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15 agosto 2018

 

A chi serve la paura dei "mercati"?

Editoriale agostano

 

A circa sette anni dalla letterina di Draghi e Juncker che "suggeriva" allo Stato italiano una serie di riforme "utili" per la sostenibilità della sua economia, si ritorna a parlare del ruolo dei mercati e delle istituzioni finanziarie internazionali in merito alla politica economica del nostro paese.

 

Sia Giorgetti che Di Maio si sono dichiarati in recenti interviste, con tonalità differenti, decisamente preoccupati ma anche "pronti a resistere" ad un nuovo attacco speculativo. Adducendo anche il caso turco come possibile campanello d'allarme, date le probabili ripercussioni che quanto accade ad Ankara potrebbero avere sul sistema finanziario europeo.

Un giochino discorsivo, quello dei gialloverdi, che non fa altro che ricalcare il canovaccio dei primi mesi di vita di questo governo, riducibili alla costante costruzione di un nemico su cui impostare il dibattito politico, evitando di essere messi sotto accusa sulle effettive politiche del "cambiamento".

La paura dell'azione dei mercati diventa così assolutamente funzionale alle politiche e alle retoriche governative, che come ovvio si limita all'invettiva, rassicurando l'alta finanza la quale sa benissimo di non essere in alcun modo minacciata dagli sproloqui di DiMaio buoni per qualche grafichetta su Facebook.

La baracca tiene anche grazie ai regali costanti delle finte opposizioni, ormai divenute sinonimo di negatività a livello generale. PD e Forza Italia, di fatto uniti in un nuovo Nazareno in nome della stabilità e dell'ossequio alla grande finanza, si intestano il ruolo di difensori della stabilità, crollando ulteriormente a picco nei sondaggi e nel gradimento difendendo il jobsact, le grandi opere inutili, lo strapotere della finanza in maniera quasi imbarazzante per distacco dall'opinione sociale prevalente sui temi.

Se il giochino al momento ancora funziona, dato che il consenso verso l'esecutivo è ancora forte, è perchè permette a Lega e M5S di continuare a porsi nel ruolo di antagonisti ad un sistema parassitario e anonimo, associato solamente a crisi ed impoverimento in arrivo da forze oscure e lontane, tutt'altro che democratiche e "vicine al popolo".

Il discorso sovranista gialloverde sembra voler riproporre, solo quando gli è utile, in campo una sorta di schema colonizzatore-colonizzato tanto assurdo tanto funzionante nell'incasellare il rapporto tra Italia, UE ed istituzioni finanziarie. Non è una questione reale di difesa della sovranità: basti pensare a località come Ghedi, Aviano, Sigonella, Teulada per capire quanto a Roma ben poco interessi la sovranità effettiva. Con Trump si ha solo voglia di belle photo-opportunities, e senza dubbio non di mettere in discussione la NATO.

Quello che dal nostro punto di vista sappiamo è che nel corso degli anni ogni turbolenza sui mercati finanziari, ogni crisi del debito e di conseguente tenuta del sistema bancario, è sempre stata scaricata sulla popolazione sotto forma di iniezioni da cavallo di austerità oppure di stop alle tante promesse fatte perchè "non ci sono soldi". E' questo che dobbiamo aspettarci. Del resto, non si capisce come sia possibile rimanere all'interno dei vincoli di bilancio prescritti dall'UE, ridurre il debito e contemporaneamente finanziare flat tax, taglio alla Fornero e reddito di cittadinanza.

Sicuramente, sappiamo che non si andrà all'attacco dell'incredibile diseguaglianza in termini di distribuzione della ricchezza presente nel nostro paese. Eppure un modo per uscirne andrà trovato, e non è detto che basti la foglia di fico dei migranti.

Da un certo punto di vista, un attacco speculativo dei mercati è la cosa migliore che potrebbe succedere a Salvini e DiMaio. L'imperativo di mantenere la stabilità, che già si era manifestato all'epoca della formazione del governo con il caso-Savona, potrebbe cosi offrire un nuovo nemico ad un governo impegnato quotidianamente nella costruzione di un nuovo capro espiatorio..

Fornendo una via d'uscita per continuare nelle politiche da Gattopardo a cui assistiamo ogni giorno da parte di un esecutivo che probabilmente prega affinchè qualche fondo speculativo gli tolga qualche castagna dal fuoco...

 

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