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Fioramonti e tutta la verità sul Pil di Damiano Mazzotti “Presi per il Pil” è l’accurato saggio dell’economista Lorenzo Fioramonti che descrive la nascita e l’evoluzione del concetto più potente del mondo (L’Asino d’Oro, 2017, 193 pagine, euro 20). Il Prodotto interno lordo viene considerato il termometro delle nazioni industrializzate, anche se si tratta di un banale modello statistico. Ogni mappa è diversa da un territorio. Un qualsiasi modello non è la realtà, bensì un semplice schema di semplificazione e di rappresentazione della realtà. Ogni schema riflette uno stile di visione legato a un punto di vista ben delimitato, determinato da una certa posizione. Per la statistica e l’economia “il Pil misura il valore di beni e servizi prodotti in un arco trimestrale, utilizzando i prezzi di mercato”. Quindi il Pil è costituito dalla spesa per i consumi privati, più gli investimenti, più la spesa pubblica, più le esportazioni, meno le importazioni (p. 11). La necessità di misurare l’andamento economico è nata durante la Grande recessione americana degli anni Trenta. Poi si è rafforzata durante la Seconda guerra mondiale, con la conversione delle grandi industrie e l’avveduta programmazione statale. L’inventore del Pil è stato Simon Kuznets, un immigrato russo negli Stati Uniti, che avvertì gli studiosi dei limiti del suo indicatore, soprattutto per quanto riguarda il “lato oscuro del reddito… la sgradevolezza dello sforzo necessario per guadagnare un salario” (p. 67), con il relativo costo degli incidenti sul posto di lavoro, delle malattie professionali, della disgregazione familiare e dell’aumento della criminalità a causa della forte disoccupazione. Per Kuznet la misurazione del Pil non era fondamentale in tempo di pace, ma il successo della programmazione economica della Seconda guerra mondiale accecò “la leadership politica e i mezzi di informazione rispetto alle sue numerose falle come indicatore di benessere nazionale” (p. 42). In ogni caso a nessun paese piace perdere la possibilità di aumentare il proprio Pil. Quindi la gestione delle risorse energetiche può diventare la causa principale di una guerra, come quella in Siria. In questo caso un paese che voleva far passare una pipeline dalla Siria non ci è riuscito e si è trovato degli alleati per provare a cambiare le cose (www.youtube.com/watch?v=k7LPILjBAmo, www.danieleganser.ch, www.siper.ch/en, Swiss Institute for Peace and Energy Research; www.youtube.com/watch?v=ZdRJo69lIl0. Prima o poi non ci sarà più il petrolio per tutti, l’attuale giacimento anglosassone del Mare del Nord è in costante calo da dieci anni, il costo di estrazione del petrolio canadese e americano è troppo alto. Quindi il caos geopolitico fa molto comodo ai paesi anglosassoni. Comunque l’economia relazionale e informale non viene conteggiata nel Pil. L’aiuto reciproco e gli scambi in natura e quelli professionali non vengono conteggiati. Il Pil si basa sulla menzogna che “i mercati sono gli unici creatori di sviluppo e ricchezza… gli esseri umani non producono nulla e si limitano a convertire la ricchezza naturale in denaro”. “Dal denaro non si può creare la ricchezza naturale… La crescita del Pil ricorda uno schema Ponzi elevato a sistema globale” (p. 188 e p. 189). Anche se Kuznets ha vinto il premio Nobel nel 1971, alla fine dei conti “Il Pil è un indicatore sbagliato per misurare l’economia, che crea incentivi perversi e spinge governi, imprese e cittadini ad agire in modo irrazionale, minando il proprio benessere e quello del mondo circostante” (p. 8).
Lorenzo Fioramonti insegna Economia politica e dirige il Centro per lo studio dell’innovazione nella governance all’Università di Pretoria, Sudafrica (www.youtube.com/watch?v=LpOOVz4jmXM).
