Fonte: Dailymail.co.uk

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Giu 19, 2018

 

Un giornalista, travestito da cameriere, al vertice del Club di Bilderberg

di Sian Boyle

 

Nel primo giorno del mio nuovo lavoro come cameriere di un hotel – prima che possa lucidare un bicchiere od offrire una tartina – vengo istruito in dettaglio su come entrare nell’edificio. Non dall’ingresso principale, ma in modo tortuoso attraverso un “ingresso segreto per il personale”.

 

Devo memorizzare il percorso, mi dice il manager del ristorante, che mi guida, attraversando un’oscura porta di un punto KFC di uno scadente centro commerciale.

Saliamo poi due piani su un misero ascensore, oltre una falange di uomini della sicurezza, attraverso un’area di consegna sotterranea, passati bidoni, una mensa del personale e lungo un corridoio sotterraneo poco illuminato e che odora di urina.

 

Un altro ascensore del personale ci butta fuori nella cucina dell’hotel, attraverso due porte a vento ed infine nella luce e nel trambusto del suo ristorante e della sua lobby scintillante.

Per i prossimi cinque giorni, mi viene detto, è fondamentale che io faccia questo labirintico percorso dentro e fuori l’hotel, dato che c’è un “evento top secret” in corso. “L’intero hotel è chiuso al pubblico”, dice il mio capo. “Ricorda che non puoi passare dall’ingresso principale. Devi usare quello segreto”.

Anche se fingo mite subordinazione, so bene perché i livelli di sicurezza sono aumentati a livelli così esagerati in questo hotel a quattro stelle. Sono qui sotto copertura. La mia missione è quella di osservare in incognito il raduno più segreto delle persone più potenti al mondo, noto come il Gruppo Bilderberg.

 

Questa congrega dell’élite globale, principalmente liberal, con forti legami con l’UE, si incontra ogni anno, ammantata di segretezza.

 

Alla riunione di quest’anno? Con il cosiddetto “populismo” in cima all’agenda, personaggi come l’ex Ministro degli Interni Amber Rudd, il Governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney e l’ex Cancelliere George Osborne, hanno tutti trovato il tempo per partecipare.

 

Circondati da fastosi pasti e rinfreschi, hanno incontrato l’ex presidente della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso, tre primi ministri dell’UE e l’attuale commissario europeo responsabile del bilancio del blocco.

 

Lo scorso fine settimana, il Mail è diventato il primo giornale nella storia dei 64 anni del Bilderberg a penetrare la sua formidabile security, ottenendo una visione approfondita dell’estrema paranoia di questo sfuggente club.

 

Ho visto la polizia militare sorvegliare il perimetro dell’hotel e cani da fiuto controllare eventuali bombe all’esterno. La scorsa settimana, un giornalista freelance, che ha pubblicato online il filmato del tendone del giardino vuoto dove si sarebbe tenuto il banchetto Bilderberg, ha riferito che la polizia italiana ha preso d’assalto la sua camera d’albergo alle 4.30, sfondando la porta e “puntando una pistola” contro di lui.

 

Le riunioni del Bilderberg sono così clandestine che nessun verbale è stato preso, nessuna conferenza stampa data e nessun rapporto pubblicato.

 

La conferenza opera secondo la “Chatham House Rule”. I partecipanti possono rivelare le informazioni scambiate, ma non la fonte. Non essendoci però documentazione di quel che accade – il Bilderberg si è svolto esattamente nello stesso weekend del G7 e della riunione della Difesa NATO, consentendo opportunità di teleconferenze – i critici hanno detto che dovrebbe esserci molto più trasparenza. Molti sostengono che l’evento esiste unicamente come opportunità di networking e lobbying per i suoi partecipanti.

Il gruppo Bilderberg – così chiamato perché incontratosi per la prima volta nel 1954 presso l’Hotel Bilderberg nei Paesi Bassi – è composto da almeno 120 autoproclamatisi “cittadini principali” di Europa e Stati Uniti, che si incontrano ogni anno per discutere di “questioni di interesse comune”.

