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Il nemico degli arabi palestinesi è la supremazia ebraica, bianca, antisemita e razzista Traduzione di Martina Di Febo
La domanda su chi sia il nemico della Palestina, così come sta venendo alla luce nei discorsi odierni, si sta facendo confusa. Storicamente, la Palestina è stata colonizzata con l’aiuto degli inglesi e il supporto degli USA al servizio di un’ideologia creata da ebrei bianchi europei che erano atei. Il tutto è cominciato un centinaio di anni fa con la Dichiarazione Balfour, un documento sionista approvato dal governo britannico – “ogni idea nata a Londra veniva testata dall’Organizzazione Sionista in America e ogni suggerimento proveniente dall’America riceveva la più accurata attenzione a Londra”. Ciononostante, l’idea che questi coloni ebrei sionisti alla ricerca di una “terra natìa” in Palestina erano ebrei che avevano lo scopo di implementare un’ideologia chiamata Sionismo e non imperialismo o supremazia bianca, è lontana dall’essere casuale. Il problema attuale e stringente dello Stato sionista in Palestina è il suo cosiddetto “diritto” di esistere quale Stato ebraico, e ciò non è altro che il nazionalismo ebraico, non la supremazia “bianca”. Il sionismo non è soltanto una questione di politiche di potere, è anche una questione di ideologia e l’ideologia del sionismo è la supremazia ebraica in Palestina. Definire il nemico che deve essere sconfitto in Palestina quale la supremazia ebraica non alleggerisce la validità delle analogie che le persone fanno tra il sionismo e la supremazia bianca o nel vedere il sionismo come colonialismo. Semplicemente, concentra l’argomento su cosa deve essere fatto per risolvere una Nakba (esodo) del popolo palestinese che dura da 70 anni – la fine di Israele quale Stato ebraico; la fine dell’Apartheid israeliano. La forza maggiore dietro quest’Apartheid è l’ideologia della supremazia ebraica, ad esempio il sionismo. A complicare ulteriormente la questione sono gli articoli che dimostrano accuratamente che non solo il sionismo è razzista contro gli arabi palestinesi, ma è antisemita nella sua stessa natura – l’alleanza bianca sionista che crede nella superiorità della razza. L’antisemitismo del sionismo si erge dalla sua natura anti-assimilazionista e non dall’ostilità anti-ebraica, che è l’antisemitismo della supremazia bianca. Al tempo della Dichiarazione Balfour nel 1917, Edwin Montagu, un ebreo britannico assimilato e membro del governo britannico si oppose al sionismo, sostenendo questa memorabile affermazione: “Si sta chiedendo al governo (britannico) di essere lo strumento (…) di un’organizzazione sionista largamente gestita (…) da uomini di discendenza o nascita nemica”. Una volta, Montagu sostenne: “Tutta la vita provò a fuggire dal ghetto. Poi, ha capito che i sionisti stavano cercando di spingere di nuovo dentro il ghetto lui e tutti gli altri ebrei britannici assimilati. Se il governo sostenesse l’atto costitutivo sionista…significherebbe che lo Stato per il quale ho lavorato da quando ho concluso l’università – vale a dire l’Inghilterra – e per il quale la mia famiglia ha combattuto, mi sta dicendo che la mia madrepatria è la Palestina”. Ma oggi, il nocciolo del pericolo dello stato ebraico non risiede nel suo antisemitismo, come definito sopra, bensì nella sua giustificazione del più elevato status degli ebrei in Palestina e nel suo razzismo anti-arabo. Questa verità è obnubilata quando ci preoccupiamo della selettività di Netanyahu nell’inveire contro l’antisemitismo (ad esempio, nel suo essere incorporato ai sostenitori della supremazia bianca) e ignora totalmente il razzismo arabo anti-palestinese. Nadia Elia discute in maniera persuasiva che “la supremazia bianca e il sionismo sono due facce della stessa medaglia, entrambe modellate sull’esclusione etnica. Pertanto, se una si oppone all’esclusione e al desiderio di una nazione “pura” dal punto di vista razziale e religioso, si oppone al sionismo”. È importante capire, tuttavia, che mentre il razzismo della supremazia bianca è diretto contro tutti quelli definiti come “altro”, l’ostilità sionista è diretta specificatamente contro gli arabi palestinesi. Nel 1937 Churchill spiegò la supremazia bianca contro la popolazione indigena che è alla base della tendenza sionista in Palestina: “Non sono d’accordo con l’idea che il cane in un torgolo abbia il diritto finale di essere lì, anche se fosse stato disteso lì dentro per molto tempo. Io non riconosco quel diritto. Non riconosco, per esempio, che sia stato fatto del male agli indiani rossi d’America o alla popolazione nera in Australia. Non riconosco che siano state compiute azioni negative verso questi popoli per il fatto che una razza più forte, di più alto livello, per metterla in questi termini, è arrivata per prendere il loro posto.” È la stessa tendenza che ha permesso a Menachem Begin di descrivere gli arabi palestinesi come “bestie a due zampe” e a Ayelet Shaked di invocare l’uccisione delle madri palestinesi perché genitrici di “piccoli serpenti”. Arthur Balfour disse: “In Palestina, non proponiamo neanche di consultare i desideri degli abitanti attuali dello Stato…il sionismo, che sia giusto o sbagliato, buono o cattivo, è radicato in tradizioni di lunga data, nei bisogni presenti, nelle speranza future di importazione più profonda rispetto ai desideri e ai pregiudizi di 700 mila arabi che adesso abitano quella terra antica”. I “bisogni presenti e le speranze future” degli ebrei in Palestina sono state le forze responsabili della Nakba palestinese. Oggi, la preoccupazione principale dello Stato ebraico continua ad essere il rimpiazzo dei palestinesi con famiglie ebree. Ci sono ancora molti ebrei, tra cui “rabbini provenienti da diversi ceppi dell’ebraismo americano”, in grado di riconoscere l’antisemitismo e il razzismo contro tutti gli “altri” eccetto il loro proprio razzismo sionista contro gli arabi palestinesi. Questo è il motivo per cui i palestinesi hanno bisogno degli ebrei di tutto il mondo, nonché persone di altre fedi religiose, per sollevarsi contro lo Stato sionista ebraico e negare il suo “diritto” di esistere come tale.
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