http://www.huffingtonpost.it/
09/07/2017
In Turchia l'opposizione anti-Erdogan si rimette in marcia
Grande manifestazione ad Istanbul del Partito Repubblicano. Centinaia di migliaia in piazza.
"Questo 9 luglio è un primo passo e una rinascita per la Turchia". Accolto a Istanbul da centinaia di migliaia di sostenitori, in un tripudio di vessilli turchi e bandiere con il volto di Ataturk, Kemal Kilicdaroglu apre così la più grande manifestazione dell'opposizione turca degli ultimi anni. Una distesa umana si staglia lungo il mar di Marmara, nella grande piazza di Maltepe, ultima tappa dei 430 km della 'marcia per la giustizia' iniziata 25 giorni fa ad Ankara. Lì, all'indomani dell'arresto del deputato del partito socialdemocratico Chp, Enis Berberoglu, era partito il cammino di protesta della prima forza di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan. Un'iniziativa che passo dopo passo si è trasformata in una "marcia per i diritti di tutti, anche di quelli che oggi non sono qui".
"Diritto, legge, giustizia", è lo slogan che i manifestanti scandiscono di continuo, in lunghe code che nel primo pomeriggio iniziavano già diversi chilometri prima di arrivare alla manifestazione. Il leader dell'opposizione parla per un'ora sotto un sole cocente e lancia la sfida di "riportare la giustizia in Turchia" dopo il "golpe civile del 20 luglio", cioè le maxi-purghe decise con lo stato d'emergenza, con oltre 50mila arresti e 150mila epurazioni. Kilicdaroglu ricorda che "in galera ci sono giornalisti e deputati" e invita la Corte costituzionale a restare indipendente.
Come d'abitudine, non nomina direttamente Erdogan. Le sue politiche sono quelle del "Palazzo", cioè della sua reggia di Ankara, dipinta come il simbolo della sua svolta autoritaria di questi anni. Dal palco, il leader del Chp snocciola le sue richieste in 10 punti al governo di Ankara, a partire dalla fine dello stato d'emergenza, che scade tra 10 giorni e l'esecutivo sembra intenzionato a rinnovare per la quarta volta, senza per questo interrompere la lotta a "Feto", la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Poi, arrivano gli appelli a tutelare la libertà di stampa, l'eguaglianza e la laicità. Mentre parla, i manifestanti a bordo palco srotolano un'enorme bandiera turca.
La manifestazione si è svolta tra imponenti misure di sicurezza, con 15mila agenti schierati, mezzi blindati e rigidi controlli. A parte qualche provocazione, e malgrado un presunto attacco dell'Isis sventato dall'antiterrorismo, tutta la marcia si era svolta senza incidenti di rilievo.
Oggi, decine di migliaia di persone per mancanza di spazio sono rimaste ai margini dell'area deputata ad accoglierle. Nella tradizionale guerra di cifre, e in assenza di numeri ufficiali, gli organizzatori parlano di circa 1 milione e mezzo di persone in piazza. Eppure, l'evento è stato totalmente ignorato dai media di stato e filo-governativi.
A una settimana dall'anniversario del fallito golpe, che il governo di Ankara si prepara a celebrare in grande stile, con decine di eventi in tutto il Paese, è la sfida più significativa al monopolio delle piazze di Erdogan. Tra manifestazioni vietate, stato d'emergenza e allarmi terrorismo, negli ultimi anni i raduni di massa erano stati appannaggio quasi esclusivo del popolo del presidente. Lo scorso luglio, l'unica grande manifestazione recente dell'opposizione, a piazza Taksim, fu quasi una concessione di Erdogan, a patto di consacrarla allo spirito di unità nazionale dopo il colpo di stato.
Oggi l'altra Turchia si è ripresa la piazza. Una sfida che Erdogan è pronto a raccogliere, preparando già nei prossimi giorni nuovi bagni di folla per l'anniversario del colpo di stato. |
http://video.corriere.it/
9 luglio 2017
L’enorme piazza che sfida Erdogan «Oggi comincia la nostra rinascita»
di Monica Ricci Sargentini
La manifestazione contro il presidente organizzata a Istanbul dal leader del partito CHP un anno dopo il golpe
«Questa non è la fine della nostra marcia ma il primo passo di un nuovo corso. Il 9 luglio rappresenta la nostra rinascita». Stanco, con i piedi piagati da 25 giorni di cammino ma galvanizzato dalla folla immensa che ha riempito la piazza di Malpete a Istanbul, Kemal Kiliçdaroglu, il leader del principale partito di opposizione Chp, ha parlato a un milione e mezzo di persone a conclusione della Marcia per la Giustizia: 430 km percorsi sotto un sole cocente da Ankara alla megalopoli.
«Abbiamo marciato per la giustizia che non esiste, per i diritti delle vittime, dei deputati e dei giornalisti in prigione, per i professori universitari licenziati». La richiesta dei manifestanti è che si ponga fine al «golpe civile» messo in atto il 20 luglio come reazione al colpo di Stato fallito del 15 luglio scorso. Da allora più di 50 mila persone sono state arrestate e 150 mila hanno perso il lavoro. L'obiettivo del leader è ambizioso: vincere le elezioni presidenziali nel 2019. Ma basterà questa piazza ad unire «l'altra Turchia»? Ieri il Washington Post invitava il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, arrivato ieri a Istanbul, a «mandare un messaggio forte ad Ankara perché ponga fine a questo attacco alla società civile». Tillerson, per ora, si è limitato a lodare il coraggio di quei cittadini che il 15 luglio «sono scesi in piazza contro i golpisti per difendere la democrazia».
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