Ogni estate, figure di spicco di politica, affari, mondo accademico, finanza e difesa si rinchiudono per tre giorni in un hotel strettamente sorvegliato, per discutere argomenti di vitale importanza globale, su cui il resto di noi può soltanto fare supposizioni.

 

Ipotesi e congetture sul contenuto dei loro discorsi inevitabilmente abbondano. Ad un estremo ci sono teorici della cospirazione che credono che eventi come la caduta di Nixon e l’assassinio di JFK siano stati segretamente orchestrati dal gruppo Bilderberg.

 

Tali affermazioni naturalmente sembrano stravaganti, ma il mistero non fa altro che alimentarli.

 

L’appello dei partecipanti è invariabilmente di buon auspicio. I primi ministri, i reali – quest’anno i principi Carlo e Filippo – generali dell’esercito, amministratori delegati e governatori di banche trovano tutti il tempo per essere presenti.

 

L’AGENDA DEL BILDERBERG 2018 ED I PARTECIPANTI

In cima all’agenda di quest’anno è stato il “Populismo in Europa”. Non è un caso che la riunione si sia tenuta a Torino, in Italia, dove la coalizione populista M5S e Lega minaccia la stabilità ed il futuro dell’UE. E mentre Trump indica la via, il gruppo del Bilderberg ha discusso anche della “leadership mondiale degli Stati Uniti” e degli “USA prima delle elezioni di metà mandato”.

 

C’è stata una significativa rappresentanza dell’Unione Europea a Torino. Barroso, ex presidente della Commissione Europea (ed ora presidente non esecutivo di Goldman) ha brindato con quattro primi ministri dell’UE – l’olandese Mark Rutte, la serba Ana Brnabic, il belga Charles Michel e l’estone Jüri Rata. A loro si sono aggiunti la vicepremier della Spagna, Soraya Sáenz de Santamaría, e l’omologo turco, Mehmet Simsek. Anche l’ex primo ministro francese, Bernard Cazeneuve, si è palesato, idem per Günther H. Oettinger, commissario per il bilancio e le risorse umane presso la Commissione Europea.

 

Il Bilderberg afferma che esiste come “forum… per favorire il dialogo tra Europa e Nord America”. Kissinger, Segretario di Stato e Consigliere per la sicurezza nazionale sotto Nixon e Ford, frequenta il Bilderberg dal ’57. Lo scorso fine settimana ha viaggiato verso Torino, su una sedia a rotelle accompagnato da assistenti, alla veneranda età di 95 anni. David Petraeus, ex direttore CIA, è apparso di fianco a lui, così come John Hickenlooper, governatore del Colorado. A rappresentare il governo USA in carica c’erano Matthew Turpin, direttore del Consiglio per la Sicurezza Nazionale per la Cina, e James H. Baker, direttore dell’Ufficio del Segretario alla Difesa.

 

Molte delle università più prestigiose d’America hanno partecipato alla riunione del Bilderberg, comprese Harvard, Stanford, MIT, Pennsylvania, Princeton, New York University ed American University. Tra i think tank da segnalare Hudson Institute e Hoover Institution.

Figure di rappresentanza di molti settori, tra cui difesa, comunicazioni, finanza, affari, politica, banche e mondo accademico sono sempre presenti.

 

Quest’anno però è stato quello dei titani della tecnologia. Bilderberg è smanioso di esplorare il mondo dell’automazione e della robotica, difatti ha inserito nella propria agenda temi quali “Il futuro del lavoro”, “Intelligenza artificiale” e “Quantum Computing”. Tra la schiera di quest’anno anche il co-fondatore di LinkedIn, l’amministratore delegato di Vodafone ed il direttore dell’Iniziativa Harvard-MIT su Etica e Governance dell’AI.

