Fonte: https://www.counterpunch.org/
Originale: The Independent
http://znetitaly.altervista.org/
19 settembre 2017
Nikki Haley, Israele e il Libano: quando l’ignoranza non è felicità
di Robert Fisk
Traduzione di Maria Chiara Starace
Questa estate, sotto un caldissimo sole di mezzogiorno, al confine meridionale tra Libano e Israele, si è svolto un incontro straordinario e molto infiammato tra due importanti generali: il sessantenne comandante irlandese delle forze dell’ONU in Libano e il vice capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano che ha 54 anni. Ad ascoltarli c’era l’ambiziosa, filo-israeliana, ma molto inesperta ambasciatrice degli Stati alle Nazioni Unite. Il diverbio tra i due uomini sembra sia stato pianificato dagli Israeliani per fare colpo su Nikki Haley, molto impressionabile. Ha funzionato.
L’8 giugno la Haley era stata trasportata in elicottero fino al confine, da Gerusalemme, dal Generale Aviv Kochavi , e per un giro regolarmente preparato per la visita dagli ingenui ufficiali americani : una camminata alla frontiera libanese provvista di filo spinato con molti avvertimenti preoccupati degli israeliani riguardo ai “terroristi” di Hezbollah, i bunker segreti di Hezbollah per i loro missili in un territorio controllato dall’ONU e il fallimento delle truppe dell’ONU di “disarmare” i “terroristi” in Libano, Questa è un comune racconto dell’orrore, tirato in ballo per i diplomatici e i politici americani e per altri occidentali da oltre 30 anni.
Tutto sembrava luce splendente del sole e ottimismo, quando il Comandante delle forze dell’ONU, Generale Mick Beary – irlandese – uno dei più competenti pacificatori che ha alle spalle tre periodi di servizio in Libano e incarichi in Iraq, Bosnia, e Afghanistan, ha spiegato alla Haley che la situazione al confine libanese-israeliano era stabile, non richiedeva un ulteriore intervento e che la frontiera attualmente stava sperimentando uno dei periodi più tranquilli della sua storia moderna. Tutto vero.
Non, però, secondo Kochavi – ex comandante delle divisioni a Gaza ed ex direttore dell’intelligence militare di Israele che, rabbiosamente ha detto a Beary che l’ONU non stava facendo il suo lavoro e si spaventava a entrare nei villaggi sciiti nel Libano meridionale per paura di dover affrontare Hezbollah filo-iraniano. Kochavi, dicono gli israeliani, ha detto alla Haley che il mandato dell’ONU dovrebbe essere cambiato per assicurarsi che i suoi soldati “disarmino” Hezbollah.
Beary mantenne la sua posizione. Aveva già sentito questo genere di cose. Si suppone che l’ONU operi a fianco del sovrano esercito libanese per assicurare al governo di quel paese il controllo (e la pace) in uno stretto settore lungo il confine libanese e non la battaglia con Hezbollah a nome degli israeliani, come parte della loro guerra su procura contro l’Iran.
Una persona più saggia avrebbe potuto verificare tutto questo. La Haley avrebbe potuto ricordarsi, per esempio, di quante volte gli israeliani avevano gridato: al lupo!, prima, quanto frequentemente le loro affermazioni di razzi nascosti si erano rivelate false; non molti anni fa, avevano mostrato immagini di foto prese da un drone, di “missili” che venivano presi da un garage bombardato nel Libano meridionale, sotto gli occhi dell’ONU. Uno dei soldati dell’ONU, tuttavia, aveva fatto un’istantanea dei “missili” a una distanza di pochi metri, i cui i “razzi” chiaramente erano non altro che le porte principali di lamiera ondulata dei garage bombardati e che erano state danneggiate. La Haley avrebbe anche potuto leggere dei libri sul Libano, in cui ogni incursione israeliana era finita in un disastro.
