Fonte: Maurizio Blondet http://www.ariannaeditrice.it/ 22/08/2017
“L’Eclisse è razzista”. L’America è entrata nel suo ricorrente delirio di Maurizio Blondet
Come saprete, un’eclisse di sole ha attraversato il vasto territorio statunitense. Ebbene: è stata una eclisse razzista, razzista come i suprematisti bianchi, razzista come The Donald e il KKK. L’ha smascherata nella sua natura proibita e politicamente scorretta Alice Ristroph, una laureata in legge ad Harvard (quindi probabile Snowflake) e insegnante di diritto a Brooklyn; che ha pubblicato la sua scoperta sulla rivista The Atlantic Magazine. “L’eclisse totale sarà visibile da Lincoln capitale del Nebraska, dove la popolazione nera è solo del 3,8 per cento”, scrive la signora fremente per questa palese discriminazione razziale, “spostandosi ad est, l’eclisse passerà su parte di St. Louis, dove la popolazione è quasi al 50% nera. Ma i residenti afro sono concentrati nella metà Nord dell’area metropolitana, e l’eclisse totale passerà sopra la metà meridionale”: l’eclisse dunque lo fa apposta, ha voluto privare la minoranza negra, tanto deprivata, anche del suo spettacolo astronomico.
Che una Ristroph si metta a delirare, farebbe di questo un caso pietoso di turba mentale, forse curabile con antipsicotici. Ma quando è una rivista relativamente seria come Atlantic Magazine a pubblicare una simile paranoia, il segnale è inequivocabile: l’America è entrata in una delle sue ricorrenti allucinazioni giustizialiste di massa. https://www.theatlantic.com/science/archive/2017/08/american-totality-eclipse-race/537318/
Fin dai tempi del processo alle streghe di Salem (1692), dove delle 144 persone accusate di stregoneria 19 furono impiccate (fra cui un parroco e un poliziotto che si rifiutavano di accusare le streghe), con una vera epidemia psichica che dilagò in tutto il New England, è appurato che l’isteria collettiva e ricorrente è un fenomeno più americano della torta di mele. Ha a che fare con lo specifico moralismo e conformismo nazionale, e ovviamente con la “civic religion”. Se gli Stati Uniti sono la “nazione più benedetta” (da Dio), il popolo eletto biblico, ed hanno da essere “la città luminosa sulla collina”, è naturale che sentano il periodico bisogno di punire e purgare i peccati (e i peccatori) che vivono tra loro, onde tornare, purificati, a diffondere il Bene e la democrazia nel mondo. E’ quella condizione cui Churchill alludeva quando disse che “gli americani provano di tanto il tanto il bisogno di fare il bidet all’anima”, e poi “vogliono far bere a noi l’acqua”. E’ un grande rituale collettivo, a cui le vittime partecipano non meno dei persecutori, e celebrano i loro sintomi patriottici comuni: da cui escono rinvigoriti – tutti i sintomi intendo – e pronti a far danni maggiori. La Guerra di Secessione è stata, se vogliamo, la più grandiosamente tragica di queste purghe collettive: viene intesa non come l’imperialismo del Nord industriale contro il Sud agricolo, ma, per convenzione liturgico-delirante, come “l’abolizione della schiavitù” e la “liberazione degli schiavi”. Un massacro e devastazioni inenarrabili per la Virtù.
Il Proibizionismo, vittoria dei Temperanti Gli Stati Uniti sono il solo paese ad aver vietato gli alcoolici, addirittura per emendamento costituzionale: un’isteria dei Temperanti (fra cui Rockefeller e Charles H. Sabin, presidente della J.P. Morgan Guaranty) che imposero la Virtù con le migliori intenzioni, come elegiacamente cantò il senatore Andrew Volstead, promotore della legge di Proibizione: “I quartieri umili presto apparterranno al passato. Le prigioni e i riformatori resteranno vuoti. Tutti gli uomini cammineranno di nuovo eretti, tutte le donne sorrideranno e tutti i bambini rideranno. Le porte dell’inferno si sono chiuse per sempre“. Un manifesto proibizionista. “Aiutatemi a mantenerlo [il bambino] puro”.“I liquori sono responsabili del 25% della miseria, del 37% del depauperamento, del 45,8% della nascita di bambini deformi, del 25% delle malattie mentali, del 19,5% dei divorzi e del 50% dei crimini commessi nel nostro Paese“: così il Congresso, ben lieto di attribuire al whiskey le piaghe dovute all’iniquità sociale – perché c’è del metodo in questa follia.
