http://megachip.globalist.it/ 29 maggio 2018
La sozzeria di stato di Piotr
La crisi di egemonia globale del capitalismo occidentale si accompagna obbligatoriamente alla crisi delle varie egemonie nazionali.
Ci avevo azzeccato!
Ahimé, ma ci avevo proprio azzeccato, più di dieci giorni fa:
“Salvini e Di Maio, possono quindi avere tutti i difetti del mondo, ma falliranno per un altro motivo: perché devono fallire, dove il verbo “dovere” va inteso in tutta la sua pienezza semantica di obbligo, costrizione e destino. Quindi dovranno fallire, avessero pure tutti i pregi di questo mondo. A meno che accettino di essere politicamente commissariati, cioè, banalmente, di tradire ogni singola promessa che disturba l'apparato di potere dell'élite dei tirannosauri, per quanto vaga e raffazzonata possa essere stata. La Magistratura ha già dato il proprio contributo, con ammirevole tempestività: il Cavaliere è di nuovo eleggibile. E il presidente Mattarella aveva già avvertito poco prima: si farà il governo che voglio io, cioè che altri, che non nomino, mi hanno detto che voglio io.” E infatti, travalicando la prassi democratica (parola di costituzionalista emerito) il presidente Mattarella ha boicottato il tentativo di Conte e subito convocato il burocrate della Provvidenza (cioè della troika) che teneva in serbo: il dottor Carlo Cottarelli.
Subito lo spread si è abbassato, poi risalito, in somma in agguato per dettare minacciosamente la linea alla politica italiana, che di sovrano non ha più nulla.
Successe anche con Mario Monti. Con una sorta di insider trading politico-finanziario combinato con le agenzie di rating (notoriamente fellone) lo spread era salito all'inverosimile finché, 550 punti, finché il presidente Napolitano non aveva imposto il non eletto professor Mario Monti come premier. Lo spread si abbassò improvvisamente e con alti e bassi perlocutori si assestò sotto quota 300, nonostante che con Monti il debito pubblico (che era il casus belli) subisse un'impennata record, aumentando in media di 7,5 miliardi al mese, il maggiore aumento da 15 anni a quella parte.
Oggi si sta assistendo alla stessa pantomima, ma con un'aggravante. Mentre Napolitano, con varie forme di pressione, cercava di far avere formalmente alle sue creature politiche (ci fu poi Letta, recordman n. 2 del debito pubblico “graziato” però - con gli amici si fa così - da un ulteriore calo dello spread fin sotto quota 200), cercava formalmente, dicevamo, il consenso delle Camere, l'attuale presidente è del tutto insensibile, direi totalmente indifferente, persino ad ogni tentativo di camuffamento di quella prassi democratica che la nostra Costituzione imporrebbe (Costituzione infatti odiata da chi lancia i missili finanziari). Siamo oramai all'aspetto più evidente della crisi delle forme istituzionali che accomodavano la rappresentanza politica delle classi subalterne (oggi un'unica “classe media” simile al terzo stato), quando lo sviluppo economico del dopoguerra e i primi fasti della Belle Époque finanziaria degli anni '80-'90 ne accomodavano, ma con sempre maggior fatica, gli interessi materiali. Oggi questa capacità di “accomodamento nazionale” non esiste più. Ma, attenzione, non esiste più esattamente come non esiste più, e da più lungo tempo, la capacità del capitalismo occidentale di accomodare gli interessi mondiali. La crisi di egemonia globale si accompagna obbligatoriamente alla crisi delle varie egemonie nazionali. La soluzione, in Italia, per ora è un qualcosa di ibrido, di poco definibile, un OGM politico. Non un vero colpo di stato, ma sicuramente una sozzeria di stato.
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