Fonte: www.unz.com https://comedonchisciotte.org/ 30 agosto 2017
Come fermare le rivoluzioni colorate di Israel Shamir Traduzione di HMG
Le rivoluzioni colorate di solito avvengono solo in paesi benedetti dalla presenza diplomatica statunitense. Avete bisogno di un’ambasciata americana per varie cose: pescare il futuro leader da mettere al potere, portare abbastanza denaro per coprire le spese del caos organizzato, proteggere i ribelli e detronizzare il dittatore reggente. Potrebbe essere che un’ambasciata americana sia oggi in America? La grande rivoluzione colorata americana continua. Lo script è molto simile a quello usato oltreoceano. Di solito include alcuni monumenti rovesciati. Le forze pro-americane hanno buttato giù statue di Saddam a Baghdad, di Felix Dzerzhinsky a Mosca, di Lenin a Kiev, del soldato-liberatore russo a Tallinn e Varsavia. Ed ora il trend è tornato in America come un boomerang, con le statue degli Stati Confederati. Questo non è vandalismo senza senso, ma una simbolica dichiarazione di vittoria. La parte vincente rovescia i monumenti di quella sconfitta, che può solo brontolare ma non fare nulla. Tuttavia, lasciano sempre dei segnali: ovunque ed ogni volta, i rivoluzionari colorati scelgono alcune date di scarsa importanza per la maggioranza. Cosa diversa dalle rivoluzioni reali, dove cadono gli effettivi simboli del potere. Una vera rivoluzione in Francia nel 1789 distrusse la Bastiglia, una in Russia nel 1917 distrusse le statue dello Zar ed occupò il Palazzo d’Inverno. Una vera rivoluzione negli Stati Uniti presumibilmente vedrebbe occupata la Federal Reserve e rovesciate le statue degli ultimi presidenti. Ma le rivoluzioni colorate sono fasulle, per cui scelgono un bersaglio facile. Lenin a Kiev o Robert E. Lee a Charlottesville non rappresentano il potere attuale. La causa di Lenin è stata sconfitta nel 1990, un quarto di secolo fa, quella del generale Lee addirittura più di 150 anni fa. Molte persone sono piuttosto sconvolte dalla loro rimozione, ma pochissime hanno preso le armi per difenderle. È una mossa di marketing, ed anche efficace. L’ottimo Steve Sailer ha scritto: “Il deep state americano ha abbattuto diversi regimi tramite rivoluzioni colorate”. Una buona lettura, ma non sufficiente. La forza dietro queste rivoluzioni, inclusa l’attuale americana, non è una forza yankee, non è il deep state, è una forza globale, che serve l’élite globalista ed il governo mondiale ombra. Fino a poco tempo fa hanno usato il potere degli Stati Uniti per i propri scopi, ora combattono con successo il loro stesso Golem. Con un incantesimo, il mago di Praga nella leggenda ebraica medievale suborna la propria creatura. Chi sta al potere a Washington conosce o percepisce l’egemonia globale. I suoi alfieri sono ebrei liberali che usano il politicamente corretto, l’ostilità verso la Chiesa ed il gender fluid per fare il lavaggio del cervello all’americano medio, al redneck, all’operaio goy (termine con cui peraltro è stato schernito Bannon dall’Huffington Post in un recente titolo). Continuano a stuzzicare ed infastidire i goyim, per far sì che i loro tentativi di ribellione vengano facilmente schiacciati. Per provocarli, hanno anche messo sulle ultime portaerei solo tazze e nessun urinale, per renderlo più comodo per i trasgender. I globalisti hanno preso una bella botta con la sconfitta della Clinton, ma non hanno sprecato tempo e si sono messi sùbito al lavoro. Media, sistema giudiziario, Congresso e servizi di intelligence sono praticamente tutti in mano loro. Charlottesville ha fornito un’occasione per mostrare ai rednecks chi comanda. Gli egemoni hanno un proprio esercito – gli Antifa. Questo movimento estremista è nato in Germania, dove, nell’anniversario dei bombardamenti di Dresda, bandiere israeliane in mano hanno cantato: “Morte alla Germania! Lunga vita ad Arthur Harris” (il comandante britannico della Royal Air Force, grande sponsor del bombardamento a tappeto in Germania). Sono riusciti a terrorizzare i tedeschi: non appena qualcuno si ribella, questi viene appellato come nazista e