http://www.raialyoum.com https://aurorasito.wordpress.com settembre 27, 2017
Il referendum del Kurdistan è un complotto israeliano di Abdalbari Atwan Traduzione di Alessandro Lattanzio
Ho incontrato Masud Barzani solo una volta. Fu in occasione di un evento organizzato dal partito Giustizia e Sviluppo (AKP) della Turchia nel settembre del 2012, a conclusione del secondo mandato del presidente Recep Tayyip Erdogan a segretario generale (le regole del partito impedirono di rimanervi per un terzo mandato). Il capo del Partito democratico del Kurdistan dell’Iraq (KDP) era uno dei tre ospiti della conferenza. Gli altri erano il presidente egiziano Muhamad Mursi, appena eletto, e Qalid Mishal, capo dell’ufficio politico di Hamas. Tutti ospiti dei turchi, ma l’attenzione dedicata a Bazrani era particolare, riflettendo il suo stretto rapporto personale e familiare con Erdogan. Due del trio sono scomparsi dalla scena politica. Mursi è stato deposto e imprigionato ingiustamente, ed è dietro le sbarre con l’ergastolo. Il termine di Mishal è scaduto ad aprile e Hamas ha scelto una nuova leadership; attualmente vive in Qatar. È una questione aperta se anche Barzani subirà lo stesso destino, dopo aver insistito nel tenere il referendum sull’autonomia curda irachena, ignorando i tentativi internazionali e regionali di persuaderlo od implorarlo ad annullare o rinviare il voto, per evitare il peggio. L’esito del referendum era indubbio da mesi. Il “Sì” prevale tra gli elettori nella stragrande maggioranza, secondo tutti i sondaggi. La grande incertezza è ciò che succederà il giorno dopo il referendum. Tutti i segnali indicano che sarà un momento difficile ed instabile. Data la reazione degli Stati vicini, alcuni dei quali vedono il voto come dichiarazione di guerra, si potrebbe innescare una guerra le cui prime vittime saranno inevitabilmente i curdi. I combattenti di Barzani hanno combattuto con zelo senza precedenti contro lo Stato islamico e centinaia sono stati uccisi nella battaglia per liberare Mosul. Non era nel loro interesse, ma su invito degli Stati Uniti in cambio della promessa dell’eventuale indipendenza, anche senza un accordo. La guerra allo Stato islamico ha unito parti contrapposte: curdi e arabi, turchi e iraniani, statunitensi e russi, musulmani e cristiani, sunniti e sciiti. Era il cemento che teneva insieme un’alleanza tra tutti legandoli per circa quattro anni. La guerra si avvicina alla fine e l’alleanza comincia rapidamente a disintegrarsi, forse per una guerra regionale ancora più feroce. Le guerre hanno la tendenza a riprodursi e replicarsi nel Medio Oriente, a cui è vietato essere stabile. http://www.tehrantimes.com/ 26 settembre 2017
Il referendum del Kurdistan è un complotto israeliano Traduzione di Alessandro Lattanzio
Il 26 settembre, varie figure di alto rango politiche e militari iraniane esprimevano forte opposizione al referendum per l’indipendenza della regione del Kurdistan iracheno, definendolo complotto israeliano ed avvertendo delle conseguenze. La regione semi-autonoma del Kurdistan dell’Iraq ha tenuto il referendum per l’indipendenza il 25 settembre. Il presidente del Kurdistan Masud Barzani ha ignorato gli appelli internazionali contro il referendum. Ali Akbar Velayati, consigliere del Leader supremo, dichiarava che “il caos politico” in Medio Oriente sarà una delle conseguenze del referendum, “I curdi sicuramente abbatteranno Barzani prima che lo faccia il governo iracheno“. Velayati notava che Stati Uniti e regime sionista d’Israele sono responsabili della decisione di Barzani. L’Iran insiste sull’integrità territoriale dei Paesi regionali, come l’Iraq, rilevava Velayati. Tuttavia, definiva il referendum “inconsistente” e privo di “risultati positivi“.
“L’Iran non accetterà la divisione dell’Iraq” Il Presidente del Majlis Ali Larijani affermava che l’Iran “non accetterà” la divisione dei Paesi regionali tra cui l’Iraq e ha detto che Teheran sarà col governo centrale iracheno, aggiungendo che la separazione del Kurdistan causerà una nuova crisi in Iraq e che la disgregazione dei Paesi regionali è una “politica israeliana” contraria agli interessi di qualsiasi gruppo etnico.
L’Iran contro la disgregazione dei Paesi regionali: Ministro della Difesa Il Ministro della Difesa Amir Hatami affermava che l’Iran è contrario a qualsiasi mossa per disintegrare i Paesi regionali e modificarne i confini geografici. Durante la riunione con l’ambasciatore turco a Tehran, Riza Hakan Tekin, Hatami dichiarava che la politica principiale dell’Iran è rispettare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale dei Paesi.
‘Il referendum è un complotto destinato a favorire nuove crisi’ Mohammadi Golpayegani, capo dello staff dell’ufficio del Leader supremo, affermava che il referendum sull’indipendenza nel Kurdistan iracheno è un complotto sionista destinato a favorire nuove crisi dopo la fine dello SIIL in Iraq. “Si sia sicuri che si tratta di un complotto del regime sionista, ora che lo SIIL sparisce e dopo che il capo della forza al-Quds, Generale Sulaymani, annunciava che presto celebreremo la fine dello SIIL“, osservava Mohammadi. “Ora hanno creato un nuovo problema nella regione“, e avvertiva che “il referendum e relative questioni causeranno molti problemi ai curdi e ai Paesi limitrofi”.
Un generale iraniano definisce il referendum “complotto sionista” Il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, Maggiore-Generale Mohammad Hossein Baqeri, accusava il regime sionista di orchestrare il referendum sull’indipendenza nel Kurdistan iracheno. Il regime sionista d’Israele e l’arroganza globalista sono dietro il referendum, affermava. Il Maggiore-Generale Yahya Rahim Safavi, consigliere militare di primo piano della rivoluzione islamica, definiva il referendum nuovo complotto statunitense-israeliano nella regione. “Dopo la sconfitta dello SIIL in Siria e in Iraq, il referendum nel Kurdistan provocherà l’escalation delle tensioni nella regione“. |