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28 giugno 2017
prima parte
Sull’Anarchismo, il Marxismo e le Speranze per il Futuro
di Noam Chomsky
traduzione di Francesco D’Alessandro
Intervista a Red and Black Revolution pubblicato originariamente da WSM in Irlanda nel 1998
Noam Chomsky e’ conosciuto internazionalmente per le sue critiche della politica estera degli Stati Uniti e per il suo lavoro scientifico come linguista. Molto meno noto e’ il suo continuo supporto per gli obiettivi del socialismo libertario. In una intervista speciale fatta per Red and Black Revolution, Chomsky eprime le sue idee sull’anarchismo e il marxismo e le prospettive del socialismo nella nostra epoca. L’intervista fu condotta nel Maggio 1995 da Kevin Doyle.
Red and Black Revolution: Per prima cosa, Noam, tu sei stato un sostenitore dell’ideale anarchico per parecchio tempo. Molta gente e’ familiare con l’introduzione che tu scrivesti nel 1970 per il libro di Daniel Guerin: Anarchismo dalla Teoria alla Pratica, ma. piu’ recentemente, per esempio nel film Manufacturing Consent, hai sfruttato l’opportunita’ per sottolineare il potenziale dell’anarchismo e dell’ideale anarchico. Che cosa ti attrae dell’anarchismo?
Noam Chomsky: Io fui attratto dall’anarchismo nella prima adolescenza, appena cominciai a guardare il mondo oltre una visione ristretta e non ho mai trovato niente che mi abbia fatto cambiare quella attitudine iniziale. Credo che l’unica cosa che abbia un senso sia il ricercare e identificare quelle strutture di autorita’, le gerarchie e di dominio in qualsiasi aspetto della vita, e di metterle in discussione; a meno che non si possano trovare delle giustificazioni per la loro esistenza, esse sono illegittime e dovrebbero essere smantellate per aumentare la dimensione della liberta’ umana. Questo include il potere politico, la proprieta’ e l’amministrazione, le relazioni tra uomini e donne, tra genitori e figli , il nostro controllo sul destino delle generazioni future (che costituisce, secondo me, l’imperativo morale di base che sta’ dietro al movimento ambientalista) e molte altre cose. Questo naturalmente rappresenta una sfida all’enorme istituzione dell’imposizione e del controllo: lo stato, le tirannie private che non rispondono a nessuno e che controllano la maggior parte dell’economia domestica e internazionale, e cosi’ via. Ma non solo. Questo e’ quanto io ho sempre inteso come l’essenza dell’anarchismo: l’idea che l’obbligo della prova dev’essere a carico dell’autorita’ e che, se quell’obbligo non puo’ essere spiegato, allora l’autorita’ deve essere smantellata. Talvolta l’obbligo puo’ essere dimostrato: per esempio, se sto’ camminando con i miei nipotini e uno di essi si mette a correre in una strada molto trafficata, allora io usero’ non solo la mia autorita’ ma anche l’imposizione fisica per fermarlo. Persino questo atto dovrebbe essere messo in discussione, ma credo che possa ottemperare all’obbligo illustrato sopra. E ci sono altri casi simili; la vita e’ una cosa complessa, noi conosciamo molto poco degli uomini e della societa’, e grandi pronunciamenti costituiscono, in generale, piu’ una fonte di danno che di beneficio. La prospettiva pero’ e’ valida, io credo, e ci puo’ portare molto lontano.
Oltre a queste generalizzazioni, noi iniziamo a considerare casi singoli, il che costituisce il luogo dove i problemi dell’interesse umano e delle preoccupazioni risiedono.
RBR: Si puo’ dire che le tue idee e critiche sono adesso molto piu’ conosciute che in qualsiasi altro momento precedente. Dobbiamo anche dire che le tue idee sono anche altamente rispettate. In questo contesto, come pensi che la gente recepisce il tuo rapporto con l’anarchismo? In particolare sono interessato nella risposta che tu ricevi da gente che si avvicina alla politica per la prima volta e che potrebbe, forse, essere venuta in contatto con le tue idee. Sono sorpresi dal tuo rapporto con l’anarchismo? Sono interessati?
