Originale: Truthout  

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15 agosto 2017

 

Guerra catastrofica e illegale

di Marjorie Cohn

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Mentre il procuratore speciale Robert Mueller seleziona due grand jury per indagare Donald Trump e i suoi associati e la casa dell’ex direttore della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, è perquisita, Trump ha bisogno di distrarre l’attenzione dall’indagine sulle sue presunte malefatte.

La Corea del Nord ha reso disponibile proprio tale distrazione, anche se potenzialmente catastrofica.

Martedì Trump ha dichiarato: “Meglio che la Corea del Nord non faccia altre minacce agli Stati Uniti. Saranno accolte con un fuoco e una furia che il mondo non ha mai visto”. Venerdì mattina Trump ha avvertito la Corea del Nord che l’esercito statunitense è “pronto e armato fino ai denti”.

Trump ha imparato che bombardare altri paesi aumenta la popolarità di un presidente. Ad aprile, con 59 missili da crociera Tomahawk, ciascuno armato con 1.000 libbre di esplosivi, è passato virtualmente da un giorno all’altro da canaglia-in-capo a virtualmente eroe nazionale. I media dell’industria, i neoconservatori e gran parte del Congresso hanno salutato Trump come forte e presidenziale per aver lanciato i missili sulla Siria, uccidendo a quanto risulta nove civili, di cui quattro bambini.

Diverse ore dopo la recente dichiarazione di “fuoco e furia” da parte di Trump, Pyongyang ha avvertito che stava “attentamente esaminando” un attacco che avrebbe creato “fuoco avvolgente” su Guam, il sito di un’importante base militare statunitense e residenza di più di 160.000 persone.

La Corea del Nord ha accusato gli Stati Uniti di pianificare una “guerra preventiva”, affermando che piani per montarne una incontreranno una “guerra a tutto campo, che spazzerà via le roccaforti dei nemici, tra cui il territorio statunitense”. Un portavoce dello stato maggiore dell’esercito nordcoreano ha promesso: “la tragica fine dell’impero statunitense sarà accelerata”.

In un tentativo di soffocare le paure di una guerra a tutto campo il Segretario di Stato Rex Tillerson ha affermato che non c’è “nessuna minaccia imminente” da parte della Corea del Nord.

Ma il Segretario alla Difesa James Mattis ha messo in guardia che Pyongyang “dovrebbe cessare qualsiasi valutazione di azioni che condurrebbero alla fine del suo regime e alla distruzione del suo popolo”. E il Consigliere della Sicurezza Nazionale H.R. McMaster ha affermato che la Casa Bianca sta valutando tutte le opzioni, compresa la “guerra preventiva”.

La bellicosa retorica di Trump contro la Corea del Nord ha avuto inizio poco dopo che l’Ufficio del Direttore dei Servizi Segreti Nazionali (DNI) ha affermato che Pyongyang ha sviluppato una testata nucleare miniaturizzata per i suoi missili. Un rapporto del DNI diffuso a luglio affermava: “La Corea del Nord ha prodotto armi nucleari per il lancio su missili balistici, compreso il lancio di missili di classe intercontinentale (ICBM)”, secondo il Washington Post.

L’affermazione del DNI è discutibile, tuttavia, perché nessuna delle altre agenzie dei servizi segreti statunitensi l’ha confermata. In realtà il DNI aveva diffuso un rapporto identico sul potenziale nucleare della Corea del Nord nel 2013.

Trump ha indicato la sua volontà di usare armi nucleari. Nell’agosto del 2016 Joe Scarborough della MSNBC ha riferito che Trump aveva chiesto tre volte a un alto consigliere sulla politica estera circa le armi nucleari nel corso di un aggiornamento e poi ha domandato: “Se le abbiamo, perché non possiamo usarle?”

 

Un attacco alla Corea del Nord sarebbe pericoloso

The Intercept scrive che “anche solo una guerra convenzionale tra Stati Uniti e [Corea del Nord] potrebbe uccidere più di un milione di persone; una guerra nucleare, perciò, potrebbe causare decine di milioni di vittime”.

Più di 60 Democratici della Camera, guidati dal deputato John Conyers (Democratico – Michigan) hanno inviato una lettera a Tillerson manifestando la loro “profonda preoccupazione per le dichiarazioni fatte dal presidente Trump che accrescono enormemente le tensioni con la Corea del Nord ed evocano lo spettro di una guerra nucleare”. La lettera afferma: “Queste dichiarazioni sono irresponsabili e pericolose e costituiscono anche insensatamente una manna per la propaganda interna nordcoreana che da tempo cerca di dipingere gli Stati Uniti come una minaccia per il suo popolo”.

