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9 marzo 2017

 

L’Anarchismo non è ciò che credi che sia, e c’è molto da imparare da esso

di David Morris

 

La parola anarchismo è stata spogliata così tanto della sua sostanza da essere equiparata a caos e nichilismo. Non è questo ciò che significa.

L’8 febbraio 1921, venti mila persone, sfidando temperature talmente basse da congelare gli strumenti musicali, marciarono in un corteo funebre nella città di Dimitrov, un sobborgo di Mosca. Andarono per omaggiare un uomo, Petr Kropotkin e la sua filosofia, l’anarchismo.

Novant’anni dopo, solo pochi conoscono Kropotkin. E La parola anarchismo è stata spogliata così tanto della sua sostanza da essere equiparata a caos e nichilismo. Questo è deplorevole, sia per l’uomo, che per la filosofia per il cui sviluppo ha fatto molto, e che ha molto da insegnarci.

Sono meravigliato che Hollywood non abbia ancora scoperto Kropotkin. Perché la sua vita è materiale di grandi film. Nato tra i privilegiati, ha trascorso la sua vita lottando contro povertà e ingiustizia. Un rivoluzionario eterno, era anche un geografo e zoologo famoso in tutto il mondo. Infatti, l’intersezione fra politica e scienza caratterizzò molto la sua vita.

Le sue battaglie contro la tirannia lo portano ad anni nelle prigioni russe e francesi. La prima volta che venne imprigionato in Russia, un grido di protesta di alcuni fra gli studiosi più famosi al mondo, portò al suo rilascio. La seconda volta progettò una fuga spettacolare e scappò dal paese. Gli ultimi anni di vita, nuovamente nella sua Russia natale, supportò con entusiasmo il rovesciamento dello zar, ma allo stesso tempo condannò i metodi sempre più autoritari e violenti di Lenin.

Negli anni ‘20 Roger N. Baldwin riassume Kropotkin in questa maniera:

“Kropotkin è descritto da un sacco di gente che lo conobbe durante tutti i suoi passi di vita come “l’uomo più nobile” che abbia mai conosciuto. Oscar Wild lo definì come una delle due persone realmente felici che abbia mai incontrato… Nel movimento anarchico aveva il più profondo affetto di migliaia di persone, i lavoratori francesi lo chiamavano “notre Pierre”. Senza mai assumere la leadership, ciò nonostante, era guidato dalla forza morale della propria personalità e dall’ampiezza del suo intelletto. Combinò in una misura straordinaria le alte qualità di carattere con una mente brillante e una sensibilità sociale fervente. La sua vita ha lasciato un segno profondo in una grande varietà di classi- l’intero mondo scientifico, il movimento rivoluzionario russo, i movimenti radicali di tutte le scuole e nel mondo letterario, il quale si interessava poco o niente a scienza o rivoluzione”.

Per i nostri obiettivi l’eredità più duratura di Kropotkin è il suo lavoro sull’anarchismo, una filosofia della quale egli fu forse, il massimo esponente. Egli arrivò alla visione che la società si stesse dirigendo nella direzione errata ed identificò la giusta direzione utilizzando lo stesso metodo scientifico che lo portò ad impressionare la professione di geografo attraverso la dimostrazione del fatto che le mappe esistenti sull’Asia avevano le montagne che seguivano la direzione sbagliata.

Il principale evento che portò Kropotkin ad abbracciare l’anarchismo fu la pubblicazione de “L’origine delle specie” di Charles Darwin nel 1859. Mentre la tesi di Darwin in base alla quale discendiamo dalle scimmie fosse fortemente discussa, la sua tesi sul fatto che la selezione naturale implica una “sopravvivenza del più adatto” attraverso una battaglia tra specie, venne condivisa con entusiasmo dall’1% in quei tempi, per giustificare ogni ingiustizia sociale come un inevitabile effetto secondario della lotta per l’esistenza. Andrew Carnegie sosteneva che la “legge” della competizione è “il meglio per la razza perché assicura la sopravvivenza del più adatto in ogni settore”. “Accettiamo e diamo il benvenuto alla grande diseguaglianza (e) al concentramento dell’economia… nelle mani di pochi”. L’uomo più ricco del pianeta, John D. Rockefeller, asserì senza giri di parole: “La crescita di una grande economia è solamente la sopravvivenza del più adatto… il prodotto di una legge di natura”.

In risposta ad un saggio ampiamente diffuso di Thomas Huxley nel diciannovesimo secolo “The Struggle for Existence in Human Society”, Kropotkin scrisse una serie di articoli per la stessa rivista che furono in seguito pubblicati, come il libro Mutual Aid.

Egli trovò la visione dei darwinisti sociali contraddetta dalla propria ricerca empirica. In seguito a cinque anni di esame della fauna selvatica in Siberia, Kropotkin scrisse: “Ho fallito nel trovare- nonostante la stessi cercando impazientemente- quella lotta aspra per le risorse dell’esistenza… che era considerata da molti darwinisti… come la caratteristica dominante- e il fattore principale dell’evoluzione”.

