Al-Arab

22-01-2017

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25 gen 2017

 

Oya Baydar: la Turchia è sempre più governata da “assurdità e abusi”

Traduzione e sintesi di Raffaele Massara

 

Anche la scrittrice turca conferma che il suo Paese, con Erdogan, sta passando da una fase di dispotismo ad una di dittatura assoluta

 

Oya Baydar, scrittrice e sociologa turca, ha vissuto ben tre colpi di Stato nel suo Paese, più l’esperienza del carcere, delle torture ed in fine, dell’esilio. Ma definisce la messa in scena a cui assiste l’intero Paese, dal golpe fallito di luglio, come “regno dell’assurdo”; “l’aspetto preoccupante e pericoloso, è che la gente condanna all’unisono il colpo di stato, ma metà della popolazione è col presidente Erdogan”, aggiunge l’autrice, la quale non parla apertamente di fascismo, ma di una fase di transizione dall’autoritarismo alla dittatura.

La Baydar, che di recente ha partecipato al festival Transméditerranée di Grasse, nel sud-est francese, ha inoltre affermato che, pur essendoci delle accuse contro di lei, in particolare per aver appoggiato una maestra accusata a sua volta di terrorismo, si sente al sicuro in Turchia e libera di scrivere; ai suoi amici dice sempre “anche oggi ce l’ho fatta”, nel senso che nessun agente si è presentato a casa sua per arrestarla. Ma in questa fase attraversata dal Paese, che lei definisce “governata da abusi ed assurdità”, per lei, per suo marito (giornalista del quotidiano Cumhuriyet in opposizione col governo) e molti loro colleghi, non si sa mai cosa può accadere. Quello che sa è che è meglio la galera in patria che un altro esilio, un’esperienza straniante che “devasta la tua identità”.

A novembre scorso, nove agenti hanno bussato alla sua porta, perquisendo casa in lungo e in largo sequestrando due libri e il marito, rilasciato cinque giorni dopo a causa della sua salute e dell’età avanzata. I motivi di tutto ciò sono ancora oscuri alla coppia, suo marito può scrivere e pubblicare articoli ma non può lasciare il paese; altri colleghi dello stesso giornale sono in galera senza conoscere quale sia l’accusa ad essi rivolta, ironia della sorte, anche il funzionario che ne ha ordinato l’arresto ora si trova nella stessa situazione.

Possiamo definirla già “dittatura” questa? Secondo Oya, “Da un lato sì, dall’altro ancora no”. “Certo è che la sorveglianza dall’alto è molto forte” aggiunge la scrittrice, la quale non si azzarda nemmeno ad usare la parola “Kurdistan” quando scrive.

Ma questa svolta autoritaria era prevedibile? “C’era da anni chi diceva che Erdogan indossasse solo la maschera del ‘democratico’, io sinceramente non saprei dire se questi avessero ragione… È vero però che con lui stiamo tornando indietro di vent’anni, dal punto di vista dei diritti umani”; così commenta l’autrice.

“Erdogan sogna un Turchia diversa, una Turchia musulmana osservante ma dall’aspetto ‘europeo’. Gli affari esteri hanno alimentato questi sogni, soprattutto la guerra in Siria. Il grande pericolo è che metà paese lo sostiene… Ho paura che possa scoppiare uno scontro tra essi ed il resto del paese!”, ha dichiarato la scrittrice concludendo il suo intervento.

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