http://www.affarinternazionali.it/ 3 Set 2017
Iran: il cerchio Usa si stringe intorno a Teheran di Laura Mirachian
Non saranno le tensioni indipendentiste dei curdo-iracheni a porre problemi all’Iran. Su questo versante, Teheran ha solidi alleati, in primis la Turchia, alle prese con l’endemica ribellione della sua componente curda, e lo stesso Iraq, dove lo strappo dei territori curdi rischierebbe di tradursi anche nella perdita definitiva dei preziosi pozzi di Kirkuk. La ‘questione curda’ è semmai nelle mani di Washington, che sulla fanteria dei peshmerga iracheni e dei curdo-siriani del Rojava punta da tempo per abbattere l’obiettivo primario, il sedicente Stato islamico, l’Isis. Washington si limita per ora a definire il rapporto con i curdi “temporary, transactional, tactical”.
Un progetto Usa rimasto in mezzo al guado Il progetto è rimasto in mezzo al guado. L’influenza iraniana nella regione è andata infatti fortemente consolidandosi in Siria, Iraq ed oltre e, con essa, prevedibilmente, la reazione ostativa dell’Arabia Saudita, in un’inedita convergenza con Israele, che mai ha digerito l’idea di un Iran incombente alle proprie frontiere, per di più con residue potenzialità nucleari ‘dual use’ da spendere entro una decina d’anni. Sullo sfondo, il persistente dogma iraniano che Israele sia uno ‘Stato usurpatore’.
Nel capovolgimento della strategia, Qatar ‘vittima collaterale’ Poco importa se nel capovolgimento strategico il Qatar è rimasto imbrigliato nella condanna dei suoi vicini per i rapporti coltivati con l’Iran. Un dettaglio. Per Trump si pone ora il problema di come contrastare Teheran, “the most destabilizing influence in the Middle East”, e pervenire a una stabilizzazione ripristinando lo statu quo ante. Priorità, contrastare e accerchiare l’Iran Quanto alle sanzioni, Trump non è riuscito in luglio a superare le obiezioni di Tillerson e Mattis a ‘de-certificare’, smentendo la pronuncia dell’Aiea, l’ottemperanza dell’ Iran alle prescrizioni dell’intesa e a non prorogare quindi la sospensione delle sanzioni multilaterali, ma sta puntando sulla prova d’appello in ottobre. L’ambasciatrice all’Onu Nikki Haley è stata inviata a Vienna a sensibilizzare l’Aiea. Nel frattempo, nuove sanzioni unilaterali sono state previste con riferimento al programma missilistico iraniano, che comporterebbe un potenziale di carico nucleare. Né mancano insistenti pressioni di talune lobbies per bloccare l’accesso di Teheran all’uso del dollaro negli scambi commerciali, sanzionare tutti i settori economici coinvolti nello sviluppo del programma missilistico, penalizzare le società straniere che interagiscono con il Paese. Inevitabilmente, anche quelle europee.
Pressioni e tentazioni azzardate di ‘regime change’
Ignorando i precedenti devastanti di simili iniziative in Iraq, Libia e altrove. E che l’ Iran ha oltre tremila anni di storia sedimentata in una società consapevole del proprio ruolo e orgogliosa del proprio unico passato. Come disse Kissinger, “in Medio Oriente l’Iran vanta la più coerente esperienza nazionale e la più antica e sofisticata tradizione strategica”. Senza contare che gli iraniani hanno da poco, in maggio, rieletto a larga maggioranza il miglior presidente possibile per il prossimo quadriennio, il moderato Hassan Rohani, incline a interloquire con l’Occidente e a riforme interne.
Dalle pagine del Guardian, il negoziatore dell’intesa nucleare, Ali Salehi, ha replicato agli Stati Uniti con pacata fermezza invitandoli semplicemente a riconoscere la realtà dei fatti, la “statura politica, economica, culturale dei protagonisti regionali”, e al contempo definendo irrealistico immaginare che Teheran rimanga indifferente alle “provocazioni”.
Rischi di reazione alle provocazioni e di conflitto.
Evitare un nuovo conflitto in Medio Oriente dovrebbe essere per tutti, e segnatamente per l’Europa, un’assoluta priorità. L’intesa nucleare è molto precisa sugli adempimenti che ci si attende dall’Iran, ivi incluso quello di astenersi da attività che possano promuovere la sua capacità nucleare militare. Vi rientrano i test missilistici così come l’impianto di missili di precisione che sarebbe già stato programmato in Siria e in Libano. Su tutto questo l’Iran dovrebbe essere richiamato e vigilato.
|