http://www.asianews.it/it.html 01/06/2018
Amare Liu Xiaobo è un crimine, una sentenza di morte di Liao Yiwu
Una nuova conversazione fra lo scrittore Liao Yiwu e Liu Xia, moglie del defunto dissidente Liu Xiaobo, lasciato morire in carcere di cancro. Agli arresti domiciliari, Liu Xia ha ricevuto dal governo promesse di poter lasciare la Cina per curarsi. Ma nulla è avvenuto finora. Pur avendolo richiesto, Angela Merkel non ha potuto incontrarla. L’appello a politici e persone comuni.
Riportiamo la traduzione integrale di un articolo pubblicato oggi dallo scrittore cinese Liao Yiwu, al presente esule in Germania, e il suo nuovo appello per la liberazione di Liu Xia, la moglie del defunto Premio Nobel per la pace 2010, che è costretta all’isolamento e agli arresti domiciliari. Liu Xia si trova in una situazione di grande fragilità psicologia e pur non avendo compiuto alcun crimine, le viene di fatto negato il diritto di andare all’estero per cure.
Cari amici, ancora una volta diffondo un pezzo di conversazione con Liu Xia, stavolta del 25 maggio 2018. La registrazione dura 21 minuti; io ho stralciato gli ultimi 8 minuti. Liu Xia ha detto: Amare Liu Xiaobo è un crimine, per esso io ho ricevuto una sentenza di morte”. Tutto questo è sufficiente per essere infiammati dalla rabbia. Da quando amare è divenuto un crimine? Quando il padre di Xi Jinping è stato bollato da Mao Zedong come un elemento contrario al Partito comunista cinese, durante la Rivoluzione culturale, sua madre non lo ha abbandonato, né è stata segregata per anni, come avviene per Liu Xia. Liu Xia era stata isolata dal mondo già da più di tre anni quando nel gennaio 2014 sono riuscito dalla Germania a raggiugerla al telefono nella sua casa a Pechino. Non appena ho pronunciato il suo nome, lei ha cominciato a singhiozzare ed è andata avanti per 20 minuti. Non sapevo cosa dire. Lei ha riattaccato. Io ho richiamato, ed è successo lo stesso – lei era divenuta quasi muta.
In un attimo sono passati tanti anni – il tormento vissuto è impossibile da esprimere a parole. Alla fine è successo: Xiaobo è stato assassinato sotto l’apparenza di una “cauzione per motivi di salute”. La coppia ha avuto la possibilità di vedersi in un ospedale-prigione per meno di un mese. Ogni giorno vi erano persone che entravano e uscivano, almeno 100 volte, “salvando” Xiaobo, ma in realtà isolandolo dal mondo esterno.
Con forza disperata Xiaobo voleva che Liu Xia lasciasse la Cina, e nel poco tempo che gli restava da vivere, sognava perfino di accompagnarla in Germania insieme a Liu Hui, il fratello di Liu Xia. Dopo che è morto, a Liu Xia la polizia cinese ha detto molte volte che se lei cooperava con loro, le avrebbero permesso di lasciare il Paese per ricevere delle cure. Nell’aprile 2017, attraverso uno dei più famosi poeti e cantanti del Muro di Berlino, Wolf Biermann e sua moglie, sono riuscito a contattare il cancelliere Angela Merkel con una lettera in cui chiedevo il suo aiuto. Ho allegato una nota scritta a mano da Liu Xia, dal titolo “Richiesta per uscire dalla Cina presentata ai dipartimenti relativi (datata 9 aprile 2017).
La mia lettera ha ricevuto una veloce risposta e si è stabilito un canale di comunicazione con il cancelliere. Da oltre un anno, fino ad ora, i governi di Germania e Cina sono impegnati in negoziati privati. All’inizio di aprile 2018, in risposta agli apparenti segnali positivi, Liu Xia ha preparato le valigie, approntandosi al viaggio – ma i suoi sogni si sono spenti fino all’oscurità. Il funzionario cinese che gli aveva fatto la promessa era scomparso e per disperazione Liu Xia ha detto che avrebbe “usato la morte come sfida”.
Io le ho detto di non essere precipitosa e percependo che le cose stavano raggiungendo il punto critico, per la prima volta ho pubblicato una registrazione audio di parte di una nostra conversazione, con il titolo “Dona, Dona, dai la libertà a Liu Xia”. L’idea era di trasformare un negoziato a basso profilo in un appello ad alta voce per richiamare l’attenzione della comunità internazionale.
Il 23 maggio, il giorno prima che la Merkel andasse in visita in Cina, ho ricevuto una chiamata dalla ZDF, la televisione pubblica tedesca, su cui ho espresso la richiesta che la Merkel portasse Liu Xia con sé fuori della Cina. Ho detto che se questo era impossibile, ella avrebbe potuto almeno esprimere il desiderio di visitare Liu Xia, che è malata o far sì che un esperto di medicina potesse curarla. Per Liu Xia, rinchiusa nella sua casa-prigione, questa avrebbe potuto essere la sua migliore occasione per essere libera.
E invece, nulla di tutto questo è accaduto! E questo, anche se nell’ambasciata tedesca a Pechino, la Merkel ha incontrato Li Wenzu, la moglie di Wang Quanzhang, avvocato per i diritti umani, imprigionato, e altri familiari del gruppo delle vittime del 709 e ha sottolineato che desiderava incontrare personalmente Liu Xia. Quando la Merkel e il premier cinese Li Keqiang hanno tenuto la loro conferenza-stampa congiunta, Li ha annunciato che la Cina rispetta le richieste umanitarie ed era desiderosa di impegnarsi in un dialogo con la Germania su “casi individuali di diritti umani”: questo è stata la più importante dichiarazione ufficiale sulla questione.