Eric Schmidt ha partecipato al Bilderberg in passato, e Google è stato il protagonista di quest’anno. Erano presenti Hartmut Neven, direttore dell’ingegneria di Google Inc., al fianco di Demis Hassabis, co-fondatore e CEO della sua filiale AI DeepMind. Sono stati raggiunti da Jared Cohen, fondatore e CEO di Jigsaw presso Alphabet (società madre di Google). In passato, Cohen era stato consulente delle Segretarie di Stato Condoleezza Rice ed Hillary Clinton. Bilderberg ha anche invitato esperti e consulenti nei più vasti settori dell’Intelligenza Artificiale, come il PA Consulting Group.

 

Anche Arabia Saudita, Iran e Russia hanno trovato posto nell’agenda. La conferenza si è tenuta esattamente lo stesso fine settimana del G7 e del meeting della difesa NATO. Alcuni ipotizzano che abbiano avuto luogo delle teleconferenze tra le tre, ma Bilderberg, a parte la sua vaga agenda, non rilascia mai dettagli, verbali o resoconti di quel che viene discusso.

 

Il gruppo di inglesi di quest’anno includeva Sir John Sawers, ex capo MI6, e Marcus Agius, dimessosi dalla Barclays dopo lo scandalo della fissazione dei tassi Libor – entrambi ex amministratori fiduciari dell’Associazione Bilderberg.

Il boss di Ryanair, Michael O’Leary, è arrivato in aereo assieme ad accademici di Oxford, Cambridge, UCL ed LSE. Hanno parlato con capi di organismi internazionali, tra cui NATO, World Economic Forum ed UNESCO e, per la prima volta nella sua storia, un rappresentante del Vaticano.

Seduta gomito a gomito con l’establishment tradizionale c’era la nuova élite del potere: i titani della tecnologia.

Presenti il co-fondatore di LinkedIn e l’amministratore delegato di Vodafone. Google è ben rappresentata: presenti quest’anno sono il suo direttore dell’ingegneria, il fondatore della sua consociata Jigsaw e l’amministratore delegato di DeepMind, una società britannica di servizi di intelligenza artificiale.

 

Il mio primo giorno mi è stato detto da un manager dell’hotel: “È un grande evento. È come il G7 – viene gente da tutto il mondo. Il capo della Fiat. Non puoi dire a nessuno cosa succede qui, tutto lo staff ha giurato segretezza”.

Mi è stato detto di non intrattenere conversazioni con questi ospiti speciali, di “guardare in basso”.

 

L’incontro di settimana scorsa è stato ospitato da Fiat-Chrysler Automobiles, di proprietà della ricca dinastia Agnelli, che ha fatto alloggiare i delegati in uno spazio che da fabbrica è stato convertito in albergo.

 

A differenza dei precedenti incontri del Bilderberg, tenuti in mezzo alle Alpi o in remoti chateaux, la conferenza di quest’anno è stata audacemente fatta alla luce del sole.

L’NH Lingotto condivide lo spazio con un centro commerciale fatiscente – la location dell’ingresso segreto del personale – a propria volta circondato da mura di cemento alte 10 metri. L’ingresso principale dell’hotel è accessibile solo tramite un check point della polizia. Dentro, mentre le guardie sciamano nella hall ed il personale è equipaggiato con walkie-talkie, sono spesso lasciato a me stesso. L’NH Hotel Group ha tuttavia affermato che “prende molto a cuore la sicurezza dei propri ospiti”.

 

Vado in giro, esplorando i magazzini, le aree del personale ed il centralino principale dell’intero hotel, esaminando fili e pulsanti dal pavimento al soffitto.

 

Nonostante i feroci sforzi di sicurezza, se avessi avuto cattive intenzioni avrei potuto serenamente fare qualcosa di pericoloso.

 

Il mio primo giorno mi è stato dato un passepartout per accedere a tutte le 240 camere.

 

Mentre le controllo tutte, rifornendole di acqua minerale ed una cesta di frutta, mi chiedo – la sto preparando per Mark Rutte? Per Michael O’Leary? O forse per Kissinger? Giovedì pomeriggio, pochi minuti prima dell’arrivo dei primi delegati, la tensione nell’atrio dell’hotel è palpabile.

