http://nena-news.it/ 23 giu 2018
In fuga da guerre e fame di Federica Iezzi
Il 20 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale del Rifugiato: la nostra consueta rubrica del sabato è dedicata oggi ai profughi nel continente africano, flagellato da sfruttamento delle risorse, siccità e conflitti armati
Somalia Senza un governo funzionante, le guerre di clan durano da decenni e gruppo terroristici attualmente controllano diverse fasce del paese. Il crollo del 1991 dell’allora governo somalo e la conseguente guerra civile hanno provocato centinaia di migliaia di rifugiati. Circa 500mila rifugiati somali sono fuggiti in Kenya, mentre quasi 250mila hanno trovato protezione in Etiopia. In Kenya, la maggior parte di loro si è stabilita nell’ampio campo profughi di Dadaab, che è stato progettato per gestire solo 160mila rifugiati, ma attualmente ne ospita mezzo milione. Ci sono circa 100milarifugiati somali nel campo di Kakuma, oltre a circa 30mila rifugiati urbani nella capitale, Nairobi. L’Etiopia è stato il principale paese di destinazione per i rifugiati somali nel 2012. Dal 2007, sei nuovi campi profughi sono stati aperti per accogliere la crescente popolazione di rifugiati somali in Etiopia, il maggiore dei quali rimane il Dollo Ado camp. Mentre la comunità internazionale continua a sostenere un governo debole, sia il Kenya che l’Etiopia stanno considerando il reinsediamento come una soluzione praticabile e duratura. *** Sud Sudan A causa della crescente violenza e del deterioramento della situazione politica in Sud Sudan, il numero totale dei rifugiati sud-sudanesi ha ora superato i due milioni. Si parla della più grande crisi di rifugiati in Africa e della terza più grande al mondo, dopo la Siria e l’Afghanistan. Il 65% dei rifugiati sud-sudanesi ha meno di 18 anni, la maggioranza dei quali continua a cercare rifugio nella vicina Uganda che attualmente ospita più di un milione di rifugiati, di questi l’82% sono donne e bambini. In più almeno altri due milioni di civili sono stati costretti a lasciare le loro case, rimanendo all’interno del paese, nelle aree di Unity State e Upper Nile State. *** Repubblica Democratica del Congo Le gravi violenze nella Repubblica Democratica del Congo hanno portato a sfollamenti di massa, terreno fertile per un’enorme crisi alimentare con nuovi casi di malnutrizione acuta tra i bambini sotto i cinque anni. Nella regione del Kasai, oltre un milione di persone sono state sfollate a causa dei combattimenti che durano ormai da quasi due anni. E secondo le Nazioni Unite, oltre 650mila persone sono state costrette a fuggire dai violenti scontri nella provincia di Tanganica. Gli scontri estremamente brutali tra gruppi armati hanno avuto conseguenze molto gravi per i civili di etnie diverse: numerosi sono i morti, i feriti e i traumatizzati. I villaggi sono stati bruciati e i campi distrutti. Gli effetti di questa esplosione di violenza sono ancora oggi molto visibili. La situazione rimane instabile e le violenze rischiano di riaccendersi in qualsiasi momento. *** Repubblica Centrafricana Nel 2013 a causa di scontri violenti tra la coalizione Séléka musulmana e la milizia anti-Balaka cristiana, centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini sono fuggiti disperatamente dalle loro case nella Repubblica Centrafricana, molti in cerca di rifugio nel vicino Camerun, nella Repubblica Democratica del Congo e nel Ciad. Gli anni che seguirono le violenze del 2013 portarono una transizione graduale verso la pace e la stabilità, ma il caos si scatenò nel giugno 2016. Più di un milione di centrafricani sono stati costretti a fuggire. Quasi 550mila hanno cercato rifugio nei paesi limitrofi. La maggior parte dei rifugiati è fuggita in Camerun, mentre altri hanno trovato rifugio in Ciad e nel Sud Sudan. Più di 60mila civili sono arrivati nella Repubblica Democratica del Congo dal maggio 2017. Altri 688mila sono stati costretti a lasciare le proprie case, ma rimangono sfollati all’interno del paese. Nena News
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