Quanto a Liu Xia, giorni prima della visita di Angela Merkel, la polizia è entrata nel suo appartamento e le ha ordinato di lasciare la città per “turismo”. Liu Xia si è rifiutata con decisione e la polizia non l’ha forzata. Al contrario, hanno cercato in modo insistente di convincerla dicendo che presto qualcuno sarebbe andato a parlarle a proposito di lasciare il Paese.
Ho perso il conto di quante volte questa promessa è stata fatta. La polizia ha detto che in luglio, dopo il primo anniversario della morte di Liu Xiaobo, le avrebbero dato il permesso di lasciare la Cina in modo assoluto. Io ho espresso i miei dubbi e ho consigliato a Liu Xia di pensare a delle contromisure nel caso che in luglio non le avrebbero dato il permesso. A queste parole Liu Xia è rimasta atterrita ed è scivolata nella disperazione.
Quanto segue è uno stralcio della nostra conversazione telefonica del 25 maggio, l’ultimo giorno della visita della Merkel in Cina: Liao Yiwu: Quando l’ultima volta hai continuato a dire ‘morte, morte, morte’, mi sono sentito come copito da una scarica elettrica. Liu Xia: Dopo che sono morta, non sarò più un fastidio per nessuno. LYW: Come fai a dire queste cose? Perché morire così? Questa non è un’opzione. LX: E allora fammi compagnia, stai con me con tranquillità. Quando tutti voi mi dite di fare questo e quello, non accetterò più nessuna chiamata…Voi pensare che queste cose siano facili da fare – se io potessi vivere come una persona libera, perché dovrei volere di lasciare la Cina? Xiaobo voleva che io andassi all’estero per essere libera… perché lui ha visto che la polizia mi seguiva ovunque e che la stanza era piena di ogni sorta di strumento di sorveglianza e nulla è facile per me. Anche qui ho un sacco di amici… talvolta sono così schiacciata che non mi rimane nessuna scelta… LYW: Sì, la volta scorsa mi hai detto di registrare – sentivo che stavi cadendo a pezzi. Quella volta, io… LX: Non fa niente. Ma non chiedermi, come hai fatto dopo, di fare questo o quest’altro… LYW: Ok, ok, ok. Aspetta a luglio e vediamo cosa dicono. LX: Giusto. LYW: Sento che avrai la possibilità di uscire… ma è un tale ca… di tormento… Più singhiozzi. Singhiozzi senza fine. Non ho potuto né fermarla, né confortarla. Così ho iniziato a suonare la canzone ‘Too much love’ del cantante israeliano Motty Steinmetz. L’avevo suonata per lei molte volte e le piaceva molto. Fin dalla sua infanzia Steinmetz aveva imparato gli inni ebraici tradizionali da suo nonno e le sue poesie sono tratte dalla Bibbia ebraica. Mentre andava avanti il suono, Liu Xia geme: “Mi terranno qui per scontare la sentenza di Xiaobo”.
Ero sbalordito. L’anno scorso, quando lei è potuta ritornare a casa dopo la morte di Xiaobo, ha rivolto lo sguardo alla stanza piena di libri. I vecchi libri li aveva letti; i nuovi non mi aveva mai iniziati. Si sentiva soffocare ed è andata a prendere le medicine, quando è collassata per terra. Quando è rivenuta, si è ritrovata tutta piena di lividi. Mentre medito tutto ciò, dal profondo della mia mente sgorgano alcune parole di Geremia: Così dice il Signore: Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza, dell'amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in terra non seminata. (cfr. Ger 2, 2)
Sembrava la voce di Xiaobo dal Paradiso. Liu Xia ha continuato: “Voglio vedere fino a che punto di crudeltà possono arrivare e quanto svergognati possono essere; voglio vedere quanto depravato può essere questo mondo” Io ho risposto: Tutto ciò che hai fatto è stato amare, per tutto quello che hai passato… E lei: Dovrebbero aggiungere una frase alla costituzione: ‘Amare Liu Xiaobo è un grave crimine, una sentenza di morte’. Ero troppo colpito da queste sue parole per potere continuare. Liu Xia dice: Vado a prendere le mie medicine.
La saluto con un arrivederci: Sii paziente. Aspettiamo fino a luglio. Ha mugolato qualcosa e ha riattaccato. Sono rimasto in silenzio seduto a lungo alla mia scrivania. Si avvicina il 29mo anniversario del massacro di Tiananmen e ho deciso di diffondere questo messaggio al mondo, continuando a chiedere che lei venga liberata. Cari amici, stranieri o cinesi; leadrr politici, parlamentari, diplomatici o semplici cittadini – amici di Xiaobo che siete dissidenti, poeti, autori, accademici, artisti, sinologi, attori, avvocati e pubblici intellettuali – se siete a Pechino, per favore, usate un momento del vostro tempo per andare a visitare Liu Xia. Se avete timore di andare da soli, portate con voi qualche amico che la pensa come voi. Se essi non vi permettono di vederla, leggete un suo poema davanti alla sua casa o chiamatela. Se le sue guardie vi fermano, date loro un volantino con su stampato il suo poema. Se non siete a Pechino, o non volete fare quanto detto sopra, almeno inoltrate la registrazione. Fate che più gente – fra cui il presidente Usa Donald Trump, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Theresa May, il Comitato del Nobel in Norvegia – comprenda cosa ha passato in tutti questi anni la moglie di Liu Xiaobo, premio Nobel per la Pace 2010.
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