Fuori, osservo le dozzine di addetti alla sicurezza e al personale dell’hotel, molti con auricolari, alcuni che praticamente rimbalzano sulle suole delle scarpe. Nessuno parla. Aspettano tutti in posizione.

 

Molti dei VIP arrivano in jet all’aeroporto privato di Torino, da dove sono guidati verso l’hotel da scorte di polizia – luci blu lampeggianti, ma senza sirene.

 

Una raffica di personale dell’hotel saluta i VIP che sbarcano, mentre altro personale con ombrelli dell’hotel li protegge dalla pioggia battente.

 

Un americano mi si avvicina educato. “Scusi, dov’è il bar qui intorno?”, chiede. Gli timbro il cartellino: è David Petraeus, ex direttore CIA e comandante del Comando Centrale USA. Gli chiedo cosa vuole bere.

 

“Che vini rossi avete?”, domanda, al che mi ricordo che in realtà non sono stato addestrato al bar; non sapevo neanche dove fosse conservato il vino, figurarsi quale annata consigliare. Devo chiedere aiuto.

 

Un fattorino poi mi porta nella stanza di un delegato italiano. Ha ordinato cinque bottiglie di acqua minerale e cinque bicchieri, uno per ogni bottiglia. Non appena la porta è aperta a metà, comincia ad abbaiare: “Naturale, l’ho ordinata naturale! Non frizzante!”. Meno male che un collega lo rassicura: “Ma questa è naturale, signore”.

 

Rientro al piano di sotto per vedere un malridotto Kissinger venir scortato su una sedia a rotelle, sul pavimento di marmo, da due uomini in giacca e cravatta.

A 95 anni, Kissinger, ex Segretario di Stato degli Stati Uniti, è un habitué del Bilderberg. Il presunto criminale di guerra lo frequenta ad intermittenza dal ’57.

 

Poi Demis Hassabis, il designer inglese di videogiochi dietro DeepMind, mi chiede indicazioni per la “cena”. Improvvisando, lo dirigo vagamente verso il corridoio.

Anche un gioviale uomo con gli occhiali mi si avvicina per chiedere dov’è “la conferenza”. È Barroso, ex presidente della Commissione europea, ora presidente di Goldman Sachs International. È circondato da quattro persone che chiedono a gran voce di parlare con lui, sembra tutto baldanzoso.

 

A tutti i partecipanti vengono inoltre consegnati “cartoncini segnapunti”, di carta gialla, sui quali devono scrivere giudizi di autovalutazione, in stile TripAdvisor. Su ogni modulo i delegati devono valutare le discussioni su una scala da uno a cinque, tra cui “importanza dell’argomento”, “qualità del membro del panel”, “interazione” e così via.

 

Le discussioni includono argomenti come: “Populismo in Europa”, “Gli USA prima delle elezioni di metà mandato” (in altre parole, Donald Trump), “Il futuro del lavoro”, “Lavoro, competenze, salari” e “Libero scambio dove?” – più l’ambiguo “Dove siamo?”.

 

Un tema caldo che attualmente domina l’agenda in Europa – l’immigrazione – spiccava per assenza.

 

Alla fine, come in tante feste aziendali, ad ogni partecipante viene consegnata una borsa di regali, bianco-blu, contrassegnata dal messaggio: “Un regalo dei padroni di casa italiani del Bilderberg, generosità di Fiat Chrysler Automobiles”.

 

Dentro ci sono articoli da toeletta italiani, un tavolino da caffè con un libro d’arte, prefazione della famiglia Agnelli, e monete marchiate con abbozzi dell’edificio del Lingotto Fiat.

Il Bilderberg è un’ottima opportunità per fare networking, per quelli che hanno il privilegio di essere invitati. Mark Carney, Governatore della Banca d’Inghilterra, dovrebbe dimettersi dal suo ruolo l’anno prossimo, forse per andare a dirigere l’FMI. Anche il contratto di O’Leary con Ryanair scade l’anno prossimo.

