https://www.huffingtonpost.it/

12/09/2018

 

"Gaming, gambling, social e porno. La dipendenza da Internet è più insidiosa delle droghe". Intervista al prof. Gianluigi Gessa

di Luciana Matarese

 

Il neuropsicofarmacologo all'Huffpost: "La rete entra in casa ed è più seducente di una nonna che racconta le fiabe" ... "del web si può diventare schiavi"

 

Gli effetti di quella che oggi viene chiamata "la democrazia diretta di Internet", Gian Luigi Gessa li ha sperimentati, oltre vent'anni fa, ai tempi del metodo Di Bella. Era il 1997. "Mi permisi di dire - ricorda il neuropsicofarmacologo- che quella forma di chemioterapia non era efficace come, non Di Bella che voleva davvero aiutare la gente, ma il drappello, anche di politici, che gli si creò intorno, voleva far credere a ogni costo e ho subìto tutte le offese della cosiddetta "democrazia diretta del web"".

L'argomento dell'intervista è "la dipendenza da Internet" - il suo più recente campo di interesse dopo decenni dedicati alla ricerca sulle dipendenze dalle droghe - tema di una lectio magistralis che terrà venerdì 14 settmbre in occasione delle "Giornate del lavoro 2018" organizzate a Lecce dalla Cgil. Ma resistere alla tentazione di chiedergli, la sua opinione sulla politica al tempo dei social, piazze e pulpiti virtuali, è impossibile. Lo scienziato sardo, ottantasei anni, a lungo direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Cagliari e ora professore emerito, è convinto oggi come ai tempi in cui l'ex governatore sardo Renato Soru, ascoltando il suo intervento in un'assemblea pubblica, gli propose di candidarsi coi dem alle regionali, che "l'arma più forte della destra è la sinistra". Qualche mese fa ha dichiarato: "Il Pd ha cavalcato l'illusione della democrazia del web e ha annullato la sua identità".

Professore, la democrazia del web è un'illusione?

"Determinate questioni devono essere conosciute da chi ne parla e la conoscenza costa in termini di energie e tempo. Su questo tema ho idee aristocratiche, pur non associandomi all'aristocrazia".

In che senso?

"La conoscenza è ancora di élite, la rete contribuisce molto poco, a fronte di un diluvio di informazioni, banalità, disinformazione, che affermano una visione della vita volgare".

Secondo una ricerca dell'Health Web Observatory sui vaccini, un genitore su due, in Italia, si informa in Internet.

"Tutta la questione sui vaccini è un esempio di quanto la Rete può essere fuorviante. Finora la scienza ha commesso meno errori e fatto meno danni della comune società".

Politici e ministri vivono in collegamento Internet perenne, non c'è annuncio o polemica che non veicolino via social.

"Compulsando la rete vorrebbero dare un'impressione di sicurezza, invece dimostrano il contrario, soprattutto di non essere ferrati su ciò che stanno facendo".

Si riferisce a qualcuno in particolare?

"Ce ne sono in tutti i partiti, i lettori sapranno identificarli. Per quel che mi riguarda penso a ex amici e a persone subentrate che hanno rottamato altre".

Renzi?

"Ovvio, è la caricatura più facile da interpretare. Oggi, per come stanno andando le cose, credo che anche i caricaturisti abbiano difficoltà a svolgere il loro lavoro".

Davide Casaleggio ha dichiarato: "Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile" proprio "grazie alla rete e alle tecnologie". Pensa possa accadere?

"È una previsione, ma potrebbe avverarsi. La rete farà quello che vorrà. Io ho ancora sentimenti umani, per me carezze, strette di mano, belle parole non sono sostituibili con un'immagine che passa dagli occhi. Sono sicuro che nella mia vita terrena non godrò di quella visione tecnocratica, ma dalla rete arrivano gratificazioni più forti di quelle che potrebbero arrivare dalla vita reale, e questa è una delle cause principali della dipendenza da Internet".

Per anni, Professore, ha studiato le dipendenze da cannabis e cocaina. Internet e droghe hanno elementi comuni?

