http://www.linkiesta.it/it/ 29 Maggio 2018
Quello che è successo è disgustoso: hanno tolto la sovranità all’Italia di Marco Sarti
L’ex stratega di Donald Trump era arrivato a Roma per celebrare il governo legastellato. «Siete al centro del mondo, è questo il nuovo fronte dell’ondata populista. Lega e M5S devono unirsi». Dice che i poteri di Davos e Bruxelles hanno fermato il cambiamento. «Cottarelli? Un altro tecnocrate»
«Quello che è successo in Italia è disgustoso». Difficile aspettarsi maggiore diplomazia da Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump e punto di riferimento dell’alt right statunitense. Da qualche giorno l’ideologo delle forze anti establishment è a Roma. Era arrivato per celebrare la nascita del governo sovranista di Lega e Cinque Stelle, ma sembra legittimamente deluso da quanto accaduto. Da sempre estimatore di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, adesso Bannon denuncia una certa deriva fascista e antidemocratica nel nostro Paese. Qualche tempo fa un giornale statunitense lo ha definito “l’uomo più pericoloso della politica americana”. Quando glielo fanno notare sorride con sufficienza. L’appuntamento con giornalisti, esperti e curiosi è organizzato al Centro studi americani della Capitale. Ma a poche ore dall’inizio l’evento si trasforma in un piccolo caso diplomatico. La conferenza viene cancellata, poi riorganizzata in altra sede. Alla fine Bannon parla davanti ad alcune decine di persone in una sala a pochi passi da Piazza di Spagna. Il contatto con il pubblico evidentemente non lo mette in difficoltà. Abito scuro e microfono in mano, dopo essere sbucato da un sipario rosso chiacchiera per mezz’ora passeggiando su e giù per il palco. A tratti sembra di assistere al tipico comizio elettorale a stelle e strisce. Alla fine si ferma disponibile per rispondere a qualche domanda. La lettura delle vicende politiche italiane non è propriamente rassicurante. Steve Bannon punta il dito contro il partito di Davos e Francoforte, Bruxelles e Wall Street. I poteri e i capitali stranieri hanno preso la sovranità dell’Italia, dice. «Eppure il voto del 4 marzo non poteva essere più chiaro». Il 60 per cento degli elettori ha scelto un partito anti establishment, premiando Lega e Cinque Stelle. Da questa prospettiva l’ex stratega di Trump ci aveva visto giusto. Tra i primi aveva predetto la possibilità di un’intesa tra i due movimenti populisti italiani. E oggi rivendica quel tentativo. Ricorda il lungo confronto nelle ultime settimane e riconosce pubblicamente «il coraggio dei leader Di Maio e Salvini» capaci di fare un passo indietro. Il risultato, spiega convinto, è quel contratto che rappresenta le fondamenta del governo sovranista. A partire dall’istituzione della flat tax, la misura capace di far ripartire la nostra economia. E invece niente da fare. I poteri forti hanno bloccato tutto. La narrazione di Bannon ricorda da vicino alcune tesi filogrilline. L’ideologo americano se la prende con la propaganda dei media, cita l’articolo del Financial Times che ha paragonato l’avvento dei legastellati alla discesa dei nuovi barbari. Il disprezzo per gli elettori, racconta, è il filo conduttore che lega le elezioni italiane alle ultime presidenziali americane. È lo stresso snobismo con cui Hillary Clinton aveva irriso i sostenitori di Trump. «In Italia sono sette anni che non c’è un governo eletto dal popolo» continua Bannon. «E adesso hanno anche l’audacia di mettere un altro tecnocrate», commenta la nomina di Carlo Cottarelli. E allora l’allarme dei mercati finanziari? La crescita esponenziale dello spread? «Are you kidding me?», sorride Bannon. Mi state prendendo in giro? «Vedrete che da qui alle prossime elezioni l’intensità degli attacchi aumenterà». In sala parte qualche applauso. Ma non manca un contestatore che a un certo punto si alza platealmente e se ne va. Il dubbio viene. Per quale motivo il coordinatore della campagna di Donald Trump è tornato a Roma? Lui spiega di essere rimasto affascinato da quello che sta accadendo in Italia. Era già stato qui per assistere alle elezioni del 4 marzo. Colpito dalla partecipazione e dall’entusiasmo popolare è tornato per osservare la nascita del governo anti establishment. Fallite le aspettative, assicura che seguirà da vicino anche il prossimo voto. La speranza di Bannon è che l’intesa tra populisti di destra e di sinistra prosegua. Magari attraverso un’alleanza elettorale tra Lega e Cinque Stelle. Del resto l’Italia è diventata il nuovo fronte dell’avanzata populista mondiale. «In questo momento siete al centro politico del mondo. You matter». Dopo la Brexit e la vittoria di Trump, tocca a noi. «Il viaggio me lo sono pagato da solo, al 100 per cento» risponde senza scomporsi a chi gli chiede conto dei suoi finanziatori. «Quello che succede qui è parte di una rivoluzione globale. Il partito di Davos e Bruxelles contro il partito del popolo». Non bisogna dimenticare che il nostro Paese è da sempre anticipatore dei grandi fenomeni politici. La carriera di Silvio Berlusconi rappresenta un esempio perfetto. A Bannon il leader di Forza Italia piace, non ne fa mistero. Ha apprezzato il passo indietro con cui il Cavaliere ha provato a far partire il governo legastellato. «È un uomo d’affari che ha messo in politica la sua esperienza personale», ricorda. Proprio come il presidente americano. Un Trump ante litteram. Alla fine della conferenza resta qualche interrogativo. Se la figura di Bannon è così importante per il movimento anti establishment mondiale, perché il presidente statunitense lo ha allontanato dalla Casa Bianca? Ancora una volta lui non si scompone. «Non mi ha licenziato nessuno, mi sono semplicemente dimesso».
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