 

George Osborne, editore di Evening Standard, ha altri sette lavori. Al Bilderberg, avrà avuto ampie possibilità di parlare ai propri contatti di lavoro.

 

È stato recentemente nominato presidente di un consiglio aziendale di Exor, la holding che gestisce i miliardi degli Agnelli. John Elkann, l’erede che ha ospitato il Bilderberg di quest’anno, siede nel board dell’Economist, al fianco di Eric Schmidt di Google. Un portavoce del Bilderberg Meetings ha affermato che “i partecipanti pagano i propri costi di viaggio ed alloggio”.

 

Ha aggiunto: “Le spese per mantenere il piccolo segreteriato delle riunioni del Bilderberg sono coperte interamente da una sottoscrizione privata. I costi d’ospitalità sono a carico dei membri del comitato direttivo del paese ospitante”. Il che però non ci dice chi finanzi questo “abbonamento privato”.

Amber Rudd, membro del Consiglio Privato della Regina, si è rifiutata di rispondere alle nostre domande, tra cui se avesso divulgato alla conferenza informazioni segrete di Stato. Non ha neanche detto se dichiarerà pienamente la sua partecipazione al Bilderberg, sia finanziariamente sia come potenziale conflitto di interessi, come invece stipulato nel Codice di Condotta della Camera dei Comuni per i deputati del Parlamento.

 

La scorsa notte, la Charity Commission ha detto che, in séguito alle indagini del Mail, stava conducendo indagini sul ramo finanziario britannico del Bilderberg. In qualità di ente di beneficenza registrato, l’Associazione Bilderberg è esente da imposte, ma la Commissione ha dichiarato di aver ricevuto “vari reclami sulle sue attività”.

 

Gli amministratori fiduciari più recentemente eletti dall’associazione sono Lord John Kerr di Kinlochard, vice presidente della Royal Dutch Shell, e Zanny Minton Beddoes, caporedattrice dell’Economist – che ieri ha pubblicato un editoriale dal titolo: “Una hard Brexit sembra sempre meno probabile: ottimo”.

 

Per qualificarsi legalmente per lo stato di ente benefico, l’organizzazione deve servire palesemente un ‘beneficio pubblico’, e non uno scopo politico.

 

L’Associazione afferma che il proprio scopo è l’”educazione” dell’umanità. Non venendo però pubblicate relazioni su ciò che effettivamente accade alla conferenza, non c’è modo di dimostrare questo caritatevole scopo pubblico.

 

La Commissione ha dichiarato che stava aprendo un caso sull’Associazione Bilderberg, “per garantire che le sue attività siano in linea con la sua mission benefica”, e le ha ricordato “l’importanza della trasparenza”.

 

Un portavoce ha affermato che è un reato fornire alla Commissione consapevolmente o sconsideratamente informazioni false o fuorvianti.

 

Lord Kerr ha detto di non essere un “fiduciario” ed ha rimandato le domande all’indirizzo sotto cui l’organizzazione benefica è registrata, Simon Robertson Associates, un gruppo di consulenza finanziaria gestito dall’ex direttore di Goldman Sachs. Sir Simon Robertson è anche nel consiglio dell’Economist.

 

L’Associazione Bilderberg si è rifiutata di commentare, mentre la sig.ra Minton Beddoes ci ha rinviato alla Bilderberg Meetings, la compagnia globale.

 

Per tre giorni son rimasto periferico, a guardare ed ascoltare. Alla fine però l’incontro più segreto del mondo rimane inafferrabile; un lontano balbettio di voci a pochi metri da me lungo un corridoio in una stanza chiusa. Vicino, ma esageratamente troppo lontano per capire.

 

Per un altro anno quindi il Bilderberg ha conservato il proprio alone di mistero, la sua impenetrabile segretezza, il suo elitarismo. Noi semplici mortali non siamo autorizzati a sapere.