La lettera a Tillerson ha citato una lettera precedente inviata a Trump da 64 membri del Congresso che diceva:

Interventi militari contro la Corea del Nord sono stati presi in considerazione dalle amministrazioni Obama, Bush e Clinton, ma tutte alla fine hanno deciso che non esisteva alcuna opzione militare che non comportasse il rischio inaccettabile di una controreazione da parte di Pyongyang [che] potrebbe minacciare immediatamente la vita di sino a un terzo della popolazione sudcoreana, porre in grave pericolo circa 30.000 statunitensi in servizio e più di 100.000 altri cittadini statunitensi residenti nella Corea del Sud e minacciare anche altri alleati regionali quali il Giappone. 

“In parole povere non c’è alcuna soluzione militare a questo problema”, proseguiva la lettera di agosto. “La sollecitiamo rispettosamente ma con fermezza a fare tutto quanto in suo potere per assicurare che il presidente Trump e altri dirigenti dell’amministrazione comprendano l’importanza di esprimersi e di agire con la massima prudenza e misura su questo tema delicato. Il Congresso e il pubblico statunitense riterranno responsabile il presidente Trump se un errore di calcolo superficiale o mal consigliato determinasse un conflitto che mette in pericolo il nostro personale in servizio e alleati regionali”.

Ciò nonostante il senatore Lindsey Graham (Repubblicano – Carolina del Sud) ha affermato: “Se dovrà esserci una guerra per fermare [Kim Jong-un] sarà là. Se moriranno migliaia, moriranno là. Non moriranno qui. E [Trump] me l’ha detto in faccia”.

Trump e Graham evidentemente sentono che enormi perdite sono accettabili fintanto che non si verificano in territorio statunitense.

 

Un attacco preventivo contro la Corea del Nord violerebbe la Carta dell’ONU

Un attacco preventivo contro la Corea del Nord sarebbe illegale. Violerebbe la Carta delle Nazioni Unite che vieta l’uso della forza militare a meno che non sia esercitata per autodifesa o quando approvata dal Consiglio di Sicurezza.

L’”autodifesa” è una circoscritta eccezione al divieto della Carta di usare la forza. I paesi possono attuare un’autodifesa individuale o collettiva solo di fronte a un attacco armato. Deve esistere “una necessità di autodifesa istantanea, schiacciante, che non lascia scelta sui mezzi e tempo per decidere” in base al ben consolidato Caso Caroline.  Nel caso della Corea del Nord non c’è stato alcun attacco armato e non c’è nessuna minaccia imminente di uno. La Carta precisa che misure non violente, tra cui la diplomazia, devono essere perseguite al fine di mantenere o ripristinare la pace e la sicurezza internazionali.

Il 5 agosto, in reazione a recenti lanci di prova nordcoreani di due missili balistici intercontinentali, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha messo in atto all’unanimità un regime di sanzioni che le entrate annue da esportazioni della Corea del Nord di almeno un terzo per un importo stimato in un miliardo di dollari. Ciò colpirebbe il 90 per cento dell’economia della Corea del Nord. La Risoluzione 2371 mette nel mirino le principali esportazioni nordcoreane, che includono ferro, minerale di ferro, carbone, piombo, minerale di piombo e pesce. Ha anche colpito banche e società miste nordcoreani e straniere. La risoluzione impone le sanzioni più dure a tutt’oggi alla Corea del Nord.

La risoluzione, tuttavia, non autorizza gli Stati Uniti o qualsiasi altro paese a usare la forza militare contro la Corea del Nord. Finisce affermando che il Consiglio di Sicurezza “decide di continuare a riservarsi la materia”. Ciò significa che il Consiglio, e solo il Consiglio, ha l’autorità di approvare interventi militari.

Tillerson ha sollecitato contatti diretti con la Corea del Nord e ha offerto assicurazioni che gli Stati Uniti non sono suoi nemici e non perseguono il cambiamento di regime.

Ma il direttore della CIA, Mike Pompeo, ha lasciato capire con forza che gli Stati Uniti stanno valutando un cambiamento di regime in Corea del Nord.

Per la Corea del Nord il passato è prologo. Decisa a evitare il destino di Saddam Hussein, che non aveva armi nucleari, nonché quello di Muammar Gheddafi, che le aveva ma le aveva abbandonate, Pyongyang sta sviluppando un deterrente nucleare. Kim Jong-un ha ripetutamente sostenuto che il potenziale nucleare della Corea del Nord è essenziale per la sua autodifesa.

In effetti, Dan Coats, direttore dei servizi segreti nazionali, ha dichiarato al Forum di Aspen sulla Sicurezza a proposito di Kim Jong-un: “C’è della logica a sostegno delle sue azioni, consistente nella sopravvivenza; la sopravvivenza del suo regime, la sopravvivenza del suo paese. E lui ha seguito, penso, quello che è successo in giro per il mondo relativamente a nazioni che posseggono armi nucleari e alla leva di cui dispongono e ha visto che la carta nucleare in tasca ha come effetto una forte capacità di deterrenza”.