Nota storica – Nel secolo scorso il reddito prodotto da una nazione veniva chiamato Prodotto nazionale lordo (Pnl). Con il progressivo aumentare della globalizzazione si misurano le attività sviluppate all’interno di una nazione (p. 13), “senza distinguere tra ricchezza generata da società locali o imprese straniere… Di Conseguenza, il reddito prodotto da una società italiana con sede a Shanghai viene contato come Pil della Cina (ma come Pnl italiano), mentre la produzione di un ditta cinese a Milano conta come Pil italiano (ma come Pnl cinese)”. Nota accademica – In molte aule universitarie la libertà intellettuale è oramai un ricordo del passato e gli economisti pensano alla carriera politica o alle collaborazioni con le multinazionali. Nota aforistica – “Stiamo rubando il futuro per venderlo nel presente, e lo chiamiamo Pil” (Paul Hawken, citato a p. 3); “La terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di pochi” (Gandhi, p. 191); “Una piccola verità è meglio di una grande bugia” (Leonardo da Vinci, p. 177); “Chiunque creda che la crescita esponenziale possa continuare per sempre in un mondo finito è un pazzo o un economista” (Kenneth Ewart Boulding, p. 177). Nota sui prezzi – In un mondo e “in un sistema in cui la conoscenza dei fatti rilevanti è dispersa fra molte persone, i prezzi possono agire per coordinare le azioni separate di differenti persone” (Friedrich von Hayek, “The Use of Knowledge in Society”, American Economic Review, 1945). Nota bellica – Con la fruttuosa programmazione economica, “l’invenzione del Pil aiutò gli Stati Uniti a vincere la guerra tanto quanto l’invenzione della bomba nucleare” (p. 23). Alcuni generali tedeschi capirono di aver perso la guerra quando vennero informati che la fanteria americana poteva ricevere armi e munizioni in grandi quantità e la torta di mele ancora fragrante. “Kuznets era un pacifista e riteneva che l’economia dovesse produrre benessere, non carri armati” (p. 42). Purtroppo il più grande business degli Stati Uniti è legato alle multinazionali delle armi e molte persone avranno sempre troppo interesse a far scoppiare una grande guerra a intervalli quasi regolari, in modo da mantenere dei buoni affari (almeno fino a quando riusciranno a mantenere inviolati i loro confini nazionali). Inoltre l’economia petrolifera texana e della fratturazione idraulica è molto inquinante e per sopravvivere ha bisogno dei prezzi mondiali del petrolio alti e quindi di una certa dose di caos geopolitico. Da molti decenni gli esseri umani non uccidono più per procurarsi il cibo, ma per procurarsi un vantaggio sociale: uccidono per sentirsi superiori al vinto o per sottrarre delle risorse (acqua, energia e materie prime; donne e schiavi in epoche passate). Oggi “non uccidiamo più per fame, ma per potere, perché il potere potenzia la nostra identità e il nostro vissuto di superiorità” (Umberto Galimberti, 2018, p. 134). Oggi molte persone pensano a un qualsiasi modo per guadagnare molto di più, solo per diventare più potenti e più influenti. Nota sulla sperimentazione del reddito di cittadinanza – In Finlandia sembra che il governo non sia rimasto soddisfatto della sperimentazione nazionale del reddito di base. A quanto pare troppi lavoratori non si sono attivati per andare a ricercare un lavoro. Forse qualcuno non ha valutato che se i posti di lavoro disponibili sono quasi inesistenti non è assolutamente razionale sprecare tempo e soldi per muoversi. Ai cercatori di funghi piacciono molto i funghi, ma vanno a cercarli solo quando c’è la stagione adatta per trovarli. A nessuna persona razionale piace sprecare il proprio tempo. Sono i politici che amano sprecare tempo e parole, a stomaco pieno, grazie ai pranzi e alle cene di lavoro pagate dal reddito di rappresentanza fornito dalla tasse dei cittadini. Oltretutto molti politici dicono che purtroppo non ci sono i soldi per fare tutto e per tutti, e poi stranamente i soldi per comprare altre armi e per le banche in difficoltà riescono a trovarli sempre, naturalmente aumentando il debito pubblico (saranno sempre i cittadini e i loro figli a pagare). Nota innovativa sul reddito minimo italiano – Il reddito minimo garantito potrebbe essere pagato in una moneta nazionale, ad esempio in lire, su un conto corrente bancario, poi le banche dovrebbero convertire la moneta nazionale in euro, con un diritto di commissione del cinque per cento. Quindi lo Stato recupererebbe il diritto vitale di emettere la moneta nazionale senza entrare nel circuito perverso dell’emissione dei titoli di debito pubblico, mentre le banche private continuerebbero a guadagnare molti soldi per il loro ruolo di intermediari tra stato e cittadini. In questo modo si salverebbero anche i bilanci di molte banche senza prendere in giro i cittadini. Nota sull’euro – Uscire oggi e da soli dall’euro è pura follia, come affermato da molti economisti, tra cui il greco Yanis Varoufakis. In ogni caso potrebbero essere i tedeschi a uscire dall’euro, nel caso non ritenessero abbastanza vantaggioso l’euro per loro. Forse il ministro dell’Economia più utile in questo momento sarebbe Nino Galloni: https://it.wikipedia.org/wiki/Nino_Galloni (ha insegnato in varie università italiane); https://www.youtube.com/watch?v=6e23Gaz-Jb4 (l’intervento risale al 2012, ma le cose non cambiano molto). Galloni è il Presidente del Centro Studi Monetari, un'associazione per lo studio dei mercati finanziari e delle forme di moneta emettibili senza creare debito pubblico (www.studimonetari.org). Nota personale - Probabilmente è l’antiquato sistema della moneta emessa come debito che crea delle assurde e impietose crisi economiche che minano alla base il diritto di alimentarsi e di sopravvivere di milioni e milioni di uomini, che non vivono più in mezzo alla natura, e che quindi non possono più uccidere degli animali o raccogliere dei frutti spontanei per sopravvivere. Inoltre senza denaro una persona perde anche il diritto di muoversi e quindi molte risorse mentali sono costrette a rimanere improduttive. E senza muoversi e senza mangiare nessun Pil può aumentare. |