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15 febbraio 2017

 

Haftar e al-Serraj si sono incontrati al Cairo. Elezioni nel 2018 e forse, un ruolo per il generale

di Enrico Oliari

 

Non ha scaturito nessun colpo di scena l’incontro al Cairo tra l’uomo forte “di Tobruk” Khalifa Haftar, e il capo del governo di unità nazionale “di Tripoli”, Fayez al-Serraj.

Non ci sono stati i proclami roboanti di un cessate-il-fuoco, che peraltro sarebbe quanto più opportuno, come neppure l’accettazione da parte della Cirenaica del memorandum sui migranti sottoscritto da Tripoli con il premier italiano Paolo Gentiloni.

Tuttavia non è stato il clamoroso fallimento che diverse testate hanno descritto.

Per cominciare c’è stato l’incontro, e già questo è un dato importante se si pensa al livello di ostilità politica e militare tra le due parti. Poi, soprattutto, i due hanno “concordato di tenere elezioni parlamentari e presidenziali nel febbraio 2018, in linea con l’accordo politico” stabilito nel dicembre 2015 a Skhirat.

Le notizie inerenti il colloquio tra al-Serraj e Haftar restano fumose, addirittura vi sono testate come il Libya Herald che riportano di un incontro mai avvenuto, ma è difficile pensare che la mediazione dell’Egitto, tra l’altro sostenitore di Haftar, non avesse smentito la cosa nel momento in cui non fosse avvenuta.

Oltre all’Egitto, a fare pressioni su Haftar per un ammorbidimento delle posizioni è stata la Russia, la stessa a cui il generale si è rivolto sia recandosi a Sochi che di recente sulla portaerei Kuznetsov per ottenere armi e supporto politico. Il proposito di Haftar era infatti quello di coagulare le molte tribù del Fezzan e le bande armate dell’ancien régime per passare con il suo esercito verso sud-ovest e accerchiare il governo di Tripoli, ma a quanto pare sono stati i suoi stessi alleati a farlo desistere.

Il quadro continua così ad essere assai complesso, con le parti in lotta determinate a non cedere le proprie posizioni politiche piuttosto che quelle territoriali.

Il parlamento “di Tobruk” è quello delle elezioni del giugno 2014, in un primo momento riconosciuto dalla comunità internazionale: a seguito della conquista della capitale da parte delle milizie islamiste di Alba della Libia (tra cui i qaedisti di Ansar al-Sharia) e di quelle della potente tribù di Misurata, i deputati si sono rifugiati a Tobruk sotto la protezione di Haftar.

Nel tentativo di ricomporre la situazione, la comunità internazionale, attraverso Bernardino Leon e poi Martin Kobler, ha lavorato alla nascita di un governo di unità nazionale, ma i vari gruppi “di Tripoli” si sono opposti duramente alla partecipazione di Hatar al governo di unità nazionale.

Il generale infatti avrebbe voluto essere nominato ministro della Guerra, ma i suoi detrattori lo hanno accusato di essere stato al soldo di Washington in quanto, fatto prigioniero nel 1987 dall’esercito ciadiano in occasione della “Guerra delle Toyota”, è stato poi prelevato dalla Cia e portato negli Usa, dove vi è rimasto fino al 2011 per ricomparire in Libia a comandare la piazza di Bengasi nell’insurrezione che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi.

Haftar, che in passato ha persino minacciato l’Italia di inondare le coste di profughi nel momento in cui non fossero state fornite armi (in realtà poi pervenutegli dall’asse emiratino-egiziano), si è avvicinato al Cremlino con il proposito di trovare lì il partner forte.

Tuttavia è palese che sia necessario trattare anche con Haftar per arrivare alla risoluzione della crisi della Libia, già di per sé complessa per via della frammentazione in 135 tribù armate e per un conflitto civile cruento, in cui ha preso spazio anche l’Isis. Ed Haftar vuole (se ne è parlato anche al Cairo) la revisione degli accordi di Skhirat proprio per essere il ministro della Difesa della Libia, di tutta la Libia.

Alcuni media hanno riportato indiscrezioni che indicano un nuovo incontro tra le parti fra due settimane, questa volta in Algeria, al quale prenderanno parte al-Serraj con la rappresentanza del governo di unità nazionale, un rappresentante delle tre macroregioni (Fezzan, Tripolitania e Cirenaica), e rappresentanti di Tobruk, con Haftar e membri del suo esercito.

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