NC: Come ben sai la cultura intellettuale generale associa “l’anarchismo” con il caos, la violenza, le bombe, la distruzione e cosi’ via. Quindi la gente e’ spesso sorpresa quando io parlo in maniera positiva dell’anarchismo e mi identifico con le tradizioni maggioritarie entro di esso. La la mia impressione e’ che tra il pubblico in generale, le idee di base vengono considerate ragionevoli quando si chiarisce la nebbia che e’ stata depositata intorno. Certo, quando si considerano questioni specifiche- per esempio, la natura della famiglia o il come l’economia funzionerebbe in una societa’ che sarebbe piu’ libera e giusta- allora sorgono domande e controversie. Ma questo e’ proprio come dovrebbe essere. La fisica non riesce a spiegare completamente come l’acqua fluisce dal rubinetto nel lavandino. Quando ci rivolgiamo verso problemi piu’ complessi del significato umano, la comprensione e’ molto piu’ sottile e c’e’ molto piu’ spazio per il disaccordo, la sperimentazione, sia intellettuale che nell’esplorazione della vita reale, per aiutarci a capire di piu’.
RBR: Forse, piu’ di ogni altra idea, l’anarchismo ha sofferto di mis-rappresentazione. L’anarchismo puo’ significare molte cose a molta gente. Ti trovi spesso a dover spiegare che cosa intendi per anarchismo? Ti da’ fastidio la mis-rappresentazione dell’anarchismo?
NC: Tutte le mis-rappresentazioni danno fastidio. Molte ragioni di questo possono essere rintracciate nelle strutture di potere che hanno un interesse nel prevenire la comprensione, per ovvie ragioni. E’ bene richiamare i “Principi del Governo” di David Hume. L’autore si sorprendeva del fatto che la gente si sottomettesse ai governanti. Concluse che ” la forza e’ sempre dalla parte dei governanti, i sottomessi non hanno niente che li supporti tranne la loro opinione”. Quindi il governo e’ fondato unicamente sull’opinione; e questa massima la si puo’ estendere ai governi piu’ dispotici e militari, come pure a quelli piu’ liberi e popolari. Hume era molto saggio- e, detto di passaggio, difficilmente un libertario per gli standard dell’epoca. Egli sicuramente sottostima l’efficienza della forza, ma la sua osservazione sembra essere essenzialmente corretta e importante, particolarmente nelle societa’ piu’ libere, dove l’arte del controllo dell’opinione [pubblica, Ndt] e’ quindi molto piu’ sofisticata. La mis-rappresentazione e altre forme di mistificazione sono concomitanti naturali.
Allora, la mis-rappresentazione mi da’ fastidio? Certo, ma anche il brutto tempo. Esistera’ almeno fino a quando le concentrazioni di potere generano una classe di commissari che li difendono. Dato che, di solito, non sono molto intelligenti, o sono solo intelligenti abbastanza per sapere che e’ meglio per essi evitare l’arena dei fatti e degli argomenti, essi si rivolgono alla mis-rappresentazione, alla vilificazione, e ad altri mezzi che sono loro disponibili e al fatto che sanno che saranno protetti dai diversi mezzi disponibili ai potenti. Dobbiamo capire il perche’ tutto cio’ avviene, e smascherarlo meglio che possiamo. Questo fa parte del processo di liberazione- di noi stessi e degli altri, o in maniera piu’ ragionevole, della gente che lavora insieme per raggiungere questo obiettivo. Sembra complicato, e lo e’. Ma io devo ancora trovare qualche commento sulla vita umana e la comunita’, quando le assurdita’ e le pose auto-riverenti siano state eliminate, che sia semplice e facile.
RBR: Cosa pensi di quei circoli di sinistra dove uno si aspetterebbe piu’ familiarita’ con quanto l’anarchismo rappresenta? Incontri qualche sorpresa in questi posti riguardo ai tuoi punti di vista e alla tua adesione all’anarchismo?
NC: Se intendo in maniera corretta cio’ che tu consideri come circoli di sinistra stabili: non c’e’ molta sorpresa circa i miei punti di vista sull’anarchismo, perche’ molto poco e’ conosciuto circa le mie idee su qualsiasi altra cosa. Questi non sono circoli con i quali io interagisco. Raramente troverai una referenza a qualsiasi cosa io dico o scrivo. Questo non e’ ovviamente vero al 100 percento. Cosi’ negli USA (ma meno comunemente in Gran Bretagna o altri luoghi) potresti verificare piu’ familiarita’ con cio’ che faccio in alcuni dei settori piu’ critici e indipendenti di quelli che potrebbero essere denominati come circoli stabili di sinistra, e io ho amici personali e associati che sono dispersi un po’ qui e la’. Dai un’occhiata ai libri e ai giornali e puoi renderti conto di cio’ che voglio dire. Non mi aspetto che cio’ che dico e faccio sia accolto meglio in questi ambienti piuttosto che nelle facolta’ di docenti delle universita’ o nelle stanze degli uffici editoriali- di nuovo, con alcune eccezioni.