Il divieto fu varato nel 1919 e se lo tennero per 14 anni, fino al 33, anzi aggravandolo nel 1929 (quando furono varate “pene detentive anche per il semplice consumo di alcool, mentre fino a quel momento erano vietate solo la produzione, l’importazione e la vendita”), nonostante gli effetti fossero sotto l’occhio di tutti: il regno oltraggioso dei gangsters, da Al Capone e Meyer Lansky, le sparatorie fra bande per gli enormi illeciti guadagni, i banditi che pagavano sindaci e senatori, l’FBI che faceva irruzioni nei bar clandestini frequentati da gente normalissima, e combatteva le gang con gli stessi metodi, ossia raffiche di mitra Thompson (fu allora che l’ebreo moldavo Samuel Bronfman divenne canadese e rilevò la Seagram Whisky, che contrabbandava il liquore in Usa, divenendo miliardario). Il maccartismo, la caccia di Stato ai sospetti di comunismo, dove attori e registii furono chiamati a difendersi dall’accusa di essere spie sovietiche, fu ovviamente un altro di questi ricorrenti deliri di purificazione. Ci sarebbe da registrare anche il caso McMartin Pre-School, scuola materna di Manhattan Beach (California) i cui maestri e direttori furono accusati di abusi sessuali sui bambini loro affidati, naturalmente senza il minimo indizio: è stato il processo più lungo della storia americana, durato dal 1983 al 1989, ha rovinato le vite di una decina di persone e di 400 bambini: ma rimando alla voce su Wikipedia per non farla troppo lunga. (https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_McMartin). Preme segnalare che un numero crescente di personalità americane, da Pat Buchanan a Craig Roberts, segnalano con allarme l’entrata dell’America – o di quella parte di americani soggetta a tali contagi psichiatrici – nell’ultima mass hysteria: lo Stress Post-Trump.
Scott Adams, l’inventore delle vignette di Dilbert, ha offerto ai lettori una specie di test per vedere se sono contagiati dalla bolla anti-Trump. Spiega che quella parte della popolazione convinta di conoscere gli americani e che mai avrebbero votato per un tipo simile, adesso si è creata una serie di motivi che spiegano (nel delirio) questo fatto inaudito: il primo, che gli hacker russi hanno lavorato per Donald. Adesso, dopo gli incidenti fra “nazi” e “Antifa” a Charlottesville, la nuova spiegazione che danno (senza abbandonare la prima) è: il popolo americano è composto in maggioranza di neonazisti, membri del Ku Klux Klan e suprematisti, i quali hanno votato uno di loro portandolo alla Casa Bianca. Ragion per cui va iniziata una rivoluzione per purgare la Nazione Eletta da questa sporcizia morale intollerabile. Parole al vento. A Baltimora, rivoluzionari hanno vandalizzato la statua di Cristoforo Colombo, “perché è la radice del nazionalismo bianco”. The Atlantic denuncia che l’eclisse ha trascurato gli stati e le città a maggioranza nera. Trump ha ceduto ai generali e mandato altre migliaia di uomini in Afghanistan, dopo 16 anni di guerra. La US Navy ha aperto una base operativa a Otchakov in Ucraina, e la riempirà di incrociatori. L’ambasciata Usa a Mosca ha annunciato che non concederà più alcun visto a nessun cittadino russo, ormai essendo la Russia un Enemy State. “Ormai Trump è un altro neocon”, ha twittato Ron Paul. E’ l’epidemia psichica ricorrente che infuria.
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