http://contropiano.org 11 febbraio 2018
Il fascismo militare di “Generazione Identitaria”, invisibile solo a Minniti di Andrea Palladino
Il ministro Minniti sembra decisamente strabico, o comunque affetto da gravi problemi di visione. Non passa giorno che non spieghi i pericoli di violenza provenienti dall’”estrema sinistra ultra-radicale”, citando figure fantasmatiche (anarchici e black bloc sono le “parole evocative” spesso usate per sollevare “allarme”, e spende cifre folli per infiltrare le organizzazioni), ma risulta totalmente cieco davanti ai movimenti fascisti che si stanno dando un’organizzazione militare. Con tanto di addestramento al combattimento e “dichiarazioni di guerra” fatte coram populo.
Eppure non fanno quasi nulla per nascondersi – anche se i mitici “servizi” italiani potrebbero farsi venire la curiosità di conoscere quali siano gli “indirizzi riservati” in cui si concentrano gli appartenenti a questa falange fascista in formazione – dunque non dovrebbe essere difficile intervenire per sciogliere questa ennesima versione del fascismo militare.
In fondo sono gli stessi coglionazzi che questa estate giravano per il Mediterraneo con una nave – la C Star – con l’autoattribuiti compito di bloccare i salvataggi in mare (obiettivo raggiunto con assai maggior efficacia dalla cosiddetta “marina di Tripoli” armata e addestrata dal democraticissimo Stato italiano), salvo farsi beccare con immigrati a bordo che avevano pagato un prezzo folle per il biglietto e venivano usati come “equipaggio”. A diffondere notizie su questa microuniverso è un giornale della galassia Pd come L’Espresso, non un oscuro foglietto della sinistra antagonista… Insomma, un settimanale che sta sicuramente nella mazzetta dei giornali poggiata ogni mattina sulla sua scrivania… Ma Minniti vede “i pericoli all’orizzonte”, mica quelli che crescono tra i suoi piedi. Men che meno quelli che fermentano negli organi repressivi che pure dovrebbe dirigere…
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“Pugni e calci contro i profughi”: i fascisti di Generazione Identitaria preparano lo scontro L’organizzazione di estrema destra che aveva avviato la caccia alle Ong nel Mediterraneo organizza in una palestra romana sessioni di addestramento. «Per combattere la feccia puntiamo alla preparazione fisica» Andrea Palladino Pugni, calci, testate. Arti marziali, ore passate in palestra, con il simbolo degli spartani appeso sulle pareti. Addestramento, perché prima o poi ci sarà “lo scontro, anche fisico”. Il nemico? “I branchi di profughi, quella che qualcuno chiama feccia e di fatto alcuni di loro sono questo”. Si chiama Generazione Identitaria, organizzazione nata in Francia cinque anni fa, con l’occupazione del cantiere di una moschea a Poitiers. Presente in Germania, Austria, Regno Unito. E Italia, dove conta qualche centinaia di militanti, 48 mila followers su Facebook, sezioni a Milano, Roma, Torino, Bergamo, Modena e Brescia.
Ad usare la parola “feccia”, a dipingere le città come invase da “branchi di migranti” e richiamare lo scontro anche fisico è Francesco Piane, responsabile della sezione romana di Generazione Identitaria. Lo ha fatto lo scorso settembre durante una conferenza dell’organizzazione – in un albergo a pochi passi da Montecitorio, l’Hotel delle Nazioni – utilizzata come palco per il racconto della crociera estiva sulla C Star, la nave utilizzata tra luglio e agosto in una caccia surreale alle Ong impegnate nei salvataggi mare dei rifugiati in fuga dalla Libia. Il video – pubblicato sul loro profilo Facebook – si apre con l’intervento di Piane, che annuncia l’apertura delle attività a Roma. L’indirizzo della sede? E’ “riservato”, spiega Piane, solo chi fa parte dell’organizzazione lo può conoscere. Il gruppo romano basa gran parte della comunicazione sui social sulla preparazione fisica, nell’attesa di quel combattimento futuro. Tantissime le foto postate con i militanti impegnati in addestramenti, con guantoni indossati, tra calci e pugni.
Il programma di Generazione Identitaria è radicale sul tema della migrazione: “Una società multiculturale alla lunga è completamente impossibile da attuare. L’integrazione non esiste, vorrebbe dire rinunciare all’identità”, ha spiegato il presidente italiano dell’organizzazione Lorenzo Fiato nella trasmissione “M” di Michele Santoro lo scorso 25 gennaio. Nel loro manifesto – che chiamano “dichiarazione di guerra” – l’immigrazione viene definita “meticciato imposto”. “Abbiamo smesso di credere che Kader potesse essere nostro fratello, il pianeta il nostro villaggio e l’umanità la nostra famiglia”, spiegano nel video-manifesto. Per poi proseguire: “La nostra sola eredità è la nostra terra, il nostro sangue, la nostra identità”. Il programma sul tema dell’immigrazione è più radicale di Forza Nuova e Casapound. Prevede “l’abolizione di qualsiasi tipo di ricongiungimento familiare” e la creazione di un “alto commissariato per la remigrazione”, ovvero l’espulsione di tutti i migranti dal nostro paese.
Fin dalla nascita il movimento – che si presenta come costola giovanile del partito di estrema destra francese “Bloc identitaire”, legato a doppio filo con la Lega, soprattutto attraverso stretti legami con Mario Borghezio – ha sposato appieno le tesi di Renaud Camus, scrittore francese autore della tesi sulla “grande sostituzione”, la teoria della migrazione come complotto per la mutazione della popolazione europea sostenuta in Italia da Matteo Salvini. Camus è stato condannato , nell’aprile del 2014, a 4 mila euro di multa per “istigazione alla violenza e all’odio” (link: ). Secondo un documento del “Service de l’information générale (Sdig)”, organo di sicurezza francese, citato dal quotidiano francese Libération , almeno venti membri del movimento erano già segnalati già prima del 2012 con la “Fiche S” (lettera che sta per “sicurezza dello Stato”) e ritenuti attivisti di estrema destra con diversi precedenti di violenza.
Lo scorso anno cinque militanti francesi di Generazione Identitaria sono stati condannati ad un anno di reclusione per l’invasione del cantiere della Moschea di Poitiers, prima azione pubblica della sigla di estrema destra. L’associazione a sua volta è stata condannata al pagamento di quasi 40 mila euro tra multa e risarcimento dei danni. Quindici giorni prima una loro manifestazione europea – che aveva visto la partecipazione anche dei militanti italiani – era stata vietata dalle autorità di Parigi.
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