https://notizie.tiscali.it/ https://www.lantidiplomatico.it/ 14/12/2018
Tutti i misteri irrisolti della strage di Strasburgo di Alberto Negri
Perché lo ha fatto? E soprattutto perché glielo hanno lasciato fare? Sono due domande che forse resteranno senza risposta dopo l’uccisione di Cherif Chekat, fulminato dalle squadre speciali dell’anti-terrorismo in quelle strade di Strasburgo dove era nato e cresciuto, a poche centinaia di metri dove aveva fatto perdere le sue tracce. Fatto di per sé già clamoroso. In quelle strade dove lo conoscevano perché frequentava più il bar che la moschea, più per l’alcol e gli spinelli che non per la devozione al Corano. Anche la rivendicazione del Califfato attraverso l’agenzia Amaq _ “era un nostro soldato” _ sembra qualche cosa di esotico e di esagerato per un criminale comune che pure veniva definito dalle “fiche S” a pericolo di radicalizzazione. Eppure anche Cherif, nonostante le sue contraddizioni e forse proprio per queste sue ambiguità, appartiene a quella che lo studioso francese Olivier Roy definisce la Generazione Isis.
E la stessa finalità del loro terrorismo si esaurisce nel gesto, soprattutto se ha contenuti simbolici ed è ripreso dai social media e dalla rete. In poche parole si rifanno a un Islam ridotto all’osso e a slogan semplici e ripetitivi ma non hanno legami veri e profondi con il mondo musulmano. La loro è una religione senza cultura. Certo il Califfato nonostante le rivendicazioni, per i jihadisti alla Cherif Chekat non appare una meta. Nei jihadisti francesi, ma non solo tra loro, il fine non è una società ideale come quella del Califfato ma dare un senso alla loro vita, una sorta di nichilismo che nasce dal vuoto individuale.
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