Invece no. Nel giro di 11 settimane, la Haley stava raccontando all’ONU la “imbarazzante mancanza di comprensione del Generale Maggiore Beary riguardo a che cosa sta accadendo “nel Libano meridionale, di come egli fosse “insensibile” alla diffusione delle armi illegali. Beary rispose a questo attacco riguardante la sua competenza di ufficiale che, inutile dirlo, diminuì moltissimo nella nativa Irlanda del generale – ripetendo che non c’erano prove di nessun aumento degli armamenti. “Se ci fosse una grossa scorta segreta di armi,” disse, “lo sapremmo.” E ora parliamo del Dipartimento delle verità difficili da accettare. Beary ha ragione, ma sa anche, come tutti noi che risiediamo in Libano, che i combattenti di Hezbollah vivono nei villaggi sciiti all’interno della zona ONU. E’ naturale. Sono sciiti. Queste sono le loro case e famiglie. E sappiamo anche che hanno le armi. Lo scorso aprile Hezbollah lo ha chiarito con imbarazzo, quando ha portato in autobus un gruppo di giornalisti fino al confine, dove questi hanno visto in giro una dozzina di uomini di Hezbollah armati di fucili, mitragliatrici e lanciarazzi, non lontano dal quartier generale dell’ONU.
A quanto pare l’ONU era ignaro del viaggio in anticipo e il governo libanese in seguito si è indignato, mentre Hezbollah si è dato delle arie per aver mostrato ai giornalisti delle nuove microspie israeliane sull’altro lato del confine.
Era una farsa, ma nella storia ci sono altri elementi inquietanti. Di fatto ci sono dei villaggi sciiti nel Libano meridionale dove i soldati dell’ONU non restano. E c’è un piccolo altopiano in cima a una collina, noto localmente con il nome di “giardini iraniani” da dove l’ONU non si allontana. Questo però si trova nella loro area di operazioni.
L’UNIFIL (La Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite), esiste da quasi 40 anni, ha avuto 250 vittime da un insieme di gruppi armati, compresi Hezbollah, gli israeliani e i palestinesi. Ha 15.000 soldati che ora controllano un cessate il fuoco redatto dopo la guerra tra Israele ed Hezbollah; il loro mandato li incarica anche di assicurare “l’immediata cessazione di tutte le operazioni militari di attacco” da parte di Israele. I frequenti sorvoli sul Libano effettuati da Israele che vanno avanti da quasi 40 anni, sono in violazione delle risoluzioni dell’ONU.
Nulla di questo, tuttavia, ha giustificato l’ignoranza della Haley riguardo al Libano meridionale. Ha detto: “Beary sembra che sia l’unica persone nel Libano meridionale che è inconsapevole di ciò che Hezbollah sta facendo.” Ahimè, la Haley sembra essere l’unico diplomatico che è proprio inconsapevole di come sarebbe pericolosa la situazione nel Libano meridionale se non fosse per gli anziani come Beary.”
Kochavi, un “ragazzo” accorto come mai ce ne sono stati nel comando supremo israeliano, è l’unico uomo che non vuole un’altra guerra lungo il confine. Questo è il motivo per cui ogni volta che c’è il più remoto sentore di violenza alla frontiera, gli israeliani sono al quartier generale dell’ONU a Naqqoura a chiedere aiuto.
I libanesi temono ancora che, non essendo riusciti a condurre il rovesciamento di Assad in Siria e quindi dell’alleato arabo dell’Iran in Medio Oriente, gli israeliani cominceranno un’altra guerra in Libano per liberarsi di Hezbollah, cosa che non sono riusciti a fare nel 2006 durante una guerra che Hezbollah forse non avrebbe vinto ma che Israele ha certamente perduto.
Ma le minacce di Israele contro il Libano hanno perduto la loro forza molto tempo fa. Nei miei schedari personali, ho ripetuto gli avvertimenti di Israele che i villaggi di civili sarebbero stati attaccati nella guerra “successiva”, che il Libano sarà distrutto, tornando indietro di 400 anni, con la totale rovina delle infrastrutture. Gli israeliani hanno, però distrutto gran parte delle infrastrutture civili del Libano nel 1982 e nel 1996 e di nuovo nel 2006. E il Libano si è semplicemente ricostruito con il denaro dell’Arabia Saudita, del Qatar e del Kuwait.
Israele ha speso milioni di dollari per bombardare la Siria, le forze iraniane e quelle di Hezbollah all’interno della Siria negli scorsi 5 anni. Durante tutta la guerra siriana, non ha sparato un colpo all’Isis e ha anche permesso ai combattenti islamisti di andare negli ospedali di Haifa a farsi curare. Ma le persone a cui Israele non ha sparato sembra che stiano perdendo, e le forze sciite che ha bombardato sembra che stiano vincendo. Questo è il motivo per cui Israele si sta proprio chiedendo che cosa Hezbollah ha in serbo per loro.
