Il Sole 24 Ore http://www.lantidiplomatico.it/ 29/03/2017
La Russia è diventata il perno di una sorta di concerto tra nazioni che sta seppellendo l’ordine unipolare americano. di Alberto Negri
Quanto conta l’asse tra Mosca e Teheran? La risposta sta nel caloroso incontro tra il presidente iraniano Rohani e quello russo Putin, che in vista delle elezioni di maggio a Teheran svolge un po’ anche il ruolo di grande elettore del leader della corrente moderata degli ayatollah: rafforzamento delle relazioni strategiche sulla Siria, la conferma che la Russia potrà usare le basi militari iraniane per missioni in Medio Oriente, un accordo di cooperazione sul gas, l’estensione a Teheran della zona di libero commercio dell’Unione economica euroasiatica.
Il colpo grosso lo ha fatto l’Iran perché nel 2015 Assad, storico partner di Teheran, era in grande difficoltà e gli iraniani firmavano l’accordo di luglio per la rinuncia al nucleare: con la discesa in campo di Mosca il 30 settembre la repubblica islamica ha tirato dalla sua parte un prezioso alleato alla causa sciita e ha trovato una potenza atomica che difende i suoi interessi in Medio Oriente. La Russia naturalmente ha portato a casa una contropartita notevole: non solo ha rafforzato le sua basi militari siriane ma oggi è diventata un giocatore ineludibile in questo scenario e anche nel Mediterraneo. Tanto è vero che il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è recato a Mosca prima di Rohani per esprimere a Putin i suoi timori sull’espansionismo iraniano.
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