Fonte: Telesur

http://www.controinformazione.info

Ago 22, 2017

 

La guerra civile imminente negli USA dopo la defenestrazione di Steve Bannon

di Alfredo Jalife Rahme 

Traduzione di Luciano Lago

 

I militari e la Goldman Sachs hanno defenestrato  Bannon dalla  Casa Bianca e il presidente Trump si trova “castrato” e sottoposto a speciale “sorveglianza” da parte della Elite di potere di Washington.

 

La rivista “World Socialist” afferma che, con il licenziamento del “fascista” Steve Bannon – ex ufficiale di Marina, ex banchiere e principale stratega politico di Trump-, “i militari dimostrano il loro controllo” sulla Casa Bianca.

La sua defenestrazione è stata gestita tre giorni dopo la conferenza stampa di Trump con cui questi aveva difeso  i manifestanti nazisti e suprematisti bianchi di Charlottesville, cosa che ha provocato una crisi politica senza precedenti a Washington, crisi che danneggia seriamente la credibilità degli USA nell’arena internazionale e crea le condizioni per esplosioni sociali domestiche.

 

Persino James Murdoch, direttore del “21st Century Fox” e figlio di Rupert (alleato di Trump), ha rinfacciato l’ambivalenza del polemico presidente che, giorni più tardi, ha criticato i suoi presunti alleati.

Più in là della ribellione nel “suo allevamento” di un settore del Partito Repubblicano, l’indice di Dow Jones è  sceso di 274 punti con la conferma della rinuncia del israel -statunitense Gary Cohn, in precedenza  presidente delle Goldman Sachs e oggi capo economico della Casa Bianca.

Con il licenziamento di Steve Bannon, gli affaristi del sottobosco della borsa di New York, dopo la notizia che è rimbalzata subito dopo, “sono esplosi dalla gioa”.

La decisione della sua (di Bannon)  defenestrazione proveniva dal fiammante generale dei marines John Kelly, il quale ha difeso il suo collega il generale H. R. McMaster – consigliere per la sicurezza nazionale- e di cui il feroce portale Infowars sostiene che sia controllato dal mega speculatore George Soros, il quale pianifica da tempo la conquista della Casa Bianca, citando una fonte dello spionaggio israeliano.

Non è certo un  segreto lo scontro avvenuto tra Soros ed il governo di Netanyahu ed il  suo alleato Sheldon Adelson, proprietario di Casinò e di giornali.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso della espulsione di Bannon – il quale aveva presentato la sua rinuncia dieci giorni prima, congelata dal suo pupillo ideologico Trump – era stata la sua cruda intervista al “The American Prospect” dove aveva promesso di “purgare” i suoi oppositori alla segreteria di Stato e della Difesa, aveva attaccato Cohn per essersi opposto alla guerra commerciale contro la Cina e, la cosa peggiore di tutte, a mio giudizio, aveva manifestato la inconsistenza delle minacce belliche contro la Nord Corea, dove non esiste una soluzione militare, visto che, nella prima mezzora di una guerra, ci sarebbero 10 milioni di morti a Seoul.

Il fattore più rilevante: Steve Bannon aveva collocato la Cina come principale nemico degli USA e che, nel caso non fosse fermata nei prossimi cinque anni, avrebbe segnato un punto di svolta che avrebbe spinto Pechino come “nuova potenza egemone”.

Gli affari con la Cina della Goldman Sachs, gli interessi in Cina della Banca Rothschild e di Soros– non si dica di Jared Kushner e della sua consorte Ivanka- hanno cozzato di brutto  con le dichiarazioni dello  stratega Bannon che era stato il vero artefice del trionfo di Trump nel collegio elettorale nel mobilitare le truppe dei disoccupati ed emarginati suprematisti bianchi ed i WASP (bianchi, protestanti, anglosassoni) nella dimenticata area rurale degli States: dal cinturone biblico fino al cinturone industriale.

Nè tardivo nè pigro, Steve Bannon- a cui il Vaticano già aveva dichiarato una guerra teologica e politica – è ritornato di immediato alla sua piattaforma Breitbart News, portavoce del “nazionalismo bianco economico” e che ha dichiarato in forma clamorosa di essere “in guerra contro gli oppositori di Trump al Congresso, i mega media e le corporations transnazionali”. Da notare che Bannon non ha menzionato invece i militari che lo hanno di fatto decapitato.

