http://www.ilnord.it/index.php

lunedì 12 marzo 2018

 

Financial Times: ''Dopo il risultato delle elezioni, l'italia rappresenta un rischio sistemico per la zona euro''

 

LONDRA - Continua la campagna del quotidiano economico britannico "Financial Times" -  il secondo più letto al mondo dopo il Wall Street Journal - da sempre favorevole all'euro e alla Ue, tanto da avere "cavalcato" la campagna elettorale delle forze politiche contrarie alla Brexit, per spiegare agli operatori dei mercati finanziari e ai grandi investitori internazionali che dopo le elezioni di domenica scorsa, l'Italia rappresenta una fonte notevole di rischio per l'Eurozona. 

 

La tesi, supportata da un'analisi dei dati economici, viene esposta sin dal titolo dell'articolo pubblicato ieri, domenica 11 marzo, dall'autorevole opinionista Wolfgang Munchau al termine di un esteso approfondimento in cui esamina i fattori di rischio emersi dalle recenti elezioni italiane. 

 

Secondo l'analisi di Munchau, infatti, scartata per fortuna e comunque non definitivamente l'improvvida idea di un referendum sulla permanenza dell'Italia nell'euro, dal voto italiano emergono tre pericoli: la possibilita' che il prossimo governo di Roma, dominato dai partiti populisti ed euroscettici, faccia deragliare il "lodevole" tentativo messo in atto da Francia e Germania per riformare l'Unione Europea. 

 

Il rischio e' che le proposte in materia fiscale, su cui il Movimento 5 stelle e la Lega hanno costruito il proprio consenso elettorale, facciano esplodere i conti pubblici dell'Italia e l'azzardata idea di istituire nella Penisola una sorta di "moneta parallela" che permetta al paese di sfuggire alla stringenti regole che governano l'Eurozona. 

 

In un altro articolo pubblicato sempre ieri dal "Financial Times", l'inviata a Milano Rachel Sanderson sostiene che dopo l'inconcludente risultato delle elezioni, il mondo degli affari italiano starebbe chiedendo ai partiti di dar prova di moderazione e di una veloce dimostrazione di stabilita' politica, temendo che l'aumentato appoggio elettorale ai populisti possa minare la fiducia dei mercati nella capacita' del paese di onorare il suo enorme debito pubblico. 

 

Nonostante il fatto che i mercati non abbiano affatto reagito al voto in Italia, secondo il giornale economico britannico gli imprenditori sarebbe preoccupati dal rischio che l'emergere di forze populiste inesperte e con visioni euroscettiche possa risvegliare il fantasma della sfiducia nei confronti della stabilita' dei conti dello Stato: un fantasma rimasto dormiente dopo la crisi dell'euro che fece impennare in particolare i tassi di interesse dei titoli italiani. 

 

A supporto di questa tesi, nel suo reportage Rachel Sanderson ha intervistato diversi imprenditori e top manager: dall'amministratore delegato della banca Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a Marco Tronchetti Provera di Pirelli e Rodolfo De Benedetti della holding CIR. Nessuno di loro per la verita' concorda apertamente con la tesi dell'articolo del "Financial Times", per cui l'autrice Rachel Sanderson si e' trovata costretta a citare un anonimo top manager, per fargli dire che "sebbene l'Italia sia sempre stata capace di risolvere i problemi piu' intricati, non c'e' mai stata una situazione che vede il Parlamento dominato per oltre il 50 per cento dai populisti mentre il debito pubblico e' arrivato al 131,5 per cento de Pil. La mia paura", fa dire il "Financial Times" all'anonimo imprenditore, "e' che i mercati si muovano prima che si formi il nuovo governo".  Nella sostanza, con qualcosa si molto simile a un ricatto finanziario come avvenne quando fu costretto a dimettersi il governo Berlusconi nell'autunno del 2011.

 

 

top