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Juncker ubriaco, emblema di un’Europa che crolla di Valerio Malvezzi
Nota di FL. YouTube ha censurato il video posto da Valerio Malvezzi, per cui abbiamo dovuto cercarne uno differente, ma significativo, da Facebook, in Francese. Efficienza della censura.
Vedere quelle immagini produce tristezza. Perché questo indecoroso spettacolo pubblico non è elargito da un barbone in una qualunque stazione dei treni italiana.
Questo Signore è il Presidente della Commissione Europea, Juncker, cioè il vertice del Governo che decide sulla vita di noi tutti, cittadini europei, italiani baffi neri e mandolino, mafia e spaghetti compresi.
Quando tu, Juncker, dicevi ancora recentemente che gli italiani dovrebbero recuperare competitività, lavorare di più, essere meno corrotti e non accusare l’Europa dei propri mali, parlavi come Presidente di tutti noi, sudditi spreconi della nostra vita. Ma noi non siamo tutti mafiosi e non balliamo come cicale aspettando che le operose formiche del nord Europa lavorino per noi.
Ti ricordo, Presidente, che il bilancio dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea è a credito per decine di miliardi, a differenza di quanto la tua vergognosa narrazione (e quella dei tuoi tanti servili cortigiani) tende a far credere.
Da creditore, pertanto, sono a dirti esattamente l’opposto di quanto affermi. L’Italia lavora in ore medie lavorate pro capite più di tanti altri paesi del nord, Germania compresa. La nostra inefficienza, te lo scrivo da economista, è dovuta a una moneta senza stato, che in un sistema a cambi fissi e in un modello predatorio ha avvantaggiato gli uni e penalizzato altri.
Ti dirò di più; è stato fatto per quello. Solo che questo popolo ora si è stancato di vedere imprenditori suicidarsi in onore delle vostre presunte “riforme”.
E a chi mi dice che questa sia demagogia, caro signore, da economista rispondo con un garbato; “vaffanculo”. Lo faccio in memoria degli imprenditori suicidi di Stato, dei risparmiatori truffati dal bail in, dei poveri senza lavoro e speranza.
Quella scena di te che oscilli tra i grandi delle terra rimarrà indelebile nella memoria di milioni di persone.
Quella resterà nei libri di storia, te lo dico oggi, come una pagina memorabile.
Ti possono sostenere membri della corte compiacenti, come nei penosi filmati che circolano in rete tutto il mondo ha potuto vedere.
La tua traballante camminata, su quel tappeto rosso, produce ilarità.
Ma dopo quel riso, la riflessione è amara è ineluttabile. Tu sei il simbolo, insostenibile e indifendibile, della barcollante tenuta di un sistema oligarchico di potere che, irrispettoso del bene e del volere del popolo, lo ha oppresso per vent’anni.
Potrete offenderci con le parole; potrete chiamarci demagoghi o populisti, retrogradi o qualunquisti, razzisti o nazionalisti.
Non potrete fermare l’ineluttabilità degli eventi, come non si può sorreggere un corpo senza più energia dalla forza di gravità.
L’unione europea dei burocrati, dei prevaricatori, dei legislatori che pretendono di sfuggire al giudizio popolare non potrà reggersi a lungo, perché priva delle gambe della moralità. Un’Europa che ha anteposto alla legge del cuore quella del portafoglio non può andare lontano.
Io ti dico oggi che la tua incerta e indecorosa camminata, in un traballante contesto ufficiale, non è altro che la simbolica anticipazione di un’ineluttabile caduta di un intero centro di potere illiberale, non democratico e oligarchico.
Quel tipo di Europa cadrà, prima o poi.
Ti manderemo un biglietto in tanti, quando quella Europa, la vostra e non certo la nostra, cadrà.
Sul mittente di quella missiva leggerai; un italiano come tanti.
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