Purtroppo, cosa di cui Kochavi si rende ben conto – Hezbollah tiene i suoi missili bene a nord delle linee dell’ONU. Dopo tutto, con una portata che si allunga fino al deserto del Negev, nella parte meridionale di Israele, perché Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah che in effetti qualche volta parla come se fosse il presidente del Libano – dovrebbe nascondere i suoi razzi all’interno della zona dell’ONU che è proprio al confine?
A Washington, Donald Trump che del Libano ne sa ancora meno di Nikki Haley di recente ha parlato con il Primo Ministro libanese circa la battaglia di quest’ultimo con
Hezbollah – a quanto pare ignaro che Hezbollah ha dei ministri nel governo libanese e che Michel Aoun (il reale Presidente del Libano) appoggia la milizia.
Con una leadership assennata, gli Stati Uniti di solito riuscivano a negoziare i cessate il fuoco nelle guerre libanesi passate. Il problema ora è, però, che il Presidente degli Stati Uniti è pazzo. Nikki Haley è ridotta a usare una serie di cliché, quando è all’ONU, degni di Theresa May.
“Ora basta,” ha detto a proposito del missile della Corea del Nord che faceva le piroette. La Corea del Nord sta “implorando la guerra”. L’America non vorrebbe “continuare a rimandare”. Questo genere di sciocchezze poteva forse andare bene quando Nikki era governatore della Carolina del Sud, ma è una cosa molto penosa sentire un ambasciatore dell’ONU che in Libano dice a un esperto funzionario in Libano che egli è “Insensibile” davanti ai suoi doveri.
I francesi, con circa 1000 soldati dell’ONU in Libano, hanno con calma detto all’ONU che sono più che felici della dirigenza di Beary. L’ONU dice la stessa cosa. Ma in che modo si persuade la Haley a fare il suo lavoro, a rinunciare alla linea della propaganda di Israele e a tenere la bocca chiusa a meno che sappia di che cosa sta parlando? Parole, parole, parole…
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
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Originale: The Real News
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19 settembre 2017
Ci risiamo
di Lawrence Wilkerson
traduzione di Giuseppe Volpe
Come era solito dire Yogi Berra ho avuto di nuovo una totale sensazione di déjà vu.
L’occasione è stata la lettura del discorso tenuto recentemente dall’ambasciatrice all’ONU Nikki Haley all’American Enterprise Institute (AEI), il bastione di Dick Cheney e dei neoconservatori che lo appoggiavano.
Ma non stavo immaginando lo scenario all’AEI. No, ho avuto questa inquietante sensazione di essere di nuovo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU del febbraio 2003. Ascoltavo Colin Powell tenere il discorso che avevo aiutato il direttore della CIA George Tenet e il suo nefasto vice, John McLaughlin, a preparare per Powell. Fluiva rapido il torrente di bugie, mezze verità e invenzioni attentamente costruite.
Solo che questa volta si è trattato del discorso della Haley.
Solo che la Haley non possedeva la gravità, la seria credibilità né l’eccezionale esperienza di Colin Powell. Come ha commentato un osservatore, la Haley aveva imparato solo la settimana prima come pronunciare “politica estera”. Powell, d’altro canto, nei sondaggi degli statunitensi e in giro per il mondo era secondo solo a Madre Teresa ed era stato al fianco di quattro presidenti.
Ma il copione è stato lo stesso: offrire sufficienti dati speciosi dello spionaggio, letture sbagliate dei fatti in combinazione con giusta una quantità sufficiente di spauracchi e distorsioni della realtà per convincere la maggioranza del popolo statunitense che era essenziale un futuro cambiamento di regime in Iran. Ma non dicendolo esplicitamente.
No, solo previsione che presto l’amministrazione Trump – e i suoi lacchè riguardo all’Iran, la maggior parte dei Repubblicani e alcuni dei Democratici al Congresso – annuncerà, in conformità con il di gran lunga troppo ingegnoso piano Corker, o il mancato rispetto iraniano dell’accordo sul nucleare o concepirà un altro modo ugualmente ingegnoso per scaricare l’onere della decisione sul Congresso, come ha appena fatto con la Legge sui ‘Dreamers’ [la legge sulla concessione della cittadinanza ai minori figli di immigrati irregolari – n.d.t.] e che le cose vadano un po’ come vogliono.
