Originale: The Independent http://znetitaly.altervista.org 21 ottobre 2017
Putin, protagonista principale in Medio Oriente di Robert Fisk Traduzione di Maria Chiara Starace
Dopo la vittoria di Israele del 1973 nella guerra in Medio Oriente, il ministro degli esteri sovietico, Andrei Gromyko, il 22 ottobre è andato in visita dal Presidente Brezhnev nella sua dacia a Zavidovo appena fuori Mosca. Gli israeliani non erano molto interessati ad accettare una tregua il cui inizio era stato programmato per il giorno precedente, e, secondo Anatoly Chernyaev, un funzionario sovietico presente ai colloqui, Brezhnev voleva incoraggiare gli Israeliani a mantenere la tregua offrendo una garanzia sovietica per i confini di Israele. Gromyko replicò che gli Arabi si sarebbero offesi, ma Brezhnev sbottò e disse: “abbiamo offerto a loro (gli Arabi) una linea di azione ragionevole per così tanti anni. Volevano la guerra e sono i benvenuti…Che il diavolo se li porti.” E’ stata un’opinione a lungo condivisa dagli ufficiali militari sovietici. Ricordo la rabbia residua di un ex istruttore militare in Yemen durante la guerra civile 1962-1970, che, mostrandomi la Piazza Rossa in un freddo pomeriggio, aveva fatto un’osservazione quasi sprezzante quanto quello di Brezhnev. “Abbiamo contribuito ad addestrare gli Arabi [contro i monarchici] e loro sono stati inutili e penso che dovrebbero stare per conto loro. Lasciamo che qualcun altro li salvi. Perché dovremmo essere noi ancora una volta?” Nell’ottobre del 1973, Brezhnev stava dicendo la stessa cosa. Imprecava contro Gromiko, ha detto Chernyaev per “voler mantenere la nostra bandiera e le basi in Medio Oriente”. E quando Brezhnev allora gridò: “Non lasceremo che queste persone di merda ci coinvolgano in una guerra mondiale!” secondo lo scrittore e ed ex funzionario dell’intelligence britannica, Gordon Barrass, che otto anni fa ha scritto uno dei migliori libri sulla Guerra Fredda, il ponte aereo sovietico dell’equipaggiamento militare per la Siria, smise proprio quel giorno. Come sono fortunati adesso i potentati e i dittatori arabi ad avere un russo invece che un sovietico con cui parlare, e un Vladmir Putin in forma – forse alcuni potrebbero dire quasi troppo in forma su cui fare conto, invece che un Brezhnev. Un Obama vacillante e un Trump pazzo, naturalmente, fanno l’impossibile: fanno sembrare Putin un Roosevelt o un Eisenhower – forse anche lo spaccone Theodore Roosevelt con i suoi Rudi Incursori. I Rudi Incursori di Putin in Siria stanno frantumando la minaccia dell’Isis – e qualsiasi altra minaccia – per il governo di Bashar al-Assad. I Russi non stanno soltanto bombardando i nemici di Assad e armando di nuovo l’esercito siriano, ma stanno anche aiutando a organizzare i cessate il fuoco. Li ho visti scortare al-Nusrah e altri combattenti islamisti ancora armati, da Homs fino alla linea del fronte turco ad al-Bab (in Siria). I veicoli blindati russi quest’anno erano su entrambi i lati di quella linea – li ho visti proprio con i miei occhi – a fianco delle truppe di occupazione siriane e turche. Putin ha appreso alcuni trucchi dai giorni di Brezhnev. Proprio come il presidente sovietico fallito aveva messo le unità militari sovietiche dei Tagichi musulmani nelle basi a ovest di Kabul, così Putin ha schierato i soldati russi Ceceni Musulmani a Palmira. Questi russi non sono, però i Sovietici dell’infamia dell’Afghanistan. Molti degli ufficiali parlano fluentemente l’arabo (e, notate, un inglese abbastanza buono). Putin sa in che modo misurare il potere russo in Medio Oriente, felice di mantenere “la bandiera e le basi” di Mosca nella regione, e di giocare a fare Bismark in tutto il mondo arabo, anche in Turchia e in Israele. Il feldmaresciallo/presidente dell’Egitto, Abdel Fatah el-Sissi ha portato Putin a uno spettacolo di Verdi al Cairo. L’Iran lo ospiterà prima della fine di quest’anno. Putin accoglie ad Astana sia i lealisti di Assad che i ribelli siriani. Invita al Cremlino sia il Primo Ministro israeliano Netanyahu che il suo razzista ministro della difesa Lieberman (nato un Unione Sovietica) che una volta aveva proposto di annegare i prigionieri palestinesi nel Mar Morto. Naturalmente, ha ottenuto la promessa di una visita al Cremlino da parte di Re Salman dell’Arabia Saudita. Non democratico, sopprime brutalmente i suoi stessi oppositori politici interni, è pieno di odio nei riguardi di tutti gli estremisti musulmani – ha suggerito che i dottori di Mosca potrebbero castrarli – noncurante di ciò che gli altri dicono dei bombardamenti della sua forza aerea sulla Siria e non dobbiamo dimenticare l’Ucraina e la Crimea e le sanzioni dell’Occidente; in Medio Oriente può assumere il ruolo di statista internazionale. Potrebbe tutto andare male per Putin. Il fatto di non essere riuscito a prevedere l’esito delle sue azioni, è stato considerato la sua colpa peggiore quando era un funzionari del KGB (la polizia segreta sovietica, n.d.t) a Dresda. Ha, però, mandato in Siria gruppi di militari russi, non uomini dell’intelligence del Servizio Federale di Sicurezza e alcuni di loro – ad Aleppo – hanno riferito direttamente al Cremlino. Forse ha imparato una o due cosette. Torniamo, così, alla visita di Re Salman a Mosca. Ecco un uomo il cui regno mantiene la stessa fede purista Wahhabita che ispira l’Isis e i Talebani e al-Qaida. Ha firmato accordi preliminari per comprare sistemi di missili S400 della Russia per la difesa aerea. Naturalmente, nel lungo discorso del re – si dice che si sia goduto il banchetto al Cremlino – si è parlato della necessità di impedire la destabilizzazione del Medio Oriente. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha detto che la Russia “appoggia gli sforzi del Regno Saudita nel tentare di unificare l’opposizione siriana.” Quale particolare opposizione, forse ci piacerebbe sapere? Immagino che anche ad Assad piacerebbe saperlo. Tuttavia il re, Secondo gli ufficiali russi in Medio Oriente, ha chiesto di partecipare alla ricostruzione della Siria, quando alla fine la sua guerra si esaurirà. Proprio un ruolo per Re Salman se Assad – come tutti credono che farà – rimarrà il presidente (o in qualche ruolo simile) in Siria. Naturalmente, però, sarebbe la Russia che farà la ricostruzione, l’Arabia Saudita quella che la pagherà. Ora quindi, le due vaste nazioni petrolifere sembrano essere decise a seguire un corso di reciproca collaborazione. Alla faccia dei 300 bilioni di dollari per l’accordo di Trump con il re per le armi. Forse Salman è più intelligente di quanto pensiamo. Se Putin potesse essere, per Washington, Ivan il Terribile, sarebbe meglio che essere, per gli Arabi, Trump il Ridicolo. Putin conosce le debolezze saudite. La vergognosa guerra di Riyadh in Yemen (non diversa dall’invasione sovietica dell’Afghanistan) e gli attacchi al regno, non ultima la misteriosa esplosione fuori dal palazzo del re proprio prima della sua visita a Mosca; dopo questa l’Agenzia di Stampa Saudita ha ammesso che tre uomini armati avevano cercato di entrare nell’edificio. E, fate attenzione, se i Sauditi si oppongono all’offerta della Russia per la Siria, Putin può sempre rivolgersi – e molti in Siria credono a questo – al Qatar con cui i Sauditi mantengono ancora la loro faida puerile. I Sauditi si ricorderanno di come Putin aveva incoraggiato una Conferenza Islamica in Cecenia – ma per la quale non ha inviato alcun invito agli ecclesiastici sauditi. Questo mese il parlamento armeno ha ratificato un nuovo trattato di difesa militare con la Russia, notizia che è passata piuttosto inosservata nei media occidentali. Quindi, per favore, osservate la Turchia che asserisce ancora di “proteggere” l’Azerbaijan turco dalla “aggressione” degli Armeni. E state attenti ai Curdi a sud del confine della Turchia (sia del genere siriano che di quello turco), la cui indipendenza nazionale non ha ricevuto alcun appoggio da Mosca. Non verranno difesi da Putin quando gli Stati Uniti li tradiranno di nuovo (i Curdi sono morti al posto delle truppe di terra americane, a Raqqa e a Mosul. Putin sa quali sono le potenze maggiori. Certo, gli piacerebbe assumere il ruolo pseudo-neutrale di paciere degli Stati Uniti nell’assicurare uno stato palestinese ma, come dice un socialista palestinese (ne sono rimasti pochi) a Beirut, non trattenete il fiato. Quando Mosca ha accettato di vendere i missili anticarro Kornet al piccolo Libano, il mese scorso, il primo ministro Saad Hariri sembra che fosse un poco sbalordito quando gli dissero che i Russi non avrebbero distribuito le armi a credito. I funzionari russi e libanesi del ministero delle finanze, devono discutere di questo argomento. I lettori attenderanno invano il risultato. Cliché stancanti sull’Orso russo o Putin la Volpe – come è realmente chiamato al Cairo – non danno credito a nessuna seria analisi del comportamento dei russi in Medio Oriente. Questa è una politica spietata di potere, naturalmente, accentuata soltanto dallo stupido e pazzo Presidente di Washington. Tutto deve essere nell’interesse della Russia, dal punto di vista militare, economico, internazionale e nazionale. E anche amorale. Talvolta, però, gli Arabi – e gli Iraniani e i Turchi, e anche gli Israeliani, devono chiedersi se c’è, qui, soltanto un pezzetto dell’immagine pubblica di Putin, quella che vuole mostrare al mondo: guerriero, paciere, negoziatore, amico di tutti coloro che non minacciano la Russia. E nemico di tutti coloro che la minacciano. Chi sarà, quindi, il prossimo, a offrire a Mosca un’altra base aerea o un porto con acque che d’inverno non si ghiacciano, strutture militari nel Mediterraneo, anche accettare navi da guerra russe nei porti medio-orientali? E chi sarà l’ultimo a rifiutare Putin? Non sta però cercando di risolvere i problemi della regione, qualsiasi cosa possa dire. Sta ancora rischiando, non ultimo in Siria. In qualche misura sta giocando con la gente della regione. Ciò che più conta, tuttavia, sta stabilendo la Russia in Medio Oriente. Nessuno farà nulla adesso senza prima pensare alla reazione di Putin. Di questo tratta davvero il potere politico.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/putin-main-player-in-middle-east
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