 

Sicurezza a livello militare ed ostilità verso la stampa

Il gruppo Bilderberg tiene le sue riunioni segrete lontane dagli sguardi indiscreti del grande pubblico. Le polizie locale e statale e persino l’esercito del paese ospite sono a disposizione per tener fuori la marmaglia. Vengon montati recinzioni, barricate e posti di blocco, metal detector e raggi X scannerizzano chiunque cerchi di entrare nel “Bilderberg Hotel”. Come dice un giornalista che ha seguìto l’evento: “Sai che il Bilderberg sta per cominciare quando inizi a vedere le armi”.

 

Il gruppo è notoriamente restio alle telecamere, ed adotta misure estreme contro i giornalisti troppo curiosi – intimidazione inclusa. Nel ’99, Jon Ronson tentò di fare un reportage sul Bilderberg a Sintra, in Portogallo, e riuscì ad entrare nel perimetro della Conferenza. Ronson in séguito si ritrovò “inseguito per il Portogallo da uomini misteriosi con occhiali scuri”, dicendo di temere per la propria incolumità.

“Quando telefonai all’ambasciata britannica e chiesi di spiegare che ero solo un umorista, non scherzavo”, scrisse. “Ero sinceramente disperato”.

 

L’ambasciata britannica gli disse che non potevano far nulla. Dieci anni dopo, il giornalista Charlie Skelton è stato arrestato ad 800 metri dall’hotel Bilderberg di Vouliagmeni, in Grecia.

 

Ha descritto di esser stato avvicinato da un “uomo con la mitragliatrice” e da un gruppo di poliziotti che “mi giravano attorno… spintonandomi alla spalla ed urlando: ‘Dacci la macchina fotografica! Daccela!’”. Venne portato alla locale stazione di polizia e rilasciato dopo che ebbero verificato la sua identità. Successivamente, è stato arrestato una seconda volta per aver scattato ulteriori fotografie, dichiarando di esser stato pedinato per giorni in Grecia da poliziotti in borghese.

 

Lo scorso martedì il freelance Josh Friedman è entrato nell’oasi-giardino dell’hotel NH Lingotto, dove si sarebbe poi tenuto l’incontro, ed ha pubblicato online filmati del padiglione vuoto prima della conferenza. Ha descritto come, giorni dopo, la polizia italiana abbia fatto irruzione nella sua camera d’albergo alle 4 del mattino, chiedendo di vedere i suoi documenti.

Ha detto: “Ero sdraiato sul letto, al buio, ho sentito un gran rumore salire dalla tromba delle scale… Poi improvvisamente la mia porta si è spalancata e cinque agenti sono entrati nell’appartamento”.

 

“Hanno premuto l’interruttore della luce ed almeno uno di loro mi stava puntando contro una pistola”. Ha detto che la polizia gli ha chiesto nome e documenti. Più tardi si sono scusati, dicendo che stavano cercando un “sospetto” che credevano fosse nella stanza di Friedman. Quando nel 2013 la conferenza si tenne presso l’hotel a cinque stelle Grove di Watford, l’Hertfordshire Constabulary rivelò che la polizia da sola costava 1 milione di sterline.

 

C’erano anche una grande presenza di agenti G4S, recinti, una no-fly zone ed ulteriori misure anti-terrorismo. Il Bilderberg si offrì di pagare fino a 500.000 sterline per questo costo, ma la polizia dell’Hertfordshire fece appello al Ministero dell’Interno – ed ai contribuenti – per coprire il deficit. Il Bilderberg afferma che i partecipanti coprono le proprie spese di trasporto e che il comitato direttivo e il paese ospitante pagano la conferenza.

 

Non è però chiaro come figure finanziate dal pubblico, come politici e famiglia reale, paghino e dichiarino la propria presenza. Il Bilderberg afferma anche che “le riunioni sono coperte interamente da un abbonamento privato”, ma non fornisce ulteriori dettagli su chi lo paghi né su a quanto ammonti.

Sian Boyle

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