Bimbi che si prostituiscono ad Atene: https://youtu.be/3XT02i-2qt4
http://www.occhidellaguerra.it/ Gen 28, 2017
Bimbi prostituti ad Atene di Giovanni Masini
Si calcolano a migliaia i profughi minorenni che pur di sopravvivere arrivano a vendere il proprio corpo in cambio di qualche spicciolo. Adolescenti imberbi che hanno lasciato la propria famiglia in Afghanistan o in Pakistan e sono diventati adulti troppo presto in un viaggio epico alla volta dell’Europa. Ma il Vecchio Continente ci ha messo poco a svelarsi per quello che non è: l’Eldorado di opportunità e ricchezze che sognavano fuggendo. Secondo l’associazione Steps – fra le pochissime che nella capitale greca si occupa del problema – i minori che si prostituiscono per le vie e nei parchi pubblici di Atene sarebbero almeno tremila. Il fenomeno è esploso da marzo dell’anno scorso, quando l’accordo fra Turchia e Ue sui profughi ha bloccato in Grecia decine di migliaia di migranti senza un posto dove andare. Mentre il piano europeo di ricollocamenti langue, i Greci hanno sistemato i richiedenti asilo in enormi campi d’accoglienza, quasi sempre sono gestiti dai militari. Il maggiore di questi centri è stato installato al vecchio aeroporto di Atene, il celebre scalo di Helleniko, chiuso al traffico ormai da quindici anni. Affacciate sul Mediterraneo, le strutture dell’aeroporto sono ancora intatte. Nei terminal abbandonati sorgono le tende da campeggio dei siriani, i bimbi giocano con i vecchi carrelli portabagagli. I più grandi, dai quattordici ai venticinque anni, trascorrono i pomeriggi fra continue partite di pallone e interminabili passeggiate sul lungomare. Al calare del sole, però, molti di loro prendono la metropolitana alla volta del centro città. Si radunano intorno alle aiuole di piazza Victoria, scherzano fra di loro ascoltando la musica dal cellulare. Di tanto in tanto dal gruppo si stacca un ragazzo dall’aria distratta, va a sedersi su una panchina isolata. Pochi istanti e viene raggiunto da un uomo più anziano, di solito un greco sulla sessantina. I due chiacchierano per qualche minuto, poi si allontanano verso uno dei tanti alberghi a ore della zona. Raramente il costo di una prestazione supera i trenta euro. In alcuni casi i rapporti avvengono in auto, ma non è raro che i clienti ospitino in casa propria i giovani concubini. I profughi trovano l’occasione per trascorrere qualche notte al caldo, mangiare un pasto decente e fare una doccia. Ma la maggior parte è alla ricerca dei soldi necessari per pagare un trafficante e uscire clandestinamente dal Paese. Il parco di Pedion Areos è ridotto a un bordello a cielo aperto, dove gli appuntamenti si succedono senza sosta ad ogni ora del giorno. Fra i cespugli vicini ai cancelli che si affacciano su Leoforos Alexandras il terreno è cosparso di un tappeto di preservativi usati. Insieme ai ragazzini, i clienti di questo mercato dell’orrore possono trovare facilmente anche droga e ogni genere di merce di contrabbando. “Mi ci è voluto mesi per capire quale fosse il meccanismo – spiega a Gli Occhi della Guerra l’assistente sociale Tassos Smetopoulos – Pedion Areos funziona come un centro commerciale: si possono trovare ragazzini in vendita, droghe, lavoro semischiavile. Ma all’uscita bisogna pagare. Dopo la chiusura del confine macedone, all’inizio del 2016, la gente ha capito che i siriani sarebbero rimasti. I migranti, specie se minori, sono preoccupati per il loro futuro. Nei campi nessuno dice loro che succederà. E quando finiscono i soldi sanno già chi contattare per procurarsene di nuovi, in un modo o nell’altro: esistono persino dei siti di appuntamenti, dove i minorenni contattano i loro clienti”. “Io consiglio loro di richiedere asilo in Grecia, fare i documenti o comunque di seguire le vie legali – conclude amareggiato – Ma solo alcuni mi ascoltano; molti continuano a prostituirsi”. Il governo si limita a dichiarare che all’interno dei campi gestiti dallo Stato non vi è prostituzione, ma declina ogni responsabilità per quanto avviene al di fuori. Certo, molto probabilmente anche sgomberando Pedion Areos il problema verrebbe solo spostato di qualche isolato, ma questa non è comunque una buona ragione per non intervenire. Anche perché è assai probabile che con il sopraggiungere della primavera e dei milioni di turisti che la bella stagione porta con sé il mercato della prostituzione possa crescere vertiginosamente. “Questa non è la Thailandia, non si prostituiscono bimbi piccoli – sospira Smetoupolos – Ma dietro questo giro di minori in vendita c’è una potente organizzazione di tipo mafioso. E chi prova a contrastare il fenomeno rischia la vita.”
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