picchiato. E se incontrano resistenza, la polizia viene a salvarli. Ecco perché in Germania la resistenza all’invasione di immigrati è stata quasi impercettibile. Se ne parla a casa ma non per le strade. Ed ora gli Antifa sono sbarcati in America, ed usano le stesse modalità. Chiunque sia contro di loro è un nazista, o un “razzista bianco”. Hanno mostrato il loro carattere a Charlottesville, la città col sindaco ebreo che ha scelto la polizia cittadina. Molti attivisti ebrei sono venuti a partecipare, anche fin da Boston. Dopo gli scontri, i giornali hanno urlato: i nazisti attaccano gli ebrei! Il presidente Trump ha condannato sia i nazionalisti bianchi che gli Antifa, esattamente ciò che i suoi avversari aspettavano. Il suo tentativo di starne fuori era destinato a non avere successo: gli egemonisti liberal lo hanno immediatamente definito razzista e neo-Nazi. Trump ha ricordato loro che non tutti i difensori del monumento erano razzisti bianchi, ma questo argomento non ha funzionato. L’opinione pubblica ha scodinzolato immediatamente. Gli ebrei hanno risposto per primi. I rabbini hanno detto che non vogliono che Trump telefoni loro in occasione delle prossime festività ebraiche. 300 ebrei, ex compagni di classe a Yale di Steven Mnuchin, segretario del Tesoro, gli hanno chiesto di dimettersi. (300 alunni ebrei a Yale? E la diversità?). Il noto scrittore ebreo Michael Chabon ha invitato Ivanka ad uccidere il padre piangendo per la sua perdita mentre è ancora in vita. Gli ebrei credono che questa pratica uccida un uomo vivente più di un proiettile. L’articolo di Chabon deve essere letto per quanto è delirante. “Ora sapete che [Trump] è un antisemita – un simpatizzante nazista, un amico del KKK”. E sempre più ebrei chiedono l’impeachment. I non-ebrei si sono accodati docilmente. Gli industriali hanno lasciato il consiglio presidenziale, i generali hanno rimproverato il loro Commander-in-Chief, migliaia di non-ebrei hanno partecipato a marce e manifestazioni contro i “razzisti bianchi”. In breve, gli ebrei hanno giocato di squadra ed hanno dettato le regole. Molte poche persone hanno difeso Trump. Sarebbero stati ostracizzati, se l’avessero fatto, e comunque il presidente ha dimostrato di non essere leale con i propri amici. Se la sua posizione su Flynn non lo avesse reso chiaro, il suo licenziamento di Bannon lo ha reso cristallino. Nell’attuale clima politico non si può andare contro la visione egemonica. Se lo fai, sei un razzista bianco, il tuo parere non viene semplicemente respinto, ma viene bollato illegale ed inammissibile. Questa è l’egemonia, quando un diverso punto di vista viene delegittimato. Uno può difendere il razzismo (è comunque meglio dell’avidità, un peccato mortale, ed è una difesa naturale del proprio territorio), ma è difficile ed inutile. Prima di Trump il razzista, c’era Trump la spia russa, preceduto da Trump l’erotomane. Nuove ragioni per l’impeachment verranno sicuramente trovate. È facile rigirare contro l’avversario la carta razzista, dato che la lobby ebraica anti-Trump è razzista come se non più del Klan. Settimana scorsa in Israele i coloni ebrei hanno messo su un cartello stradale che dice: “L’area in cui vi trovate è sotto controllo ebraico. L’ingresso degli Arabi è assolutamente vietato e costituisce un pericolo mortale per voi!”. Non avreste trovato cartelli del genere neanche nel profondo sud ai tempi delle leggi Jim Crow! C’è mai stata una risposta degli ebrei americani “antirazzisti”? (domanda retorica). Un quotidiano ebraico a caso vi esemplificherà questo tipo di razzismo. Rabbini che vogliono sterminare i goyim (in quanto parassiti), ebrei che rubano la terra ai palestinesi, giudici ebrei che confiscano case ai cristiani per darli alla propria gente. Trump non sa queste cose? Se sì, perché non le usa per difendersi? Questa non è una domanda retorica. La risposta è che contro gli ebrei liberali ha deciso di allearsi con gli ebrei sionisti. Questo è il metodo provato dall’estrema destra in Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Svezia. Forse è stato utile per un po’ (per accedere ai media mainstream) ma come ogni cosa poco morale anche questa ha avuto vita breve. I sionisti sono un hedging fund del popolo ebraico, scommettono sul governo. Non possono farti amare dai proprietari dei mass media, il loro status al governo mondiale è estremamente equivoco. Gli ebrei sionisti possono – per un po’ – difenderti da un’accusa di antisemitismo, ma ti pugnaleranno alle spalle alla prima occasione. Non che i sionisti non servano a niente, però. Sono bravissimi a rivelare il razzismo ebraico nascosto. Gli attivisti palestinesi – e tra loro ci sono anche ebrei – possono ben spiegarlo agli americani. Il libro ed il sito di Alison Weir sono chiamati “Se gli americani sapessero”, e sono stati costituiti a tale scopo. Norman Finkelstein potrebbe dire delle cose, e così molti ebrei e non-ebrei con esperienza nell’attivismo pro-palestinese. È possibile battere gli ebrei attaccando il razzismo israeliano. Anzi, questo è l’unico modo. Bannon ha proclamato il proprio sionismo e se n’è andato con un “Goy, Bye”. Richard Spencer ha detto di amare Israele, ed è diventato un paria. Ora Trump è destinato alla stessa sconfitta. I nazionalisti americani che sostengono il sionismo perdono la superiorità morale e non ottengono nulla in cambio. Prendere posizione contro il razzismo israeliano non è solo morale, è pratico e realistico. È il modo per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Richiedere che Israele ripudi le sue leggi razziste. Lasciare che i palestinesi abbiano gli stessi diritti che gli ebrei hanno in Terra Santa: diritto di voto, stesse opportunità di lavoro, libertà di usare gli stessi bus… Uno Stato indipendente palestinese non è abbastanza, soprattutto considerando che gli ebrei non lo concederanno. Bisognerebbe ricordar loro che i Freedom Riders ebrei non hanno chiesto una regione per gli afroamericani, ma la convivenza coi bianchi. Lo stesso atteggiamento dovrebbe essere applicato in Israele-Palestina. Questa è la soluzione al problema. Se volete trollarli un po’, chiedete la rimozione della statua di David Levy Yulee, un senatore di origine ebraiche palesemente pro-schiavitù. Lasciò il proprio scranno per sostenere la Confederazione, ma il suo monumento è ancora in piedi a Fernandina, Amelia Island, in Florida, come riferisce Michael Hoffman, che osserva che né l’ADL né il Southern Poverty Law Center ne hanno chiesto la rimozione. È il momento di chiedere alla Florida di rovesciare la designazione (anno 2000) di Yulee come “Great Floridian”. Consiglio a Trump: si appelli al lato migliore della natura umana. Se gli americani vogliono meno razzismo, li accontenti – respingendo il sionismo. E vada avanti con la sua agenda. Ho visto con grande soddisfazione che l’ha fatta finita con la storia dellla Corea del Nord e che ha lanciato una frecciata al suo nemico Jeff Bezos. Tuttavia, la sua proposta in Afghanistan è un errore. Non le darà niente. Sarebbe meglio attenersi al piano originale, cioè ridurre le perdite e ritirarsi dall’Iraq, dall’Afghanistan e dalla Siria, prima che lo scaltro Netanyahu possa coinvolgerla in una guerra non di sua scelta. Richiami le truppe. Abbatta Guantanamo e la ridia ai cubani, con i restanti detenuti. Lascia che siano loro a trattare con gli inquilini. È assolutamente inutile antagonizzare i neri. Non sono contro di lei, non sono contro i bianchi, non sono nemmeno contro i nazionalisti bianchi. Sono essi stessi in parte bianchi, di solito. L’attuale sovrastima del contributo dei neri alla civiltà americana è fastidiosa, specialmente perché non considera l’elevatissimo tasso di incarcerazione. La affronti. Ci sono troppi detenuti in America. Porti il loro numero al livello, diciamo, del 1970. Annulli le leggi draconiane di Clinton. Verrà chiamato Trump il Liberatore e la ragione principale per la grandiosità artificiale dei neri scomparirà. Una rivoluzione colorata può essere sconfitta solo con la costanza. Lei è un golfista: tenga gli occhi sulla palla, Presidente. Link: http://www.unz.com/ishamir/the-pink-revolution-and-how-to-beat-it/ 26.08.2017
|