La domanda sorge solo marginalmente, cosi’ tanto che e’ difficile da rispondere.
RBR: Un certo numero di persone ha notato che tu usi il termine “socialismo libertario” nello stesso contesto di come usi la parola “anarchismo”. Consideri queti due termini come essenzialmente simili? Credi che l’anarchismo sia un tipo di socialismo? La descrizione e’ stata usata nel passato ed e’ che l’anarchismo e’ equivalente al “socialismo con la liberta’”. Sei d’accordo con questa equazione di base?
NC: L’introduzione al libro di Guerin, che hai menzionato prima, apre con una quota di un simpatizzante anarchico di un secolo fa’ che dice che “l’anarchismo ha le spalle molto larghe” e “sopporta tutto”. Un elemento importante e’ stato cio’ che tradizionalmente e’ stato denominato “socialismo libertario”. Ho provato a chiarire qui e in altri luoghi cio’ che intendo con questo, sottolineando che non e’ molto originale; io ho preso a prestito le idee di esponenti importanti del movimento anarchico, che ho riportato, e che si sono definiti, autonomamente, in maniera consistente, come socialisti, condannando, allo stesso tempo, la “nuova classe” di intellettuali radicali che cercano di conquistare il potere in maniera stabile durante la battaglia popolare e di divenire la tirannica burocrazia Rossa, di cui Bakunin ci mise in guardia; cio’ che spesso viene identificato come “socialismo”. Io sono piuttosto d’accordo con la percezione di Rudolph Rocker che dice che queste tendenze (quasi centrali) nell’anarchismo derivano dal meglio dell’Illuminismo e del pensiero liberale classico, molto oltre cio’ che io ho descritto. Infatti, come ho tentato di mettere in risalto, questi contrastano in maniera stridente con la pratica e la dottrina del Marxismo-Leninismo, le dottrine “libertarie” che sono di moda negli USA e in Gran Bretagna in particolar modo, e altre ideologie contemporanee, tutte che, a me sembra, si riducono alla difesa di una forma o l’altra dell’autorita’ illegittima, spesso vere e proprie tirannie.
La Rivoluzione Spagnola
RBR: Nel passato, quando hai parlato di anarchismo, tu hai spesso enfatizzato l’esempio della Rivoluzione Spagnola. Sembra che per te ci siano due aspetti di questo evento. Per un verso l’esperienza della Rivoluzione Spagnola e’, tu dici, un buon esempio di “anarchismo in azione”. Per l’altro, tu hai anche sottolineato che la Rivoluzione in Spagna e’ un buon esempio di cio’ che i lavoratori sono capaci di fare con i loro propri sforzi usando la democrazia partecipativa. Sono questi due aspetti- l’anarchismo in azione e la democrazia partecipativa – uno e la stessa cosa per te? Credi che l’anarchismo sia una filosofia per il potere del popolo?
NC: Sono un po’ restio a usare parole polisillabiche fantasiose come filosofia per parlare di cio’ che sembra senso comune, ordinario. E non mi sento neppure a mio agio nell’usare slogan. I successi dei lavoratori e dei contadini Spagnoli, prima che la rivoluzione fosse schiacciata, furono impressionanti per molti versi. Il termine “democrazia partecipativa” ‘e piu’ recente, sviluppato in un contesto diverso, ma ci sono sicuramente caratteristiche simili. Io credo che ne’ il concetto di anarchismo ne’ la democrazia partecipativa siano definiti abbastanza per permettere di rispondere alla questione se queste due cose siano le stesse oppure no.
RBR: Uno dei successi principali della Rivoluzione Spagnola fu il grado di democrazia di base messo in pratica. In termini della gente coinvolta, si stima che piu’ di 3 milioni di persone fossero coinvolte. La produzione rurale e urbana erano gestite dai lavoratori stessi. Pensi che sia una coincidenza che gli anarchici, noti per la loro difesa della liberta’ individuale, ebbero tanto successo in queste aree di amministrazione collettiva?