Ripensate solo all’Accordo Quadro con la Corea del Nord (e oggi, ovviamente, il Nord è uno stato dotato di armi nucleari).
E nelle osservazioni della Haley, diversamente da quelle di Powell, non c’è stato alcun reale tentativo di affrontare le preoccupazioni internazionali di “un mondo post 11 settembre”; in realtà c’è stato un incredibile disprezzo per tali preoccupazioni, del tutto in linea con l’obiettivo del presidente Trump degli “Stati Uniti al primo posto, al secondo e all’ultimo”.
Attenendosi alla sua recente assoluta noncuranza nei confronti di più di cinquant’anni di politica statunitense della sicurezza riguardo all’Europa, le parole della Haley hanno rafforzato in continuazione il concetto che gli Stati Uniti sono oggi soli nel mondo nelle loro aspettative di sicurezza e per chi essa è importante. Nessun altro paese è all’altezza del nostro interesse.
La mia seconda reazione al discorso della Haley di alzare le spalle e borbottare tra me e me che non ci si poteva aspettare di più da una simile novellina, e una simile novellina evidentemente affascinata dal programma di Trump è così avida della segreteria del Dipartimento di Stato. Che Dio ci scampi dal suo ottenerla!
L’inesperto amministratore delegato della ExxonMobil [Rex Tillerson – n.d.t.] è stato già abbastanza scadente; la Haley sarebbe un disastro totale.
Ma pare esserci poco che uno possa fare riguardo all’uno o all’altro di questi sviluppi; primo, l’inevitabile marcia alla guerra con l’Iran – perché è esattamente questo che causerà l’abrogazione del JCPOA – e, secondo, l’altrettanto inevitabile ascesa a una posizione di maggior potere di questa donna incredibilmente affascinata da Trump ma inetta. In realtà le due cose potrebbero essere inestricabilmente collegate.
Colin Powell aveva la grazia redentrice di essere stato ingannato dal vicepresidente degli Stati Uniti, dal direttore della CIA e dal suo vice e due analisti chiave della CIA. Inoltre Powell non stava facendo nulla di più di quanto aveva fatto la maggioranza del Congresso statunitense, ciò che la maggioranza della comunità dei servizi segreti statunitensi aveva concordato nella Valutazione dei Servizi Nazionali dell’ottobre 2002 e ciò che numerosi altri servizi segreti di stati alleati avevano asseritamente confermato.
La Haley, d’altro canto, ha fatto tutto da sola all’AEI, più in particolare nell’assenza chiaramente evidente di qualsiasi conferma da qualsiasi parte della comunità dei servizi segreti statunitensi, o dei servizi di qualsiasi altro paese quanto a questo, che quello che affermava riguardo all’Iran era accurato. E ci sono state prove schiaccianti che ciò che affermava riguardo all’accordo sul nucleare dimostrava che lei non l’aveva nemmeno letto.
Sì, ci sono prove chiare che l’Iran ha bisogno di missili balistici per difendersi e perciò continua a lavorare per perfezionarli. Anche uno sguardo sommario alla brutale guerra Iraq-Iran lo conferma. Sì, ci sono ampie prove che l’Iran appoggia Hezbollah, che Hezbollah ha contribuito a cambiare le sorti di Assad in Siria e che Hezbollah si è guadagnato nuovo seguito rispetto al suo principale nemico, Israele. Ma ci sono anche chiare prove che questi progressi sono una conseguenza tanto dell’incompetenza statunitense in Siria e degli sforzi di Israele di diffondere il caos nella regione, quanto di qualsiasi abbia fatto l’Iran. E, sì, l’Iran è coinvolto nello Yemen e su uno schieramento più legittimo di quello degli Stati Uniti.
La recita della Haley di tutte le azioni dell’Iran che lei riferisce come contrarie agli interessi statunitensi ha anche convenientemente omesso una rassegna simile delle azioni statunitensi che sono state nemiche degli interessi dell’Iran, dal rovesciamento del leader iraniano eletto nel 1953, all’essersi schierati dalla parte di Saddam Hussein nella guerra Iraq-Iran, all’aver abbattuto un aereo civile di linea iraniano con 290 persone a bordo, alla vendita di grandi quantità di armi alla dittatura di Ryiadh.
In breve, il provino della Haley per il posto di Segretario di Stato mi ha spaventato a morte.
Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
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