cluborlov.blogspot.com https://comedonchisciotte.org/ 24 agosto 2018
L’impero suicida di Dmitry Orlov Scelto e tradotto da Markus
Ci sono un sacco di comportamenti, esibiti dalle persone che gestiscono le leve del potere negli Stati Uniti, che sembrano strani e disomogenei. Vediamo Trump, che impone sanzioni a carico di una nazione dopo l’altra, sognando di eliminare il deficit commerciale strutturale che il suo paese ha con il resto del mondo. Vediamo che praticamente tutti i congressisti americani fano a gara nel tentativo di imporre alla Russia le sanzioni più dure possibili. La gente in Turchia, un paese di importanza fondamentale per la NATO, sta letteralmente bruciando dollari americani e spaccando iPhones per ripicca. Di fronte ai nuovi sistemi d’arma russi e cinesi, in grado di neutralizzare quasi completamente il loro predominio militare mondiale, gli Stati Uniti toccano nuovi record nelle già oltraggiosamente gonfiate e palesemente inefficaci spese per la difesa. Sullo sfondo di questa frenetica mangeria negli appalti delle spese militari, in Afghanistan, i Talebani avanzano a passo lento ma sicuro ed ora controllano circa la metà del territorio e sono pronti a mettere il timbro “non valido” (una ripetizione di quanto già successo in Vietnam) sulla più lunga guerra americana. Sempre più nazioni si preparano ad ignorare o ad aggirare le sanzioni degli Stati Uniti, specialmente quelle contro le esportazioni petrolifere iraniane. Volendo dare un segnale ben preciso, il Ministro delle Finanze della Russia ha di recente definito il dollaro americano “inaffidabile.” Intanto il debito statunitense continua a galoppare verso l’alto, e il maggior compratore dei suoi titoli è un’entità (che potrebbe anche non esistere) misteriosamente chiamata “Altro.”
Anche se queste sembrano manifestazioni di tendenze globali diverse fra loro, credo che si possa tranquillamente affermare che si tratta di una cosa sola: gli Stati Uniti (l’imperatore del mondo) sono sul cornicione e minacciano di buttarsi giù, mentre i vassalli dell’impero (troppi per menzionarli tutti) sono di sotto e gridano “Per favore, non saltare!” C’è da dire che molti di loro sarebbero perfettamente felici di vedere il loro imperatore saltare giù e spiaccicarsi sul marciapiede. Ma proprio qui c’è il nocciolo della questione: se questo dovesse succedere oggi, causerebbe in tutto il mondo una serie di danni collaterali politici ed economici assolutamente inaccettabili. Questo significa che gli Stati Uniti sono indispensabili? No di certo, nessuno lo è. Fare a meno di loro costerebbe però tempo ed energia e così, mentre questo processo segue il suo corso, il resto del mondo è obbligato a tenerli in vita artificialmente, a prescindere da quanto controproducente, stupido e umiliante tutto questo possa sembrare.
Quello che il mondo deve fare, e deve farlo il prima possibile, è smantellare il centro dell’impero che, politicamente, si trova a Washington e, finanziariamente, a New York e a Londra, mentre, allo stesso tempo, deve cercare di salvare il concetto stesso di impero. “Che cosa?!” potreste esclamare, “Non è l’imperialismo il male assoluto?” Beh, certo che lo è, in ogni caso, ma gli imperi rendono possibili produzioni specialistiche ed efficienti e traffici commerciali veloci e privi di ostacoli sulle lunghe distanze. Gli imperi commettono ogni genere di porcherie (fino al genocidio) ma garantiscono anche parità di condizioni per tutti e un metodo per impedire che i piccoli screzi si tramutino in conflitti tribali.
