http://www.nigrizia.it/ Lunedì 19 febbraio 2018
Cibo troppo caro di Marco Cochi
Nonostante nell’Africa subsahariana i prezzi dei generi alimentari di base siano considerati bassi, in realtà sono dal 30 al 40% più alti rispetto ai prezzi nel resto del mondo. Uno squilibrio che si riflette anche sull’economia di sussistenza.
Uno studio pubblicato sui West African Papers e ripreso sul sito dell’Ocse rileva che secondo le più recenti proiezioni effettuate dall’organismo di Parigi e dalla Fao, il costo dei generi alimentari dovrebbe rimanere stabile nel medio periodo. Una congiuntura che l’autore della relazione, Thomas Allen, giudica propizia per riesaminare le questioni più salienti, che regolano i prezzi degli alimenti e dei beni di prima necessità nel continente africano. La disamina comincia con l’interrogarsi se in Africa sub-sahariana i prodotti alimentari siano davvero economici. Per rispondere al quesito, Allen si avvale di un grafico realizzato dalla Banca Mondiale, che riproduce l’andamento del rapporto tra prezzi dei beni alimentari e Pil pro capite in Africa Occidentale, Africa subsahariana, Asia-Pacifico e Resto del mondo. Dal grafico emerge che in assoluto i prezzi sono più bassi in Africa subsahariana, ma questo può valere per le tasche di un consumatore europeo, mentre per quello africano la faccenda è ben diversa. Partendo dal presupposto, che qualsiasi stima di accessibilità ai generi alimentari deve correlare i prezzi ai livelli di reddito, si scopre che gli africani sono costretti a spendere gran parte delle loro entrate in cibo. Il caso più estremo è quello dell’Africa occidentale, dove le famiglie impiegano in media il 55% del loro budget per acquistare gli alimenti di prima necessità. Anche se tale esborso non attutisce i gravi problemi alimentari che affliggono diversi paesi della regione. Prendendo quindi in considerazione le differenze di reddito, le stime basate su modelli econometrici rivelano che, se comparati al reddito procapite, i prezzi dei generi alimentari primari in Africa subsahariana sono dal 30% al 40% più alti rispetto ai prezzi nel resto del mondo. In termini pratici, per le famiglie il cibo è particolarmente costoso rispetto al loro reddito. Tutto ciò può apparirci sorprendente, poiché il costo del cibo è senza dubbio più basso nei paesi poveri, ma lo scarso reddito reale dei consumatori africani incide molto sul loro potere d’acquisto. Di conseguenza, si può sostenere che i generi alimentari divengono più cari al diminuire del reddito reale, generando un riflesso dell’evoluzione dei costi.
Fatica l’economia di sussistenza Tuttavia, gli africani sono principalmente produttori e l’effetto della salita dei prezzi costituisce fonte di reddito per i produttori, ma l’effetto tangibile dipende complessivamente dalla struttura dell’economia. Nelle economie di sussistenza, la maggior parte delle famiglie beneficia degli elevati prezzi dei prodotti alimentari, in quanto consumano ciò che producono e vendono il resto. Su quest’ultimo aspetto però incidono le dinamiche di urbanizzazione e la diversificazione dell’economia rurale, che impediscono a sempre più famiglie africane di dipendere esclusivamente dalla propria produzione alimentare. Lo studio suggerisce inoltre che la soluzione all’eccessivo costo del cibo in Africa passa attraverso una trasformazione interna dell’economia alimentare del continente. Innanzitutto, per ridurre i prezzi degli alimenti primari è necessario migliorare la produttività agricola. Un risultato che si può raggiungere con una più efficiente irrigazione e l’utilizzo di sementi di buona qualità, fertilizzanti e attrezzature moderne, nonché migliorando i servizi connessi all’agricoltura. In secondo luogo, fermo restando che i prezzi dei generi alimentari sono determinati dai costi incontrati in ogni fase della loro produzione, l’aspetto predominante è insito nella riduzione dei costi che riguardano la trasformazione, la logistica e il marketing dei beni alimentari, che costituiscono i segmenti finali delle catene del valore. Inoltre, il rafforzamento del commercio regionale potrebbe contribuire alla riduzione dei costi di transazione, soprattutto se consideriamo l’elevato differenziale di prezzo in Africa occidentale, che rispetto alla media regionale oscilla dal -28% in Mauritania a +14% in Ghana, riflettendo in pieno le inefficienze del mercato alimentare dell’area. Infine, lo studio si sofferma sulla necessità di rivedere i sistemi di monitoraggio dei prezzi adottati in molti paesi africani che non coprono adeguatamente i prodotti non cerealicoli. Quest’ultimo fattore impedisce un controllo completo dei prezzi al consumo, rendendo più difficile stabilire quali siano i prodotti alimentari più convenienti. E quindi è arrivato anche il tempo di affrontare la mancanza di dati generali.
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