Società Civile Italiana per i Diritti del Popolo Palestinese
Sono trascorsi 100 anni dalla Dichiarazione Balfour, 70 anni dalla Nakba e dalla prima cacciata dei palestinesi dalla loro terra, 50 dall’occupazione militare del 1967 e dal nuovo esodo palestinese, 10 anni dall’assedio e dal blocco totale di Gaza sottoposta a continui bombardamenti con migliaia di morti, e i palestinesi, sottoposti ad ogni tipo di vessazione, continuano ad essere privi dei più elementari diritti mentre ai loro bambini l’infanzia è negata.
La rete di realtà italiane, che si riunisce e costituisce oggi a Firenze, ritiene che la sopraffazione dei diritti dei palestinesi non sia oltre tollerabile e pertanto si rivolge al Governo e al Parlamento italiani, all'alto commissario Mogherini e alle istituzioni europee chiedendo di promuovere ogni possibile passo affinché Israele rispetti il diritto internazionale e i diritti umani, civili, sociali e politici del popolo palestinese. Per questo intendiamo impegnarci per il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
Alle istituzioni governative e parlamentari chiediamo che alle molteplici prese di posizione di principio seguano azioni e politiche reali che rendano praticabili i diritti umani fondamentali, che portino all'abolizione delle leggi israeliane che discriminano i palestinesi, all'abbattimento del muro dell'apartheid, a cessare la demolizione delle case palestinesi, il sequestro delle terre palestinesi e la distruzione dei raccolti e del paesaggio storico della Palestina, a togliere ogni tipo di assedio alla Striscia di Gaza, a porre fine alla pratica della detenzione amministrativa e alla liberazione dei prigionieri politici palestinesi, in modo da facilitare negoziati non farseschi, in cui le parti possano trattare alla pari. Come, infatti, affermò Nelson Mandela attraverso la voce della figlia Zindzi in una lettera letta nello stadio di Soweto il 10 febbraio 1985, "solo gli uomini liberi possono negoziare". E come Mandela, anche noi “sappiamo troppo bene che la nostra libertà è incompleta senza quella dei palestinesi”. Perciò ci impegneremo a sostenere il popolo palestinese nella loro lotta per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza, anche attraverso campagne di pressioni sulle istituzioni e sulle imprese coinvolte nel privare i palestinesi dei propri diritti. Chiediamo l'embargo totale all'acquisto ed alla vendita di armi con Israele, la sospensione da parte della Ue dell'accordo di associazione con Israele, cosi come previsto dall'articolo 2 dell'accordo in caso id violazione dei diritti umani. Come Società Civile per la Palestina, ci impegnamo a portare avanti insieme la lotta nonviolenta a partire dal BDS, la campagna per la fine dell'assedio di Gaza, a dare voce ai giovani Refusnik israeliani ed a quegli israeliani che vogliono la pace con giustizia. Riguardo alle modalita’ ed alla forma in cui l’auspicata autodeterminazione prendera’ corpo, facciamo nostre le parole pronunciate dallo storico israeliano Ilan Pappé a Udine il 26 novembre 2016, al termine di un convegno in occasione della Giornata Onu per i diritti del popolo Palestinese:
"Le vite di ciascuno [Palestinesi e Israeliani] dovrebbero essere governate dal rispetto dei diritti umani, dei diritti civili e della legge internazionale. Questo è molto più importante che non chiedersi dove passerà il confine tra Israele e Palestina, oppure dove sta la Palestina e dove sta Israele, o quanta autorità avrà l’Autorità palestinese, o chi controllerà i confini. Sono questioni che hanno davvero poca rilevanza rispetto alle nostre possibilità di vivere pacificamente come persone normali nella nostra terra. … Siamo ancora in tempo per creare un futuro basato sui diritti umani, sui diritti civili, sulla democrazia e sulla legge internazionale."
Società Civile per la Palestina, rete di realtà italiane
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