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24 lug 2017

 

Anp sospende coordinamento alla sicurezza, Israele installa le telecamere

 

Il presidente Abbas annuncia il congelamento della cooperazione con l’esercito israeliano. Marce dei coloni dopo l’uccisione di tre israeliani, palestinesi aggrediti con le pietre. Oggi meeting d’emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu

 

ore 16.15 –

SCONTRI A GERUSALEMME. OGGI ARRIVA L’INVIATO DI TRUMP

Anche oggi giornata di tensione a Gerusalemme: la polizia israeliana ha fatto allontanare con la forza i fedeli che pregavano all’ingresso della Spianata, dove da 10 giorni la presenza palestinese è continua, e i dipendenti dell’ente islamico Waqf che stanno vigilando l’eventuale aggiunta di nuove misure di sicurezza da parte israeliana.

I palestinesi presenti denunciano la presenza di operai israeliani che, scortati dalla polizia, hanno fatto misurazioni nell’area, in previsione forse di altri interventi. E’ invece la polizia israeliana, tramite il portavoce Rosenfeld, a riportare di raid e perquisizioni nei quartieri palestinesi di Silwan e Ras al-Amud che si trovano proprio accanto alla Spianata, fuori dalle mura antiche della città vecchia. I residenti hanno reagito lanciando pietre e sparando fuochi di artificio.

Ed è previsto per oggi l’arrivo di Jason Greenblatt, inviato statunitense dell’amministrazione Trump e consigliere del genero Kushner. Incontrerà rappresentanti palestinesi, israeliani e giordani.

 

ore 14.20 –

ATTIVISTI POLITICI ESPULSI DALLA CITTA’ VECCHIA DI GERUSALEMME

L’ambasciata palestinese in Italia, con un comunicato, denuncia oggi l’espulsione dalla città vecchia di Gerusalemme di alcuni attivisti e membri di partiti politici palestinesi da parte delle autorità israeliane. Arrestati venerdì, si sono visti notificare il divieto di entrare nella città vecchia e sulla Spianata per almeno 10 giorni, di usare i social network per 30 giorni e di rilasciare interviste per 50 giorni.

Tra loro due membri del Consiglio Rivoluzionario di Fatah (il leader Hatem Abdul-Qater e il segretario Adnan Ghaith, ai quali è stata anche comminato il pagamento di una cauzione di 1.250 euro) e tre attivisti, Muhammad al-Hawa, Nasser al Hadmi e Nasser Ajaj.

 

ore 14 –

DETENUTI IL PADRE E IL CUGINO DEL GIOVANE UCCISO VENERDI’ A GERUSALEMME

Il padre e il cugino di Muhammad Abu Ghannam, uno dei tre palestinesi uccisi venerdì a Gerusalemme durante le proteste per la Spianata delle Moschee, sono stati arrestati dalla polizia israeliana dopo un raid all’alba nella loro casa di At-Tur, quartiere palestinese della città santa.

I due sono stati condotti in una stazione di polizia per essere interrogati, ma – fa sapere un portavoce israeliano – non sarebbe prevista una detenzione.

 

Roma, 24 luglio 2017, Nena News –

 

Non cala la tensione intorno alla Spianata delle Moschee: ieri, con un atto politic0 che in molti aspettavano da tempo, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, ha annunciato la sospensione del coordinamento alla sicurezza con Israele, odiata forma di collaborazione nel mirino dei palestinesi da tempo.

Fino a quando non saranno rimossi i metal detector dall’ingresso di al-Aqsa, ha detto Abbas, ogni incontro con le autorità israeliane e ogni attività di coordinamento tra forze di sicurezza sono sospesi. “La situazione sarà molto difficile – ha detto Abbas dal palazzo presidenziale della Muqata – Non prendiamo decisioni simili a cuor leggero né giochiamo con la vita del popolo palestinese. Le prendiamo sperando che producano risultati. Gli israeliani devono sapere che saranno i soli a perdere, noi svolgiamo un ruolo importante nel mantenere la loro sicurezza”.

La risposta di Israele arriva a stretto giro: ieri il governo ha fatto sapere che non rimuoverà i metal detector e ha proceduto all’installazione delle telecamere all’ingresso del sito religioso e ne ha aggiunte altre alle diverse porte della città vecchia, infiammando ulteriormente le proteste del popolo palestinese che legge nelle nuove misure un modo per modificare lo status quo della Spianata, per assumerne il controllo e – in via definitiva – per realizzare la temuta divisione di al-Aqsa in due, sul modello della Moschea di Abramo a Hebron. E al-Aqsa diviene linea rossa per un popolo che si vede schiacciato, soprattutto a Gerusalemme, dove da decenni è in corso un lento ma continuo tentativo di trasferirne la popolazione araba che non ha, nei fatti, alcuna autorità sulla città santa, considerata dall’Onu e le sue risoluzioni “città internazionale”.

Il ministro della Difesa israeliano, il falco Avigdor Lieberman, finge disinteresse: “Questa è la loro decisione – ha detto in riferimento alla sospensione del coordinamento alla sicurezza – Non è una necessitò di Israele, ma palestinese. Se non vogliono farlo, faremo altrimenti”. Dimenticando, forse, che tale cooperazione serve in primis gli interessi israeliani che mantengono così una seconda forza di controllo sui Territori oltre al proprio esercito, visto che quello palestinese non svolge attività di difesa del popolo palestinese.

E a Gerusalemme proseguono le proteste: i fedeli musulmani continuano a boicottare l’ingresso nella Spianata per non passare – e dunque la sua legittimazione – sotto i metal detector. E continuano gli scontri, che hanno già provocato cinque morti tra i manifestanti palestinesi e tre vittime israeliane. Ieri hanno interessato sia Gerusalemme che le città della Cisgiordania, dopo i raid compiuti dall’esercito israeliano e conclusi con altre decine di arresti. Sono 42 i palestinesi detenuti ieri, tra cui un parlamentare di Hamas, Omar Mahmoud Omar, a Salfit, due ragazze di 16 anni del quartiere di Silwan, a Gerusalemme est, e un anziano di 75 anni.

Ma a reagire sono anche i coloni: dopo l’omicidio da parte di un palestinese di tre israeliani nella colonia di Halamish, nel centro della Cisgiordania – identificati come Yosef Solomon, 70 anni, e due dei suoi figli, Chaya, 46, e Elad, 36 – ieri centinaia di residenti dell’insediamento hanno protestato e eretto un avamposto con alcuni container, tavoli, tende e sedie, bloccando la strada al traffico palestinese e chiedendo al governo israeliano l’approvazione di nuove costruzioni nell’insediamento illegale. Proteste anche in altre colonie nella zona di Ramallah, Hebron e Nablus, dove le marce dei coloni si sono tradotte in aggressioni con i sassi alle auto palestinesi che transitavano.

Oggi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà un incontro di emergenza, dopo le dichiarazioni del segretario generale Onu Guterres che ha chiesto a Israele un’inchiesta indipendente sull’uccisione di manifestanti palestinesi e quelle del Quartetto che sabato hanno fatto appello alla calma. È prevista invece per mercoledì la riunione della Lega Araba: “Gerusalemme è una linea rossa che arabi e musulmani non permetteranno sia passata – ha detto ieri il presidente Ahmed Aboul Gheit – Israele sta giocando con il fuoco e rischia di far esplodere una crisi con i mondi arabo e musulmano”. Nena News

 

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