L’Impero Romano, poi l’Impero Bizantino, poi l’Orda d’Oro Tartara/Mongola, poi la Sublime Porta Ottomana, tutti quanti avevano fornito questi due servizi essenziali, libero commercio e sicurezza, in cambio di un po’ di rapine e saccheggi e di qualche memorabile caso di genocidio. L’Impero Tartaro/Mongolo era di gran lunga il più efficiente: chiedeva semplicemente lo “yarlyk”, un tributo, e schiacciava chiunque cercasse di sollevarsi oltre il livello in cui era facile schiacciarlo. L’Impero Americano è un po’ più sofisticato: usa il dollaro come arma per espropriare periodicamente i risparmi del mondo, esportando inflazione e distruggendo chiunque cerchi di sottrarsi al sistema del dollaro americano. Tutti gli imperi seguono una certa traiettoria. Col tempo diventano corrotti, decadenti e deboli e alla fine collassano. Quando lo fanno, possono farlo in due modi. Uno è quello di sgobbarsi un periodo di decadenza lungo mille anni, come è successo all’Europa Occidentale dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente. Un altro è quello di essere rilevati da un altro impero o da diversi imperi alleati fra loro, come è successo dopo il crollo dell’Impero Ottomano. Potreste pensare che esista una terza via: piccole nazioni che cooperano in pace e collaborano con successo nel progettare infrastrutture internazionali che servano per il bene comune. Uno schema del genere potrebbe anche essere possibile, ma io tendo ad avere una visione cinica della nostra natura scimmiesca.
Noi arriviamo equipaggiati con un Cervello Scimmia 2.0, che ingloba alcuni programmi assai utili all’imperialismo, insieme ad alcune funzioni ausiliarie per il nazionalismo e le religioni organizzate. Su queste funzioni possiamo fare affidamento; tutto il resto non sarebbe altro che la ripetizione di un esperimento fallito o un’innovazione non testata. Certo, dobbiamo essere innovativi, ma le novità consumano tempo e risorse, e queste sono proprio le due cose di cui attualmente siamo sprovvisti. Quello che abbiamo costantemente in abbondanza sono i rivoluzionari: se dovessero comandare loro, ricordatevi del Regime del Terrore, seguito dall’ascesa di Bonaparte. Questo è ciò che succede tutte le volte. Se pensate che gli Stati Uniti non siano un impero (uno che sta collassando) considerate ciò che segue. Il bilancio degli Stati Uniti per la difesa è maggiore della somma di quelli delle altre dieci nazioni che li seguono in ordine di grandezza, nonostante questo, gli USA non riescono neanche a sconfiggere il militarmente insignificante Afghanistan. (Questo perché una buona parte del budget della difesa viene semplicemente rubato). Gli Stati Uniti hanno qualcosa come mille basi militari, praticamente stanno presidiando tutto il pianeta, ma senza risultati visibili. Dicono di dominare il mondo intero: dovunque andate dovete pagare le imposte sul reddito americane e siete comunque sottoposti alle leggi americane. Controllano e manipolano governi in moltissime nazioni in tutto il mondo, sempre con lo scopo di tramutarle in satrapie governate direttamente dall’ambasciata americana, ma con risultati che vanno dall’infruttuoso, all’imbarazzante, al letale. Ora non riescono praticamente a fare più nulla di tutto ciò, minacciando l’intero pianeta con la loro prematura dipartita.
Quello che stiamo osservando, a tutti i livelli, è una sorta di ricatto: “Fate come vi diciamo, altrimenti niente più impero per voi!” Il dollaro americano svanirà, il commercio internazionale si fermerà, costringendo tutti a sgobbare nel fango per un millennio, impantanati in futili e interminabili conflitti con le tribù vicine. Nessuno dei vecchi metodi per il mantenimento del dominio imperiale sta funzionando; tutto quello che rimane è la minaccia di crollare e lasciare al resto del mondo un gran casino da rimettere a posto. Il resto del mondo ora ha il compito di creare in fretta una situazione in cui sia possibile assestare il colpo di grazia agli Stati Uniti in sicurezza, senza causare danni collaterali, e questo è un compito immane, per cui tutti devono cercare di guadagnare tempo.
