Fonte: cluborlov.blogspot.com

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5 agosto 2018

 

Una pausa di mezza estate

di Dmitry Orlov

Scelto e tradotto da HMG

 

58ºN è la latitudine a cui trascorriamo le nostre estati. Siamo 3º a sud (e 120º ad ovest) di Anchorage, Alaska. Il tempo qui è subtropicale, da settimane. Un paio di pantaloncini  (lavati ogni giorno saltando nel fiume) bastano come vestiario. Saltare nel fiume è ancora rinfrescante, anche se è abbastanza caldo da poterci passare mezza giornata senza rischiare il raffreddore.

 

Le temperature diurne oscillano attorno ai 27°C; il massimo di domani è previsto sui 30ºC. Nel pomeriggio, spesso si verificano temporali ed acquazzoni torrenziali. Tutto, erbacce comprese, sta crescendo molto più velocemente del solito. Sulla strada c’è un gran raccolto di mele, molte delle quali cadono a terra durante i temporali pomeridiani; raccoglierle e ricavarci qualcosa si sta trasformando in una gran fatica. L’unico modo per non sprecarle è costruire una pressa per sidro ed un alambicco. L’anno successivo diverrà Calvados.

Con così tante cose in corso al momento, ho meno tempo per scrivere: sarò quindi breve e diretto. Pubblicherò un post più lungo giovedì.

 

Nel mentre, vorrei condividere con voi tre osservazioni che ho trovato particolarmente interessanti.

 

            I giacimenti petroliferi di scisto americani si stanno esaurendo ad un ritmo sempre più rapido. Il calo più recente è di mezzo milione di barili al mese al giorno. La Sindrome della Regina Rossa – dover correre sempre più velocemente solo per rimanere sul posto – è in pieno svolgimento.

 

 

 

 

           Con i prezzi del petrolio ora più alti di quanto lo siano stati da un bel po’, ci si aspetterebbe che l’industria dello shale statunitense stesse guadagnando denaro, o perlomeno fosse in pareggio. Beh, non è così: è un’emorragia di soldi. Sento ancòra sporadici echi sull’efficienza dell’industria dello scisto americano. A che serve l’efficienza se produce solo maggiori perdite finanziarie?

            Gli Stati Uniti sono attualmente il maggior produttore di petrolio al mondo. Sono diventati un paese esportatore. Non ne producono però ancòra in misura sufficiente per soddisfare la propria dipendenza. Dipende dalle importazioni anche per un altro motivo: l’olio di scisto è molto leggero. È utile per fare la benzina, che è un carburante per piccoli motori. Non è utile però per la produzione di diesel, carburante per aerei o petrolio pesante, che è ciò su cui si basano le industrie.

 

Questo fa sorgere una serie di domande:

Con tassi di declino così alti ed in aumento, quanto tempo ci vorrà prima che l’olio di scisto americano crolli?

Una volta che andrà a picco, cosa accadrà alla montagna di debiti che si lascerà alle spalle?

Dal momento che le trivellazioni di olio di scisto e di gas di scisto sono correlate, quali saranno le conseguenze sul sogno di competere con Gazprom in Europa?

Trump sogna di rimpatriare le industrie delocalizzate imponendo dazi. L’industria però richiede energia. Visto che il mondo dell’energia è in questa situazione, non sta solo facendo buon viso a cattivo gioco?

 

Link: http://cluborlov.blogspot.com/2018/07/a-midsummer-pause.html

31.07.2018

 

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