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30 ott 2017

 

Barzani si dimette, il Kurdistan iracheno precipita nel caos

 

I sostenitori del Partito democratico del Kurdistan (Kdp) hanno incendiato la sede del Movimento per il cambiamento (Gorran), dell’Unione patriottica del Kurdistan (Puk) e di Radio Ashti nella città di Zakho. Attaccato anche il Parlamento a Erbil.

 

Aggiornamenti

Media locali parlano di tregua tra curdi e forze federali

Il portale d’informazione Iraqnews riferisce di un accordo tra Baghdad e Erbil che prevede l’estensione del cessate il fuoco tra le forze combattent delle due parti e l’invio di un team per la demarcazione dei confini nelle zone contese tra Kurdistan e Iraq. Secondo l’emittente curda Rudaw gli iracheni hanno chiesto ai curdi di accettare il dispiegamento delle forze federali nelle aree contese e nei confini internazionali, e di sottomettere i Peshmerga al controllo federale.

 

Roma, 30 ottobre 2017, Nena News –

 

Mentre i rappresentanti militari curdi e del governo federale di Baghdad – dopo le tensioni e gli scontri armati seguiti al referendum per “l’indipendenza” del 25 settembre – hanno raggiunto, pare con la mediazione di funzionari statunitensi, un accordo per la gestione congiunta del valico di frontiera di Fish Habur con la Turchia, il Kurdistan iracheno precipita nel caos.

Dopo le dimissioni da presidente curdo presentate dal loro leader Massoud Barzani, i sostenitori del Partito democratico del Kurdistan (Kdp) hanno incendiato la sede del Movimento per il cambiamento (Gorran), dell’Unione patriottica del Kurdistan (Puk) e di Radio Ashti nella città di Zakho, nella provincia di Dohuk. Ieri sera, secondo il racconto fatto da alcuni testimoni, i sostenitori di Barzani e del Kdp ha attaccato gli edifici cantando slogan a sostegno del loro leader, allo scopo di vendicarsi per la linea mantenuta da Puk e Gorran nella crisi esplosa ad inizio ottobre con le autorità centrali irachene. Crisi sfociata nel ritiro dei combattenti curdi Pershmerga dalla provincia di Kirkuk e da altre località esterne al Kurdistan occupate durante l’offensiva contro lo Stato islamico.

Il Puk in modo particolare viene accusato dal Kdp di aver favorito presunti piani dell’Iran contro l’indipendenza del Kurdistan iracheno.

Non ci sono notizie di vittime. Il governo regionale del Kurdistan iracheno ha annunciato l’invio dell’Asayish, la polizia locale, per mettere fine agli attacchi ma la situazione resta molto tesa.

Sempre ieri un gruppo di manifestanti ha assaltato la sede del Parlamento curdo a Erbildopo l’annuncio di Barzani protestando per le dichiarazioni di un deputato curdo, Rabun Maruf, secondo il quale quanto avvenuto nei giorni scorsi rappresenterebbe “il fallimento della politica” del presidente dimissionario. Yousif  Sadiq, speaker del Parlamento, ha scritto a Usa e Europa per sollecitarli a fare il possibile per fermare l’escalation in corso e quella che ha definito “una purga” contro le istituzioni di Erbil. “Siamo molto preoccupati per l’attacco contro il Parlamento da parte di un gruppo di rivoltosi senza alcun rispetto dei diritti umani”, ha scritto Sadiq nel suo messaggio “Questi gruppi che incoraggiano violenze e violazioni della legge, distruggono l’immagine della regione del Kurdistan nel mondo di fronte agli occhi dei nostri alleati. Queste persone sono responsabili dei danni arrecati a giornalisti, deputati e dipendenti del Parlamento”.

Aggressioni culminate la scorsa notte nell’assassinio di un giornalista curdo, Arkan Sharif nel distretto di Daquq, a sud di Kirkuk. Sharif, 54 anni, è stato accoltellato a morte da sconosciuti che hanno fatto irruzione nella sua abitazione. Il giornalista lavorava per l’emittente Kurdistan Tv, legata al Kdp di Barzani.

Su quanto sta accadendo in Kurdistan è intervenuto anche il presidente iracheno Heider al Abadi. “Stiamo seguendo da vicino gli sviluppi nella regione autonoma del Kurdistan, gli attacchi contro le sedi di alcuni partiti ed esponenti dei media volti a creare il caos a Erbil e Dohuk”, ha dichiarato Abadi, aggiungendo che la tensione danneggia i cittadini della regione e in generale la popolazione irachena. “Invitiamo tutti a rispettare la Costituzione, la legge e la stabilità” ha aggiunto. Nena News

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30 ottobre 2017

 

De-escalation nel Kurdistan iraqeno. Otto zone gestite in modo congiunto da militari curdi e iracheni

 

Sembrerebbero rientrare, seppure gradualmente, le tensioni del Kurdistan Irq., dopo che ieri il presidente Masoud Barzani ha rassegnato le dimissioni a seguito della crisi scoppiata per la proclamazione dell’indipendenza, come da referendum del 25 settembre.
Dopo settimane di scontri i peshmerga curdi e i militari iracheni hanno infatti raggiunto, grazie alla mediazione della coalizione a guida Usa, un accordo che prevede la presenza di “forze congiunte” in otto aree della provincia di Ninive, nel nord-ovest dell’Iraq. Si tratta di al-Mahmoudiya, Sheikan, Sheilah, al-Qoush, Kazer, Faidah, Guwer we Maqlub.
A Kirkuk, città importante per le risorse petrolifere e che curdi avrebbero voluto includere nella Regione autonoma anche perché la cosa era prevista negli accordi costitutivi, vi sono al momento solo militari iracheni, dopo che i peshmerga si sono ritirati per non aggravare la situazione.
L’accordo interessa anche la gestione congiunta dello strategico valico di Khabour, nel governatorato di Dahuk, che mette in comunicazione il Kurdistan Irq. con il Rojava, cioè le zone siriane abitate dai curdi.
Ieri il premier iracheno Haider al-Abadi ha ritirato la licenza di trasmissione di due importanti media curdi, Rudaw tv e Kurdistan24, ma il Kurdistan Irq. è di fatto isolato dopo che la Turchia, l’Iran e il governo iracheno ne hanno bloccato ogni accesso.

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