Il presidente “castrato” Trump si trova trincerato e più isolato che mai con il solo appoggio interno della sua famiglia, di sua figlia Ivanka e del suo genero Kushner che controlla il suo correligionario Stephen Miller, caustico scrivano di Trump e dalle connotazioni islamofobe e molto proclive alla retorica stramba, come quando ha denunciato la “macelleria statunitense” attuata dai lupi di Wall Street.

Ad un Trump trincerato nella Casa Bianca e sotto assedio, rimane come alleato un Bannon che tuona dal suo pulpito “nazionalista bianco” di Breitbart, a cui ha espresso felicitazioni : “Steve Bannon sarà una nuova voce dura ed intelligente, forse molto meglio che prima. Le fake news avranno bisogno di competenza”.

Jonathan Swan, del portale USA, “AXIOS”, afferma che Bannon, appoggiato dalla famiglia del miliardario BobMercer, si prepara per la guerra con la sua “macchinaria omicida di Breitbarth”: “sarà una guerra termonucleare contro i globalisti che hanno distrutto gli Stati Uniti”. La guerra sarà contro il generale H. R. McMaster, Dina Powell –vice-consigliera per la sicurezza  nazionale che proviene da Goldman Sachs-, contro  Gary Cohn e la coppia Jared e Ivanka.

Secondo noi, lo scatenamento di questa guerra civile, che molti non vorrebbero pronunciare come nome, dipenderà dalla mobilitazione delle masse dei nazionalisti/populisti/suprematisti/bianchi dell’America profonda.

Il giubilo per l’espulsione di Bannon risulta indescrivibile: da Hollywood fino all’ Huffington Post, presumibilmente controllato da Soros, una consorteria di interessi  che è arrivata  perfino ad intitolare in forma razzista, “Addio Goy”. Il termine Goy è un termine dispregiativo razziale per i non ebrei, visti come “non umani” dagli ebrei ortodossi.

Washington è un vulcano in piena eruzione e il giornale israeliano Haaretz rivela che “i generali USA capeggiano una  rivolta senza precedenti contro Trump”, dovuta al fatto che, “se ogni soldato negro dovesse abbandonare l’US Army in conseguenza dei commenti del presidente su Charlottesville, l’esercito USA collasserebbe”. (….)

Steve Bannon ha dichiarato, nel corso di una intervista a Weekly Standard , che la presidenza Trump per cui abbiamo lottato e vinto, oggi è finita”…..

Bannon si appresta ad andare in una “guerra di guerriglia” ed ha manifestato che “ancora disponiamo di un immenso movimento per riscattare qualche cosa di quello che rimane della Presidenza”. Lo stesso Bannon ha considerato che Trump “sarà molto più convenzionale “nell’ avere difficoltà di avanzare sulle tematiche del nazionalismo economico e sull’immigraziome”.

Bannon ha pronosticato che i “repubblicani, che sono stati reticenti nel loro appoggio, modereranno la politica di Trump”. Meglio detto: i militari e la Goldman Sachs!

Il NYT giudica che l’uscita di Bannon “è stata una vittoria per Cohn e per il segretario del Tesoro Steven Mnuchin (Nota: etrambi di Goldman Sachs)”, e si domanda cosa rimarrà dell’agenda di Trump” nel commercio, nel cambiamento climatico, sulla Cina, sull’immigrazione e sull’Afghanistan.

Trump andrà a leggere più che mai il portale Breithbart e cercherà di applicare il “nazionalismo economico” mescolato con il suprematismo bianco.

Un cosa è sicura: Steve Bannon da fuori sarà molto più pericoloso che da dentro la Casa Bianca.

 


Alfredo Jalife Rahme – Docente di ” Ciencias Políticas y Sociales en la Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM). Analista di política internazionale nel  giornale “La Jornada”. Pubblica regolarmente per diverse reti internazionali come CNN, RT Actualidad, UTV Mexico, Projecto 40, Hispan Tv, ecc.. Autore di varie opere e recensioni: ultimo libro pubblicato: “China irrumpe en Latinoamérica: ¿dragón o panda?” (Orfila, 2012).

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