http://www.asianews.it/ 25/05/2017
Nel giorno della sua riunificazione, Gerusalemme è più divisa che mai
Israeliani marciano per ricordare la presa dell’area est durante la Guerra dei sei giorni. Alcuni attivisti e palestinesi cercano di fermare la marcia, fermati dalla polizia. Scontri dentro e intorno alla Spianata delle moschee. Peace Now: usare il Monte del Tempio per motivi politici è un’altra form di colonizzazione, la maggioranza degli israeliani si oppongono a queste celebrazioni. Gerusalemme è stata ieri teatro di scontri e tensioni fra attivisti israeliani – sia di destra, che contro l’occupazione – e la polizia nello scenario dell’annuale “Jerusalem day”, al 50mo anniversario. In questo giorno gli israeliani ricordano la “riunificazione” di Gerusalemme, con la conquista dell’area est della città, strappata durante la Guerra dei sei giorni (5-10 giugno 1967) alla Giordania. La polizia afferma che hanno partecipato in 60mila alla tradizionale marcia con le bandiere che passa anche attraverso la Porta di Damasco, nel quartiere islamico della Città vecchia. Centinaia di attivisti e palestinesi hanno cercato di impedire la marcia, chiedendo la fine delle violenze e dell’odio, per poi essere allontanati a forza dalla polizia. Fra di essi, circa 50 attivisti israeliani e stranieri di IfNotNow, Ong israeliana che si oppone all’occupazione. “Sono qui perché è importante dimostrare la differenza fra sostenere Israele e sostenere l’occupazione”, ha detto una di loro. “Quando la polizia libera l’area per farli marciare e urlare ‘Morte agli arabi’ non posso identificarmi con il popolo ebraico”. Secondo l’Ong alcuni attivisti sarebbero rimasti feriti. Momenti di alta tensione ci sono stati, come spesso capita, nella Spianata delle moschee (dagli ebrei chiamata “Monte del Tempio”): 10 giovani attivisti integralisti del movimento “Returning to the Mountain” sono entrati nella Spianata per pregare, cosa vietata dallo Status quo, che riconosce l’area come luogo sacro islamico, il terzo per importanza per i fedeli musulmani. I giovani sono stati poi fermati dalla polizia. Il gruppo ha rilasciato una dichiarazione, chiedendo al governo di prendere il controllo della Spianata delle moschee e restituire il diritto agli ebrei di pregarvi: “Cinquant’anni dopo aver liberato il Monte del Tempio, la polizia israeliana si comporta come un regime giordano e arresta gli ebrei perché osano inchinarsi al più sacro luogo per il popolo ebraico”. Tensioni sono scoppiate anche appena fuori l’area, quando un gruppo di israeliani è uscito dalla Spianata cantando l’inno nazionale israeliano. La polizia israeliana afferma che alcune guardie dell’autorità islamica che amministra la spianata, Waqf, avrebbero cercato di attaccare i manifestanti. Un video dell’incidente mostra la polizia scontrarsi con le guardie islamiche. In seguito, i visitatori sono stati allontanati e tre guardie Waqf arrestate. Intervistata da AsiaNews, Anat Ben Nun, direttrice delle relazioni esterne dell’Ong israeliana PeaceNow, commenta: “Per quanto il governo cerchi di accelerare la cosiddetta ‘riunificazione’, Gerusalemme è completamente divisa. Questi non sono territori liberati, ma occupati”. Questo 27 maggio, PeaceNow terrà a Tel Aviv una manifestazione intitolata “Due Stati, Una Speranza” contro l’occupazione, afferma Anat: “Dimostreremo che gli israeliani si oppongono a questo genere di celebrazioni, che vedono la vittoria del 1967 come una vittoria ‘amara’, che è risultata nel deterioramento della democrazia e dei valori di Israele. “Quelli che hanno marciato – continua – sono un piccolo segmento del popolo israeliano. Le persone vogliono la soluzione dei due Stati”. Per l’attivista, il Monte del Tempio è un argomento “delicato” e “infiammabile”: “Usarlo per motivi politici è un’altra forma di colonizzazione, piuttosto che una questione religiosa. Il governo israeliano deve agire con responsabilità, piuttosto che in una maniera che potrebbe ‘accendere’ la città e la regione”.
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