Fonte: http://johnpilger.com
2 aprile 2018
La Segregazione di Julian Assange equivale a metterci tutti a tacere
John Pilger
In questa lettera, ventisette scrittori, giornalisti, cineasti, artisti, accademici, ex ufficiali dei servizi segreti e democratici, chiedono al governo dell’Ecuador di concedere a Julian Assange il diritto alla libertà di parola.
Se non era chiaro che il caso di Julian Assange non è mai stato solo una questione legale, ma una lotta per la protezione dei diritti umani fondamentali, adesso lo è. Nel citare i suoi tweet che dissentono sulla validità della recente detenzione del presidente catalano Carles Puidgemont in Germania, e in seguito alle pressioni dei governi statunitense, spagnolo e britannico, il governo ecuadoriano ha installato un jammer elettronico per impedire ad Assange di comunicare con il mondo esterno via internet e telefono.
Per rendere il suo isolamento totale, il governo ecuadoriano gli ha pure rifiutato il permesso di ricevere visite. Nonostante due sentenze delle Nazioni Unite che considerano illegittima la sua detenzione e che esigono il suo immediato rilascio, Assange è di fatto prigioniero da quando è stato portato per la prima volta nel carcere di Wandsworth a Londra, nel dicembre 2010. Non è mai stato accusato di alcun crimine. Il caso svedese contro di lui è crollato ed è stato archiviato, ma nel frattempo gli Stati Uniti hanno intensificato i loro sforzi per portarlo a processo. Il suo unico “crimine” è quello di essere un vero giornalista – uno che dice al mondo le verità che le persone hanno il diritto di sapere.
Il governo ecuadoriano, con il suo vecchio presidente, si schierò con coraggio contro l’arrogante strapotere degli Stati Uniti e concesse asilo ad Assange come rifugiato politico. La legge internazionale e la moralità dei diritti umani erano dalla sua parte.
Oggi, sotto enorme pressione da parte di Washington e dei suoi sodali, un nuovo governo in Ecuador giustifica il bavaglio che ha imposto ad Assange affermando che “il comportamento di Assange, tramite i suoi messaggi sui social media, mette a rischio le buone relazioni che questo paese ha con il Regno Unito, il resto dell’UE ed altre nazioni”.
Questa censura alla libertà di parola non sta avvenendo in Turchia, in Arabia Saudita o in Cina, ma nel cuore stesso di Londra. Se il governo ecuadoriano non cesserà la sua spregevole azione, diventerà anch’esso agente di persecuzione, anziché rappresentare la valorosa nazione che ha difeso l’autonomia e la libertà di parola. Se l’UE e il Regno Unito continuano a sostenere il vergognoso zittire di un vero dissidente, significa che la libertà di parola sta davvero morendo in Europa. Non si tratta unicamente di mostrare sostegno e solidarietà. Ci appelliamo a tutti coloro che si preoccupano di far valere i diritti umani di chiedere al governo dell’Ecuador di continuare a difendere i diritti di un coraggioso attivista, giornalista e informatore.
Chiediamo che i suoi diritti umani di base siano rispettati come se fosse un cittadino ecuadoriano, che sia protetto a livello internazionale e che non venga messo a tacere o espulso.
Se non c’è libertà di parola per Julian Assange, non c’è libertà di parola per nessuno di noi – a prescindere da ciò che ognuno pensa.
Chiediamo al presidente Moreno di porre fine all’isolamento di Julian Assange ora.
Link: http://johnpilger.com/articles/the-isolation-of-julian-assange-is-the-silencing-of-us-all
1.04.2018 |
http://nostramerica.wordpress.com/
https://www.lantidiplomatico.it/
03/04/2018
L'appello di Oliver Stone e Noam Chomsky per la libertà d'espressione di Assange
Facciamo un appello al Presidente dell’Ecuador, Lenín Moreno, affinché ponga fine adesso all’isolamento di Julian Assange."
Rivolgiamo un appello al Governo dell’Ecuador affinché permetta a Julian Assange il suo diritto alla libertà di espressione.
Se mai c’è stato un momento in cui risultava chiaro che il caso di Julian Assange non è mai stato solo un caso legale, ma una battaglia per la protezione dei diritti umani fondamentali, è questo.
