http://www.affarinternazionali.it/ 16 Nov 2017
Arabia Saudita: nella prigione dorata degli epurati di Bin Salman di Viola Siepelunga
Tutto esaurito fino a Natale e forse oltre. Questo si scopre cercando di prenotare una stanza al Ritz Hotel di Riad, teatro dell’ultima ondata di purghe di lusso orchestrate dal giovane erede al trono saudita Mohammed Bin Salman, ormai conosciuto nelle cancellerie internazionali con il suo acronimo Mbs.
Mbs si spiana la strada per il trono Non sorprende quindi trovare nella lista degli arrestati personaggi come Ibrahim al-Assaf e Adel Fakieh, uno membro del board di Aramco – società petrolifera nazionale che Mbs ha annunciato di voler fare debuttare in borsa – l’altro parte del suo Consiglio superiore. Entrambi non vedono di buon occhio la messa in quotazione della società, cosa invece benedetta anche dal presidente statunitense Donald Trump, che su Twitter ha applaudito più volte questa storica iniziativa.
Sbarazzarsi dei rivali interni Altra purga che spiana la strada all’ascesa di Mbs è quella di Mutaib bin Abdallah, uomo vicino all’ex principe ereditario Bin Nayef, potente personaggio a capo del ministero degli Interni. Fino allo scorso luglio, Bin Nayef era l’erede al trono del re Salman. Quattro mesi fa, in quella che appare oggi la prova generale delle ultime purghe collettive a cinque stelle, Bin Nayef è stato costretto agli arresti domiciliari in un lussuoso palazzo di La Mecca, da dove ha annunciato di rinunciare al ruolo a lui destinato in favore di suo cugino Mbs. Eliminato Bin Nayef e assunta la carica di ministro della Difesa, Mohammed Bin Salman ha voluto mettersi al riparo anche delle smanie dell’unico altro familiare che poteva rubargli la scena, Mutaib. Secondo fonti confidenziali, anche a lui sarebbe stata offerta un’uscita simile a quella di Bin Nayef, ma quando questi si è rifiutato, Mbs avrebbe deciso di farlo rientrare nel gruppo dei corrotti purgati.
La sfida lanciata al clero wahhabita Nel tentativo – per nulla originale nella storia del Paese – di imporre una modernizzazione autoritaria dall’alto, Mbs sta utilizzando un registro nuovo, dirompente rispetto alla tradizionale prassi wahhabita che fa perno sul consenso tra dinastia regnante e clero. In questa ottica di rottura si spiegano gli arresti di dozzine di religiosi, famosi soprattutto per le loro idee ortodosse e la loro condanna delle riforme ideate da Mbs. Arresti avvenuti proprio alla vigilia degli annunci di quelle altisonanti riforme sociali attese anche in Occidente, ovvero quelle riguardanti i nuovi diritti acquisiti dalle donne.
La nevralgica via della modernizzazione saudita Oltre a essere l’anno della Rivoluzione iraniana, il ’79 è stato l’anno in cui il movimento saudita della Sahwa – su posizioni ancora più estreme a quelle dell’Islam wahhabita – ha organizzato una rivolta contro gli Al-Saud, occupando la moschea di Al-Ahram per criticare il lassismo con cui la monarchia stava trattando con le potenze straniere, permettendo a degli infedeli di calpestare il dar al-Islam (la casa dell’Islam). Quasi 40 anni dopo, acuti analisti mediorientali temono che questo scenario possa ripetersi qualora il processo di modernizzazione dall’alto non fosse condiviso – nei contenuti e nelle modalità – dalla base e dalle diverse anime del Paese, che hanno garantito, fino ad ora, la stabilità del regime.
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