Si parla molto di capacità militari e ci sono di continuo provocazioni politiche, ma queste sono attrazioni che diventano sempre di più dei lussi insostenibili: con questi metodi c’è molto da perdere e nulla da vincere. In pratica, tutto si riduce ad una questione di soldi. Ce n’è un sacco da perdere. L’avanzo commerciale totale dei paesi BRICS nei confronti dell’Occidente (in pratica, USA + UE) è più di un trilione di dollari l’anno. Lo SCO (un altro gruppo di nazioni non-occidentali) viaggia più o meno sulle stesse cifre. Questo è l’ammontare delle merci prodotte da questi paesi, merci per cui queste nazioni non dispongono di un mercato interno. Se l’Occidente dovesse scomparire da un giorno all’altro, nessuno comprerebbe più questi prodotti. La Russia, da sola, nel 2017 ha avuto un avanzo commerciale di 116 miliardi di dollari che nel 2018, fino ad ora, è cresciuto del 28,5%. La Cina, nel commercio con gli Stati Uniti, ha generato un avanzo di 275 miliardi di dollari. Aggiungeteci altri 16 miliardi di dollari per gli scambi commerciali con l’Europa. Questi sono numeri grossi, ma non sono neanche lontanamente sufficienti se il progetto è quello di costruire in modo tempestivo un impero mondiale, chiavi in mano, che sostituisca gli USA+EU. Inoltre non ci sono volontari. La Russia è più che felice di essersi liberata delle sue appendici ex-sovietiche e, attualmente, sta investendo nella costruzione di un sistema di governance internazionale multilaterale, basato su istituzioni internazionali come lo SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), i BRICS e l’EAEU (Unione economica eurasiatica). Molte altre nazione sono assai interessate ad entrare a far parte di queste organizzazioni: recentemente, la Turchia ha espresso il suo interesse nel voler trasformare i BRICS in BRICTS. In pratica, tutte le nazioni post-coloniali del mondo sono state costrette a barattare un po’ della loro indipendenza di recente acquisizione, proprio ad un passo dalla vittoria. E’ improbabile che il posto vacante di Supremo Dominatore del Mondo possa interessare dei candidati adatti allo scopo. Quello che sembrano volere tutti è un semplice, economico, cooperativo impero mondiale, senza tutta questa corruzione e con molto meno militarismo letale. Per costruirlo ci vorrà tempo e le risorse per farlo potranno venire da una parte sola: dal dissanguamento graduale di USA+EU. Per fare ciò, è necessario che la ruota del commercio internazionale continui a girare. Ma questo è proprio ciò che tutti i nuovi dazi, le sanzioni, il tintinnar di spade e le provocazioni politiche stanno cercando di prevenire: una nave carica di soia sta navigando in circolo nel Pacifico, al largo della costa cinese; putrelle d’acciao arrugginiscono sui moli in Turchia…
Ma è improbabile che questi tentativi possano avere successo. L’EU è stata troppo lenta nel riconoscere quanto dannosa sia ormai diventata la sua dipendenza da Washington, e le occorrerà ancora più tempo per trovare il modo di liberarsi, ma è evidente che il processo è iniziato. Da parte sua, Washington ha finito i soldi e siccome tutte queste pagliacciate tenderenno a far mancare il denaro ancora più rapidamente di quanto sarebbe accaduto senza di esse, quelli in procinto di perdere di più faranno di tutto per far soffrire anche i Washingtoniani e imporranno un cambio di rotta. Come risultato, alla fine tutti spingeranno nella stessa direzione: verso un lento, regolare e controllabile collasso imperiale. Tutto quello che possiamo sperare è che il resto del mondo riesca ad unirsi e a costruire almeno l’impalcatura di un rimpiazzo imperiale funzionante, per evitare di cadere in un nuovo medioevo post-imperiale.
Dmitry Orlov
Fonte:cluborlov.blogspot.com
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