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16 giugno 2017
Il ministero russo: abbiamo ucciso Al-Baghdadi
di Francesco Cirillo
Il leader dell’Isis, il “Califfo” Abu Baku al-Baghdadi, sarebbe rimasto ucciso in un raid russo il 28 maggio nella città di Raqqa, ex capitale siriana dello Stato Islamico, oggi trasferita ad al-Mayadin.
Il condizionale è d’obbligo, dal momento che non è la prima volta che al-Baghdadi viene dato per morto in un raid di questa o quella coalizione, e lo stesso ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha indicato che mancano conferme “al 100 per 100”; stessa cosa il portavoce del comando statunitense Ryan Dillon, il quale ha riferito di non poter confermare “a questo momento” le affermazioni di Mosca sulla morte di al-Baghdadi.
Ad annunciare l’eliminazione del “Califfo nero” è stato il ministero della Difesa russo, ma la notizia è stata in qualche modo sostenuta dai media ufficiali siriani i quali hanno riferito dell’attacco di Su-35 e Su-34 ad un sobborgo meridionale di Raqqa, raso al suolo, in cui era in corso un vertice dei capi dell’Isis con i miliziani 300 miliziani di scorta.
A portare gli aerei sull’obiettivo sarebbe stata un’informazione di infiltrati poi confermata dalle immagini satellitari che hanno inquadrato i vari convogli diretti nel sobborgo sul quale “alle 0,35 del 28 maggio ora di Mosca” sono piovuti i missili russi.
La storia di al-Baghdadi è stata ricostruita dai servizi segreti iracheni, che lo hanno indicato in
Ibrahim al-Samarrai, 46 anni e di Bagdad, dottore in Studi islamici e di docente all’università di Tirkrit. Sposato due volte, ha (o aveva) cinque figli.
Nel 2003 ha preso parte all’insurrezione irachena poco dopo l’invasione Usa del 2003, è stato arrestato dai militari americani ma nel 2010 è apparso alla guida della branca irachena di al-Qaeda.
Approfittando dell’insurrezione contro il regime siriano di Bashar al-Assad e contro il governo filo-iracheno, nel 2011 ha trasformato la diramazione di al-Qaeda da lui controllata nell’Isil e poi nell’Isis, Stato Islamico a cui aderiscono in modo spontaneo popolazioni e città sunnite e soprattutto una moltitudine di imprenditori, militari, amministratori, diplomatici e quant’altro messi da parte con la caduta di Saddam Hussein.
La prima volta è stato dato per morto nel 2005, dagli statunitensi; il 14 giungo 2016 è stata la volta dell’agenzia iraniana Abna ad annunciare l’uccisione in un raid di al-Baghdadi; l’11 ottobre 2015 è giunta notizia che era scampato ad un raid, il 15 aprile dello stesso anno era stato detto prima che era rimasto ucciso e poi che era rimasto paralizzato a causa di un attacco aereo, nel novembre 2014 le notizie riportavano che era stato ferito in un raid, stessa cosa nel luglio dello stesso anno.