 

Firmare un trattato di pace, concludere la guerra di Corea

Inoltre la Corea del Nord non può dimenticare la guerra di Corea del 1950-1953 che ridusse la popolazione nordcoreana da 10 milioni ad approssimativamente un terzo. Sessantaquattro anni fa gli Stati Uniti e la Corea del Nord firmarono un armistizio ma gli Stati Uniti non hanno mai permesso la creazione di un trattato di pace.

In diverse occasioni la Corea del Nord ha suggerito la via a una pace duratura. Christine Hong, docente associato all’Università della California, Santa Cruz, ha scritto su Progressive: “Non sorprendentemente, pochi canali mediatici hanno riferito le aperture della Corea del Nord nei confronti degli Stati Uniti, anche se esse, se perseguite, avrebbero potuto determinare una considerevole distensione tra entrambe le parti. Per essere chiari: alternative pacifiche sono a portata di mano. Lungi dall’essere un nemico intrattabile, la Corea del Nord ha ripetutamente chiesto agli Stati Uniti di firmare un trattato di pace che avrebbe portato a una fine molto tardiva dell’irrisolta guerra di Corea”.

Un mese fa Cina e Russia hanno proposto una strategia di “congelamento contro congelamento” che avrebbe comportato il congelamento nordcoreano dei suoi esperimenti nucleari e missilistici e, in cambio, gli Stati Uniti e la Corea del Sud avrebbero interrotto le loro esercitazioni militari annuali congiunte. Tale proposta, formulata in una dichiarazione congiunta dei ministeri degli esteri cinese e russo dopo incontri tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping, è una soluzione diplomatica che andrebbe perseguita. Vassily Nebenzia, ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, ha affermato che questo piano offrirebbe una “via d’uscita” dalla situazione attuale.

La lettera dei membri del Congresso a Tillerson ha citato tentativi riusciti di diplomazia diretta tra Washington e Pyongyang nel 1994 e nel 2000, successivamente affondati dal Sottosegretario di Stato al Controllo delle Armi e alla Sicurezza Internazionale John Bolton sotto George W. Bush.

Bolton ha dichiarato lunedì a Fox Business: “Non penso ci siano altre opzioni diplomatiche per cercare di convincere la Corea del Nord a cambiare il suo comportamento”. E il vicepresidente Mike Pence ha detto: “Coinvolgere direttamente la Corea del Nord” è oggi un’impresa senza speranza.

Ma Susan Rice, consigliere di Obama per la sicurezza nazionale e ambasciatrice statunitense all’ONU, ha scritto sul New York Times: “Abbiamo convissuto a lungo con successive retoriche bellicose e colorite di Kim … ho finito per aspettarmele ogni volta che abbiamo approvato risoluzioni. Quella che è senza precedenti e particolarmente pericoloso questa volta”, tuttavia, “è la reazione del presidente Trump”. Le sue minacce, ha scritto la Rice, “rischiano di precipitare in una guerra la penisola coreana se il leader del nord, Kim Jong-un, ci crede e agisce precipitosamente”.

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha detto a Trump in una recente conversazione telefonica: “La Corea del Sud non potrà mai accettare che nella penisola coreana scoppi di nuovo una guerra”, piuttosto “il problema del nucleare nordcoreano deve essere risolto in modo pacifico, diplomatico attraverso uno stretto coordinamento tra Corea del Sud e Stati Uniti”.

In maggio Trump ha dichiarato a Bloomberg News che avrebbe incontrato Kim Jong-un: “Se fosse appropriato che io lo incontrassi, lo farei assolutamente, sarei onorato di farlo … nelle giuste circostanze. Ma lo farei”.

Mentre ci troviamo sull’orlo del baratro di una guerra disastrosa, sono queste le circostanze giuste perché Trump incontri Kim Jong-un. Se Trump riuscisse a negoziare un trattato di pace con la Corea del Nord sarebbe applaudito come vero diplomatico. L’alternativa impensabile è un intervento militare che causerebbe la morte di un numero indicibile di coreani, giapponesi e statunitensi.

 


Marjorie Cohn, http://marjoriecohn.com/ è professore emerito presso la Thomas Jefferson School of Law, ex presidente della Gilda Nazionale degli Avvocati e vicesegretario generale dell’Associazione Internazionale degli Avvocati Democratici. Il suo libro più recente è Drones and Targeted Killing: Legal, Moral and Geopolitical Issues’.


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/catastrophic-and-illegal/

 

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