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giovedì 9 novembre 2017

 

Frèdéric Demonchaux, partito volontario in Rojava contro Daesh, morto per l’umanità 

di Gianni Sartori

 

I nuovi partigiani (anarchici, comunisti, ecologisti, femministe…) che lottano in qualche angolo del pianeta a fianco dei diseredati, dei popoli oppressi, delle vittime di colonialismo, capitalismo, fascismo, integralismo… sanno che se cadranno combattendo (“in una terra già nostra perché bagnata dal nostro sangue”) per loro non ci sarà nessun Walhalla.

 

Compagne e compagni avranno soltanto il ricordo (vorrei dire, ma non oso, imperituro) di coloro con cui hanno lottato, la gratitudine delle persone che li hanno conosciuti, di quella psarte dell’umanità che potrà, forse grazie anche a loro, tornare a sorridere. Persone, popoli per la cui dignità ognuno di questi volontari aveva scelto di prendere le armi. Oggi in Kurdistan contro i fascisti di Daesh, come negli anni trenta nella penisola iberica contro Franco e i suoi alleati nazi-fascisti.

Fra i volontari internazionali che hanno raggiunto il Rojava a fianco del popolo curdo si trovano anche militanti di sinistra francesi. In particolare, quelli che hanno costituito la Brigade Henri Krasucki. In gran parte membri della CGT francese.

Recentemente uno di loro è caduto combattendo contro l’Isis. Il 7 settembre, a Raqqa, un cecchino ha ucciso il francese Frèdéric Demonchaux. Nome di battaglia, in curdo: Gabar.

Frédèric non mancava di esperienza in campo militare dato che in passato era stato nella Legione straniera. In Rojava, ancora nel 2016, si era integrato nelle Unità di protezione del popolo (YPG, ala combattente del PYD, Partito dell’unione democratica). Ferito a una gamba, era rientrato in Francia per curarsi; ma in agosto, appena fu in grado di camminare, stava nuovamente sul campo di battaglia.

La pallottola di un cecchino (secondo quanto hanno riferito le YPG) lo ha colpito in pieno petto mentre con la sua unità, francofona, ispezionava una casa.

Familiari e amici hanno richiesto che il suo nome venga scolpito sul monumento ai caduti di Juvisy-sur-Orge, la città dove Frèdéric Demonchaux era nato. Giustamente, a mio avviso: Frèdéric è caduto combattendo per una causa nobile, per la giustizia e per la libertà. Non solo dei curdi, ma di ogni essere umano.

A metà ottobre circa duecento militanti curdi lo hanno ricordato a Parigi con una semplice cerimonia. Per loro Gabar è un “martire”. Partecipavano anche una quindicina di francesi, esponenti di “Initiative pour un confédéralisme démocratique”, sostenitori del progetto politico di autogoverno ispirato da Ocalan (con influenze del municipalismo libertario) e adottato sia dal PYD che dal PKK. Una conferma del valore universale di tale progetto politico, nella prospettiva di una società in cui l’abolizione dello sfruttamento e dell’oppressione procedano di pari passo.

La foto di Gabar, con sullo sfondo una bandiera gialla con la stella rossa, ora raggiungerà quelle di tutti gli altri caduti, esposte in una vetrina situata in prossimità del Centro culturale curdo Ahmet-Kaya (10 éme arrondissement, Paris).

Qualche polemica è venuta da parte dell’ambasciata turca secondo cui “ogni francese che raggiunge le YPG andrebbe considerato come un terrorista”. E quindi, dopo averle accusate di “incoerenza”, aveva chiesto alle autorità francesi di “agire di conseguenza”. Invano. Pronta la risposta dal Quai d’Orsay. Ha precisato che “sia il PYD che le YPG non sono inseriti nella lista europea delle organizzazioni terroriste”. Del resto il governo francese è consapevole che senza il coraggio e la determinazione dei combattenti curdi, la Francia avrebbe dovuto mandare i suoi soldati a combattere Daesh direttamente sul terreno. E questo in parte spiega la relativa tolleranza nei confronti di quei giovani volontari che si integrano nella resistenza curda. Un atteggiamento simile pare sia presente anche in Germania (almeno finora) diametralmente opposto a quello adottato dal governo spagnolo: infatti in Spagna alcuni giovani comunisti rientrati dal Rojava sono stati arrestati e incarcerati. Anche in Gran Bretagna ci sono state condanne ma a pene sostanzialmente leggere.

Chissà se anche George Orwell (quello di “Omaggio alla Catalogna”, volontario nelle Brigate internazionali con il POUM) oggi verrebbe arrestato?

NO PASARAN!

 

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