www.francescocarraro.com dicembre 14, 2018
IL MONDO NUOVO di Francesco Carraro
Il PIL mondiale ammonta a oltre 75.000 miliardi di dollari. Il debito pubblico mondiale ammonta a oltre 200.000 miliardi di dollari. Le attività speculative movimentate dalle borse mondiali ammontano a oltre 1 milione di miliardi di dollari. Morale della favola: il mondo è soffocato da una mole mostruosa di debiti e qualsiasi analista finanziario serio sa benissimo che una situazione del genere è come un treno lanciato verso un dirupo. Non è tanto una questione di se, ma una questione di quando. Il problema non è sapere se il treno, alla fine della sua tragica corsa, precipiterà nel burrone, ma semplicemente interrogarsi su quando scoccherà la fatidica ora. E tuttavia, un bambino si porrebbe un’altra domanda interessante. Se c’è questa montagna non scalabile di debiti – l’abisso dei debitori infelici per così dire – dev’esserci, da qualche parte, anche l’isola dei creditori felici. È una questione di logica elementare: a fronte di un debito c’è un credito. A fronte di un debitore c’è un creditore. Dove sono e, soprattutto, chi sono i creditori del mondo? Coloro i quali attendono di essere ripagati di tutti quei fantastiliardi?
E la risposta è ancora più sorprendente. Per la quasi totalità, risalendo di debito in debito, si giunge sempre alla stessa Sorgente del Nilo della ricchezza (e, quindi, della povertà): il sistema bancario e le sue molteplice derivazioni, cointeressenze, compartecipazioni. Per secoli, fior di filosofi e di economisti si sono interrogati sulla radice dell’ingiustizia sociale e dell’iniquità. Poi, nel momento in cui la storia del pervertimento assoluto delle politiche di redistribuzione del reddito ha raggiunto il suo culmine – e cioè, precisamente, oggi – i filosofi e gli economisti hanno smesso di interrogarsi. Adesso, va tutto bene così. I politici, che stranamente non brillano mai per acume, si accodano. Proprio sul più bello, proprio quando siamo ad un passo dalla soluzione dell’enigma. E la soluzione dell’enigma è che il denaro, cioè la misura di ogni valore, nasce già macchiato dalla ‘colpa’ del debito. Solo lo 0,3 per cento di esso è moneta positiva, emessa senza debito dagli Stati. Tutto il resto è moneta debito emessa dal sistema bancario, dalle banche centrali e dalle banche private. Se il denaro nasce come debito ed esige, per ciò stesso, una restituzione maggiorata di interessi che ancora non esistono (e verranno ad esistenza solo producendo nuovo debito) è inevitabile che il debito non si estingua mai.
Ma allora perché le cose non cambiano? Perché i partiti e i movimenti non mettono all’ordine del giorno la più epocale delle riforme strutturali, anzi l’unica in grado di rivoluzionare il peggiore dei mondi possibili, vale a dire il nostro? È semplice. Perché il debito non è solo una forma di governo delle transazioni commerciali. È, prima di tutto, un metodo di governo delle relazioni interindividuali. È la cifra stessa costitutiva dell’attuale civiltà. Abbiamo sostituito un debito metafisico (il peccato originale di biblica memoria), con un debito fisico (quello inestinguibile del denaro). Il primo serviva a tenerci buoni in vista di un aldilà di delizie. Il secondo serve a tenerci ancorati a questo aldiquà di nequizie. Eppure, le soluzioni ci sono. Ma non ci verranno mai suggerite, né verranno mai attuate, da una classe politica selezionata da chi su quel debito prospera. Nostro dev’essere il risveglio, nostra la consapevolezza, nostro il riscatto. Solo a quel punto nostra sarà la politica e nostro sarà il mondo nuovo a venire.
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