Kropotkin onorò le intuizioni di Darwin sulla selezione naturale ma credeva che il principio reggente della selezione naturale fosse la cooperazione, non la competizione. I più adatti erano coloro che cooperavano.

“Le specie animali, nei quali la lotta individuale è stata ridotta ai suoi limiti più ristretti, e in cui la pratica dell’aiuto reciproco ha raggiunto il più grande sviluppo, sono inevitabilmente le più numerose, le più prosperose, e le più aperte al progresso più distante… Le specie meno socievoli, al contrario, sono condannate al declino”.

Egli trascorse il resto della propria vita a promuovere questo concetto e la teoria della struttura sociale conosciuta come anarchismo. Per gli americani anarchismo è sinonimo di mancanza di ordine. Ma le società per Kropotkin non hanno carenza di ordine ma l’ordine emerge dalle regole designate da coloro i quali ne sentono la loro influenza, regole che incoraggiano sistemi di produzione in scala umani e massimizzano la libertà individuale e la coesione sociale.

Nel suo articolo sull’Anarchia del 1910 su Encyclopedia Britannica, Kropotkin definisce anarchismo una società “senza governo- armonia ottenuta dalla società, non con la sottomissione alla legge, o con l’obbedienza ad un’autorità, ma attraverso liberi accordi stipulati tra i vari gruppi, territoriali e professionali, liberamente costituiti per l’interesse di produzione e consumo…”

Mutual Aid venne pubblicato nel 1902. Con capitoli sulle società animali, tribù, città medievali e società moderne, crea il caso scientifico per la cooperazione. I lettori di oggi potrebbero trovare il capitolo sulle città medievali il più interessante.

Nei secoli XII e XIV, centinaia di città emersero intorno ai recentemente formati mercati. Questi mercati erano talmente importanti che le leggi adottate da re, vescovi e città proteggevano i loro fornitori e consumatori. Con la crescita dei mercati, le città guadagnavano autonomia, si organizzavano in strutture politiche, economiche e sociali ciò che secondo Kropotkin fece di loro un modello operativo educativo di anarchismo.

La città medievale non era uno stato centralizzato. Era una confederazione, divisa in quattro quartieri o in cinque o sette sezioni che si diffondevano a raggio dal centro. In un certo senso era strutturata come una doppia federazione. Una, formata da tutti i proprietari di case uniti in piccole unità territoriali: la strada, la parrocchia, il distretto. L’altra, formata da singoli uniti da un giuramento in corporazioni, in base alla loro professione.

Le corporazioni stabilivano le regole economiche. Ma la corporazione in sé comprendeva molti interessi. “Il fatto è che, la corporazione medievale… era un’unione di uomini uniti da un dato commercio: compratori di prodotti grezzi, venditori di prodotti manifatturieri, artigiani- mastri ed apprendisti”. Era governata all’interno della propria sfera, ma non poteva sviluppare regole che interferissero con i lavori di altre corporazioni.

Quattrocento anni prima di Adam Smith, le città medievali avevano sviluppato regole che permettevano la ricerca dell’interesse personale per supportare l’interesse pubblico. Diversamente dal progetto di Adam Smith, il loro strumento era invece una mano molto visibile.

Il mini-mondo di cooperazione portò a risultati notevoli. In città di 20.000-90.000 persone affiorò la tecnologia, così come sviluppo artistico che ancora ci meraviglia.

La vita in queste città non era neanche lontanamente la vita primitiva dei Secoli Bui che vengono descritti dai nostri libri di storia. I lavoratori in queste città medievali guadagnavano un salario minimo. Molte città avevano una giornata di lavoro di 8 ore.

Firenze nel 1336 aveva 90.000 abitanti. Circa 8-10.000 ragazzi e ragazze (sì, ragazze) frequentavano la scuola primaria e c’erano 600 studenti in quattro università diverse. La città vantava 30 ospedali con oltre 1000 letti.

Inoltre, scrive Kropotkin: “ più impariamo dalla città medievale, più ci convinciamo che in nessun momento la classe operaia ha goduto di condizioni simili di prosperità e di tale rispetto come quando la vita in città si alzava al suo massimo”.

Mutual Aid viene letto raramente oggi. Nessuno si ricorda di Petr Kropotkin. Ma il suo messaggio, e la sua prova empirica, che la cooperazione e non la competizione è la spinta dietro la selezione naturale, che la decentralizzazione è superiore alla centralizzazione sia nell’amministrazione che in economia, e che l’aiuto reciproco e la coesione sociale dovrebbero spingere al di sopra della forte ineguaglianza sociale e che l’esaltazione dell’individuo al di sopra della società è rilevante nei dibattiti centrali dei nostri tempi, così come lo era nei dibattiti del suo tempo.

Nell’anniversario della morte di Kropotkin sarebbe benefico per il mondo riscoprire i suoi straordinari scritti, i quali sono liberamente disponibili online, e rivedere la sua filosofia.

 


David Morris è cofondatore e vice presidente del Institute for Local Self Reliance a Minneapolis, Minn., e direttore del progetto New Rules.

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