http://www.asianews.it/it.html 03/01/2018
Clima e sviluppo senza freni: Jakarta rischia di finire sott’acqua Circa il 40% della capitale si trova sotto il livello del mare. La città ha solo un decennio per fermare il fenomeno. Alcune aree costiere, come il quartiere di Muara Baru, sono sprofondate fino ad un massimo di 4,25 metri negli ultimi anni.
Con il cambiamento climatico, le acque del Mar di Java si stanno innalzando e le condizioni a Jakarta si fanno sempre più estreme. Ricercatori locali temono che nel prossimo secolo le temperature possano aumentare di parecchi gradi innalzando il livello del mare di circa un metro, rendendo inutile il grande muro protettivo costruito dalle autorità. Il riscaldamento globale si è rivelato non essere l’unica preoccupazione per Jakarta: la città stessa sta affondando, con più velocità di qualsiasi altra grande città del pianeta, con una velocità maggiore dell’innalzamento del mare causato dal cambiamento climatico. Spesso, le piogge ordinarie invadono regolarmente i quartieri e gli edifici lentamente scompaiono sottoterra, inghiottiti dal suolo.
La causa principale del fenomeno è l’usanza dei residenti di scavare pozzi illegali, drenando le falde acquifere sotterranee su cui poggia la città. Circa il 40% di Jakarta si trova ora sotto il livello del mare. Alcune aree costiere, come il quartiere di Muara Baru, sono sprofondate fino ad un massimo di 4,25 metri negli ultimi anni. Gli idrologi affermano che la città ha solo un decennio per fermare il suo affondamento. Se non vi riesce, il nord di Jakarta, con i suoi milioni di residenti, finirà sott'acqua insieme a gran parte dell'economia della nazione. La città non sarà in grado di costruire muri abbastanza alti da trattenere i fiumi, i canali ed il crescente Mar di Java.
Le falde acquifere non riescono a riempirsi, nonostante le forti piogge e l'abbondanza di fiumi, perché oltre il 97% di Jakarta è ora soffocato dal cemento e dall'asfalto. Campi aperti che una volta assorbivano la pioggia sono stati spianati. Sponde di mangrovie che un tempo contenevano fiumi e canali in piena durante i monsoni sono state rimpiazzate da baraccopoli e torri di appartamenti. Case abusive, fogne improvvisate e la spazzatura impediscono il funzionamento delle stazioni di pompaggio che la città ha dovuto costruire, perché la sola gravità non prosciuga i corsi d’acqua.
L'ex governatore di Jakarta, Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama, aveva ordinato i primi sgombri. Egli è un cristiano di etnia cinese, esperto ingegnere geologico. Come governatore, ha affrontato e risolto molti dei grandi problemi di Jakarta, non riuscendo tuttavia a strappare il controllo del rifornimento idrico alle compagnie private; ha istituito un gruppo di servizi igienico-sanitari, chiamato esercito arancione, per rimuovere sedimenti ed immondizia dai fiumi e dai canali. I suoi sforzi hanno iniziato a fare la differenza. Le piogge che una volta causavano giorni di inondazioni, ora defluiscono in poche ore.
Rivali politici del governatore e religiosi conservatori hanno sfruttato la resistenza dei residenti agli sgombri ed il sentimento di pietà verso i più poveri, per attingere ad una vena di populismo anti-cinese. Accusato di blasfemia, lo scorso aprile Ahok ha perso le elezioni e sta ora scontando due anni di carcere. Il nuovo governatore di Jakarta, l’islamista Anies Baswedan, ha annunciato a novembre il progetto di ricostruzione alcuni di essi, come uno dei suoi primi atti di governo.
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