"Come anche il cibo nei casi di fame compulsiva, forniscono emozioni utili ai comportamenti che servono alla sopravvivenza: mangiare, accoppiarsi, uccidere, inteso nel senso metaforico di vincere sull'altro. Anche la rete, come le droghe, seduce, presentando un mondo più bello di quello reale. Ma la "Internet addiction" è più insidiosa".

Cioè?

"Si può essere dipendenti da un farmaco, ma non vivi per quello. Invece della rete puoi diventare "addicted", letteralmente "assegnato", dunque a un padrone, prima cliente poi schiavo. Con conseguenze che si cominciano a registrare, come i deficit sessuali tra i giovanissimi, conseguenza del fatto che il comportamento sessuale vero viene degradato da quello virtuale".

Come se ne esce?

"Gli interessi in gioco sono altissimi, il "porno Internet" realizza bilanci stratosferici, è la ragione per cui sarà impossibile toglierlo di mezzo. Ad ogni modo, in Inghilterra, nel Nord Europa, negli Stati Uniti stanno aumentando le cliniche che offrono aiuto e sostegno ai dipendenti dal web. Da noi invece la politica si interroga se sia il caso o meno di proibire il gioco d'azzardo online: ecco questo fa capire quanta strada ci sia ancora da fare".

Cosa c'entra la dipendenza da Internet con i lavoratori?

"All'apparenza non molto. Ma riflettendoci, considerando gli effetti, risulta evidente che la dipendenza dalla rete sottrae tempo e pensiero all'attività di ciascuno che non sia lo stare connesso quanto più possibile. Chi ne è affetto finisce con l'odiare il suo lavoro".

In passato ha dichiarato: "In una classifica di pericolosità collegata alla reale tossicità, la cannabis non la metterei in testa: prima l'alcol, poi l'eroina, la cocaina in forma di crack e la nicotina". A che posto colloca la dipendenza da Internet?

"La questione è discussa, ma non c'è consenso unanime rispetto ai numeri delle persone coinvolte. Non esistono ancora regole accettate per definire il profilo di un dipendente da Internet, esistono differenti scale di valori. Ma va fatta una precisazione".

Prego.

"Parlare di dipendenza dalla rete è un po' fuorviante".

In che senso?

"La rete è il contenitore che eroga le droghe contenute nei programmi, nelle applicazioni e dunque dovremmo discutere della pericolosità di queste erogazioni".

Quante sono?

"Quattro: "gaming", relativa a giochi e molto utilizzata da giovani, giovanissimi e bambini, "gambling", letteralmente "gioco d'azzardo", "social", per me la più umanitaria, la più caritatevole, perché dà alle persone l'idea di avere amici e relazioni, e infine, la più pericolosa, il "porno internet". Prevalentemente la "Internet addiction" si diffonde nei posti in cui c'è Internet e la vita non è gratificante. La più grande esplosione, per ora, si è registrata in Corea del Sud e Cina".

In Italia come stanno le cose?

"Ci sono vari studi, purtroppo però effettuati con numeri troppo modesti. Non è possibile estrapolare dati rappresentativi dalle statistiche basate sul numero di coloro che utilizzano la rete. Dalle applicazioni risultano numeri di gran lunga superiori a quanti dipendono dalle droghe. Il che è preoccupante anche per un altro aspetto".

Quale?

"Sul fronte della dipendenza da droghe, pesanti o leggere, lo Stato può intervenire, ma la rete entra nelle case, nel letto dei piccoli, è più seducente di una nonna che racconta le fiabe. Ecco, spesso viene utilizzata per far addormentare i bambini".

E anche gli adulti, nel senso di azzeramento del senso critico?

"Il filosofo Umberto Galimberti ha detto di non preoccuparci di ciò che possiamo fare per modificare la rete, è lei che ci modificherà. La rete sa tutto di noi e i possessori sono molto più potenti di quelli che la usano. Stanno assoldando in tutto il mondo i cosiddetti "geek", gli antipaticissimi primi della classe ma pieni di idee, per lanciare contenuti e applicazioni in modo da far passare determinati orientamenti, inevitabilmente anche politici".

 

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