cuccuzzaro dei talkshow, dei TG, dei programmi d’opinione, di intrattenimento, di schifo, gli esposti nelle vetrine del Grande Fratello, gli spiaggiati sulle isole delle baruffe al perizoma, le strisce dei coltivatori di pensieri importanti, quelli delle inchieste che non sbagliano mai bersaglio, con le rispettive compagnie di giro in transito dall’uno all’altro. Oltre ovviamente agli scontatissimi ripetitori a stelle e strisce e stella di David sulle antenne di carta stampata.
Il turbamento è pari all’ira. E l’OSS (Office of Strategic Services) allora, e il colonello Donovan che impostò l’Italia postfascista come doveva essere facendo da lenone tra toro-Giove ed Europa?? E tutti soldi da lui e poi dalla Cia riversanti nei movimenti paneuropei? E allora il piano Marshall, foriero dell’americanizzazione di colture e produzioni? E Yalta e De Gasperi e i suoi nipotini tutti chiesa, servizi e strategie della tensione? E poi, in assenza di opposizione vera o finta, la stretta alla cinghia per opera delle Larghe Intese, di Monti, degli euroligarchi dalle porte girevoli tra Commissione e banche, un luminoso cammino verso la più forte diseguaglianza sociale d’Europa, la corruzione più grande d’Europa e la 70esima nel mondo, l’evasione degli amici degli amici a 270 miliardi l’anno? E i migranti estirpati dalle loro terre per abbattere un po’ i costi e non avere problemi nelle miniere d’oro, o per lo spostamento di popolazioni in vista della diga, o nella destinazione di terre dell’autosufficienza a feudi Monsanto dall’intensità in estensione e tossicità ? Tutto inutile? E vuoi che non succeda un Casamicciola?