PIC Agenzia stampa Infopal 18/2/2017
Preoccupante rapporto dell’UE su Gerusalemme Traduzione di Giulia Cazzola
Lo scorso dicembre i consolati europei hanno pubblicato un rapporto molto allarmante riguardante la situazione a Gerusalemme. Tale documento è stato procurato dalla rivista d’informazione online Media part. Ecco alcuni risultati dell’analisi: Le difficoltà legate al muro dell’apartheid 70.000 Palestinesi abitanti di Gerusalemme Est che vivono in zone isolate della Cisgiordania, devono attraversare un muro e un check-point per andare al lavoro e usufruire dei servizi (educazione, sanità) ai quali hanno diritto in quanto cittadini e contribuenti di Gerusalemme. Per i Palestinesi della Cisgiordania, che non hanno il diritto di abitare nella Gerusalemme Est, la vita è ancora più complicata. Devono possedere un permesso molto difficile da ottenere in quanto dipendente da moltissime condizioni. Non sono autorizzati ad entrare a Gerusalemme in macchina e trascorrervi la notte. Possono entrare solo passando da 4 dei 16 check-point che circondano la città. Una grande disuguaglianza nei servizi Mentre 316.000 Palestinesi della Gerusalemme Est rappresentano circa il 37% della popolazione della città, il budget municipale per i loro quartieri non supera il 10%. Ciò comporta una scarsa quantità di classi nelle scuole, di servizi medici d’urgenza, di uffici postali, di veicoli e personale per la raccolta dei rifiuti. Per quanto riguarda l’educazione, Gerusalemme-Est scarseggia di 2.672 classi. La municipalità di Gerusalemme, piuttosto di investire in nuove classi, si è limitata ad affittare 800 locali che non sono veramente adatti all’educazione.
La città di Gerusalemme sempre meno attrattiva In queste condizioni Gerusalemme-Est, la cui economia dipende essenzialmente dalle piccole imprese, vive un periodo molto difficile in quanto «il settore del turismo palestinese riceve una piccolissima parte delle entrate generali del turismo internazionale». «A causa del suo isolamento e del rigido sistema dei permessi israeliani, la città non è più un centro economico e commerciale, riconoscono i diplomatici. In particolare la contribuzione globale di Gerusalemme-Est al PNL palestinese si è deteriorata da 15% prima degli Accordi di Oslo fino a meno del 7% al giorno d’oggi». Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 35% per i giovani e il 19,9% per le donne. Il tasso di povertà dal 2006 al 2016 è aumentato dal 64 al 75%.
L’urbanizzazione al servizio delle colonie Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto, «esse hanno soprattutto lo scopo di rinforzare il controllo israeliano su Gerusalemme-Est». «Il tram rispecchia la politica israeliana che consiste nel collegare le colonie israeliane di Gerusalemme-Est con il centro di Gerusalemme-Ovest, afferma il documento. Il tram non presta servizio nei quartieri palestinesi, con qualche piccola eccezione (stazioni di Shu’afat e Beit Hanina). La municipalità di Gerusalemme prevede di raddoppiare la lunghezza della linea del tram fino alla colonia di Neve Yaakov, per collegare altre colonie (Neve Yaakov, Gilo, Ramot) a Gerusalemme Ovest».
L’appropriazione delle terre Secondo il rapporto dell’UE una delle strategie che ha molto progredito nel 2016 è quella del “recupero” da parte dei coloni delle costruzioni o dei terreni che appartenevano agli ebrei prima della creazione dello Stato d’Israele nel 1948. Ciò ha permesso l’aumento significativo del numero delle colonie israeliane nei quartieri palestinesi. «Si può notare che non esiste, invece, nessuna legge che permette ai Palestinesi di recuperare i beni che possedevano prima del 1948». Il rapporto esamina, inoltre, la propagazione di parchi nazionali e aree archeologiche che hanno lo scopo di esaltare «la presenza storica degli ebrei nel settore a scapito delle altre religioni e culture». Il vantaggio per le autorità israeliane è che, in questo specifico caso, la supremazia del terreno è trasferito dalla municipalità di Gerusalemme all’Autorità dei parchi e riserve naturali, la quale non ha nessuna obbligazione nei confronti degli abitanti palestinesi con conseguente possibile espulsione o esproprio senza indennità. In cinque anni solo 14% dei permessi di costruzione rilasciati a Gerusalemme sono stati approvati dai Palestinesi. Ciò crea una situazione in cui i Palestinesi, purché correndo il rischio di essere espulsi, costruiscono senza un permesso da parte della municipalità. Attualmente il numero di costruzioni palestinesi che rischiano di essere demolite con un ordine amministrativo, giudiziario o militare sono 24.000: ciò significa 144.000 Palestinesi che rischiano l’espulsione. A tale accumulo di disuguaglianze, ingiustizie, abusi e umiliazioni, frustrazioni e rivolte si aggiunge una serie di iniziative e dichiarazioni riguardanti la gestione dei luoghi sacri ebrei e musulmani che hanno lo scopo di modificare uno status quo esistente da due secoli, con conseguente aumento delle tensioni. Con la costante pressione degli estremisti religiosi ebrei e dei coloni, i quali esercitano un’influenza costante nella maggioranza parlamentare, Benjamin Netanyahou ha dimostrato una “maggiore tolleranza” nei confronti di coloro che vogliono riservare l’accesso ai luoghi santi solamente ai fedeli ebrei.
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