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Vaccinazione e autocertificazione | Alle sei del mattino di Sergio Fissore
Il campanello di casa suonò improvvisamente alle sei del mattino. Un trillo prolungato e ripetuto ma si sa, i Carabinieri, in certe situazioni, non usano le mezze misure. Sia la madre che il padre erano alla prima notte di quiete dopo diversi giorni di veglia alla figlia, colpita da un morbillo tedioso che l'aveva spossata per alcuni giorni, ed anche la bimba ora dormiva profondamente. Lo strano risveglio che di solito segue un sonno profondo impedì ai genitori di rispondere in tempo alla prima chiamata del campanello, obbligando il militare ad un nuovo trillo. Appena aperta la porta, il padre si trovò spostato da due uomini in divisa, mentre dei colleghi, fra i quali due donne che si diressero subito alla camera della bimba, irrompevano nella casa. L'appuntato lesse a lui ed alla moglie, nel frattempo sopraggiunta in vestaglia, il mandato di cattura che era stato emesso dal magistrato incaricato di seguire il caso.
Erano accusati di dichiarazione di falso in atto pubblico, tentato omicidio e procurata epidemia, avendo presentato un'autocertificazione di avvenuta vaccinazione per la figlia, iscritta per il primo anno al nido, e mai effettuata. Nel nido era presente un bambino nato immaturo e più debole; il personale della scuola si era fidato dell'autocertificazione per la compilazione delle classi, e quel bimbo era finito in classe con la loro figlia. Quando due settimane prima la piccola erede cominciò ad avere febbre, occhi rossi e naso che cola, il pediatra scambiò il morbillo con un malanno di stagione (la bimba, a suo sapere, era stata vaccinata a tempo debito), ed i genitori la portarono al nido.
Il bambino immaturo, portato dai genitori in ospedale per un attacco febbrile violento e virulento, era ancora in terapia intensiva ed in prognosi riservata. Anche se i medici erano ottimisti circa la peggiore delle eventualità, si dimostravano cauti circa eventuali postumi che sarebbero potuti restare. Altri tre bimbi dello stesso nido, vaccinati da poco tempo, erano anche loro sotto osservazione. Nessun pericolo, ma l'infezione era comunque avvenuta.
Mentre venivano portati in due diverse auto al Comando per l'arresto e l'interrogatorio sia il padre che la madre, muti, pensavano alle conseguenze del loro gesto e, quasi insieme, arrivarono entrambi alla considerazione che avrebbero dovuto chiedere al loro avvocato di chiamare in correo il ministro dell'istruzione, che aveva promesso classi ospedaliere o cure domiciliari ai bambini immunodepressi mentre quel bimbo era là, insieme alla loro splendida figlia.
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