Citando alcuni messaggi di twitter critici sulla recente detenzione del presidente catalano Carles Puigdemont in Germania, e dopo quella che sembra essere la pressione degli Stati Uniti, della Spagna e del Regno Unito, il governo ecuatoriano ha istallato un dispositivo di blocco elettronico per evitare che Julian Assange possa comunicar in qualche modo con il mondo esterno attraverso Internet e telefono.
Per garantirne l’isolamento totale, il Governo ecuatoriano si rifiuta di permettergli di ricevere visite.
Nonostante due chiare sentenze delle Nazioni Unite, che descrivono a sua detenzione come illegale e che ne ordinano la liberazione immediata, Julian Assange è stato davvero incarcerato fin dal suo primo isolamento nella prigione di Wandsworth, a Londra, nel dicembre 2002.
Julian non è mai stato accusato di nessun crimine. Il processo svedese contro di lui ha collassato ed è stato ritirato, mentre gli Stati Uniti hanno intensificato i loro sforzi per processarlo. Il suo unico “delitto” è quello di un vero giornalista: dire al mondo le verità che l’opinione pubblica ha diritto di sapere.
Durante il Governo del precedente Presidente, il governo ecuadoriano ha resistito coraggiosamente contro il potere intimidatorio degli Stati Uniti ed ha concesso l’asilo politico ad Assange come rifugiato politico. Il diritto internazionale e l’etica dei diritti umani erano dalla parte dell’Ecuador.
Oggi, sotto la pressione estrema di Washington e dei suoi collaboratori, un altro Governo, in Ecuador, giustifica la museruola ad Assange, affermando che “il comportamento di Assange attraverso i suoi messaggi nelle reti sociali, mette in pericolo le buone relazioni che questo paese mantiene con il Regno Unito, il resto dell’Unione Europea e altre nazioni.
Questo attacco di censura alla libertà di espressione non sta avvenendo in Turchia, in Arabia Saudita o in Cina; accade proprio nel cuore di Londra. Se il Governo ecuadoriano non la smette con quest’ azione impropria, diventerà lui stesso un agente persecutorio invece di una coraggiosa nazione che ha difeso la libertà e la libertà di espressione. Se l’Unione Europea e il Regno Unito continuano ad essere parte dello scandaloso silenzio messo in atto intorno ad un vero dissidente fra di loro, significherà che la libertà di espressione in realtà sta morendo in Europa.
Qui non si tratta solo di dimostrare appoggio e solidarietà. Noi rivolgiamo un appello a tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani fondamentali affinché chiedano al Governo dell’Ecuador di continuare a difendere i diritti di un coraggioso attivista della libertà d’espressione, giornalista e denunciante.
Chiediamo che i suoi diritti fondamentali vengano rispettati sia in quanto cittadino ecuatoriano che come persona internazionalmente protetta; chiediamo che non lo si condanni al silenzio e che non venga espulso.
Se Julian Assange non ha libertà di espressione, non c’è libertà di espressione per nessuno di noi, indipendentemente dalla diversità di opinioni che possono esistere fra di noi.
Facciamo un appello al Presidente dell’Ecuador, Lenín Moreno, affinché ponga fine adesso all’isolamento di Julian Assange.
Firmano:
Noam Chomsky, linguista e teorico politico
Oliver Stone, regista
Yanis Varoufakis, economista, ex ministro della Grecia
Slavoj Zizek, filosofo, Istituto di Studi Umanistici Birkbeck
Vivienne Westwood, disegnatrice di moda, attivista
Pamela Anderson, attrice, attivista
John Pilger, giornalista e cineasta
Brian Eno, musicista
Alicia Castro, Ambasciatrice dell’Argentina presso il Regno Unito
Natalia Viana, giornalista di inchieste e condirettrice dell’Agencia Publica, Brazil
John Kiriakou, ex funzionario antiterrorista della CIA, già capo investigatore del Comitato dei Rapporti con l’Estero del Senato degli Stati Uniti
Ray McGovern, ex analista della CIA, assessore capo
Teresa Forcades, Monaca benedettina, Monastero di Montserrat
Jacob Appelbaum, giornalista freelance
Angela Richter, direttrice di teatro, Germania
Sally Burch, giornalista anglo-ecuatoriana
Charles Glass, scrittore anglo-americano, giornalista radio
Naomi Colvin, Courage Foundation
Chris Hedges, giornalista
Srecko Horvat, filosofo, Movimento Democrazia in Europa (DiEM25) |