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17 febbraio 2017

 

Al-serraj chiama la Nato

di Marco Pugliese

 

In Libia è saltato il tavolo, niente accordo tra il premier Fayez al-Sarraj ed il generale “di Tobruk” Khalifa Haftar. Le tratattive sono state estenuanti, ma alla fine si è arrivati ad un nulla di fatto.

 

Al-Serraj ha deciso quindi di chiamare il numero uno della Nato Jean Stoltenberg (la Nato del resto attaccò la Libia nel 2011) dopo l’annuncio dell’apertura di un “Hub per il sud” a Napoli, non distante quindi dalle coste libiche. al-Sarraj ha chiesto alla Nato di ricostruire le istituzioni preposte a difesa e sicurezza, ovviamente il tutto riguardante la parte Tripoli.

L’Italia potrebbe essere chiamata ad intervenire, visto che l’Alleanza utilizzerebbe il grosso delle forze italiane che attualmente stanno addestrando la Guardia Costiera Libica. Il rischio però è elevato, poiché con l’eventuale sbarco russo a Bengasi le tensioni Russia-Nato di fatto farebbero colare a picco il ruolo dell’Onu.

Stoltenberg ha risposto che “Gli alleati avevano concordato di fornire supporto se richiesto dal Gna, cioè dal governo di unità nazionale, ed ora la richiesta è arrivata, per cui il Consiglio Atlantico discuterà come portarla avanti il più presto possibile”.

Stoltenberg sta pensando ad un intervento che vedrebbe una missione a trazione italiana, con supporto aeronautico, navale e con forze speciali. Presidio di aeroporti, di zone sensibili e smilitarizzazione di gruppi non governativi che operano nel traffico d’esseri umani rientrerebbero nei compiti affidati dalla Nato all’Italia, che in questo caso l’Italia gestirebbe completamente i flussi migratori sotto comando Nato. La Marina francese dovrebbe occuparsi della logistica.

Forze d’intervento italiane dovrebbero intervenire sui confini, in un secondo momento tali unità diverrebbero miste e poi libiche. Previsti circa 300 istruttori italiani e carabinieri impegnati nel presidio e e nel ripristino della micro sicurezza statale. Oltre a ciò un commissario Nato verrebbe affiancato ad al-Serraj nella gestione dei rapporti con la costellazione delle tribù del paese.

Nel frattempo però a Bengasi i russi potrebbero mettere in piedi qualcosa d’analogo, come richiesto dallo stesso generale Haftar.

Il futuro della Libia appare sempre più intrecciato a quello dell’Italia e della Nato, molto meno a quello dell’Ue, la grande assente dal teatro geopolitico.

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