NC: Non esiste nessuna coincidenza, per niente. Le tendenze, entro l’anarchismo, che io ho sempre trovato piu’ persuasive, si riferiscono a una societa’ altamente organizzata, che integra molti tipi diversi di strutture (i luoghi di lavoro, le comunita’ e moltre altre forme di associazioni volontarie) ma che sono controllate dai partecipanti, non coloro in posizione di dare ordini (eccetto quando, di nuovo, l’autorita’ puo’ essere giustificata, come nel caso di alcuni momenti specifici, in contingenze specifiche).
La Democrazia
RBR: Gli anarchici spesso fanno grandi sforzi per costruire la democrazia di base. Infatti essi vengono spesso accusati di portare la democrazia all’estremo. Pero’, nonostante questo, molti anarchici non identificherebbero immediatamente la democrazia come un componente centrale della filosofia anarchica. Gli anarchici spesso descrivono le loro politiche come qualcosa che tratta del “socialismo” o “dell’individuo”- essi sono restii ad affermare che l’anarchismo e’ qualcosa che riguarda la democrazia. Sei d’accordo con il fatto che le idee democratiche sono una caratteristica centrale dell’anarchismo?
NC: La critica della “democrazia” tra gli anarchici e’ stata spesso la critica della democrazia parlamentare, come si e’ sviluppata entro la societa’ con caratteristiche profondamente repressive. Consideriamo per esempio gli USA, che sono stati liberi quanto qualsiasi altra nazione, dalle loro origini. La democrazia Americana fu fondata sul principio, sottolineato da James Madison nella Convenzione Costituzionale del 1787, che la funzione primaria del governo e’ di proteggere la minoranza degli opulenti dalla maggioranza. Quindi Madison mise in guardia dal fatto che in Inghilterra, la sola quasi-democratica nazione del tempo, se fosse stato permesso alla popolazione generale una voce negli affari pubblici, questi avrebbero implementato riforme agrarie e altre atrocita’, e che il sistema Americano sarebbe dovuto essere modellato in maniera molto accurata per evitare questi crimini contro il diritto di proprieta’, che deve essere difeso (e che infatti deve prevalere). La democrazia parlamentare, entro questa cornice, merita critiche decise da parte dei libertari genuini, e io ho tralasciato molte altre caratteristiche che non sono proprio sottili- la schiavitu’, per citarne una, o la schiavitu’ del lavoro salariato che era fortemente condannato dai lavoratori che non avevano mai sentito nominare l’anarchismo o il comunismo fino al XIX secolo e oltre.
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20 luglio 2017
seconda parte
Il Leninismo
RBR: L’importanza della democrazia di base, per qualsiasi cambiamento significativo nella societa’ sembra essere evidente da sola. Eppure la sinistra si e’ mostrata ambigua rispetto a questo nel passato. Parlo, in maniera generica, della social democrazia ma anche del Bolshevismo-tradizioni della sinistra che sembrerebbe abbiano di piu’ in comune con pensieri delle elites piuttosto che con le pratiche democratiche vere e proprie. Lenin, per usare un esempio molto noto, era scettico del fatto che i lavoratori potessero sviluppare niente oltre la coscienza sindacale- e che, io credo, egli intendeva dire che i lavoratori non riescono a vedere oltre le loro necessita’ immediate. In modo simile, la socialista Fabian, Beatrice Webb, che aveva molta influenza nel Partito Laburista in Inghilterra, credeva che i lavoratori sono interessati solo nelle probabilita’ di vincere alle corse dei cavalli! Da dove origina queesto elitismo e che ci sta’ a fare nella sinistra?
NC: Credo che sia difficile per me rispondere a questa domanda. Se la sinistra include ” il Bolshevismo” allora io mi dissocierei completamente dalla sinistra. Lenin fu uno dei piu’ grandi nemici del socialismo, per quanto mi riguarda, per le ragioni che ho discusso in precedenza. L’idea che i lavoratori siano solo interessati nelle corse dei cavalli e’ un’assurdita’ che non puo’ ricevere nessun supporto neanche da un’occhiata superficiale alla storia del movimento operaio o dalla stampa indipendente e molto vivace della classe lavoratrice che fiori’ in molte parti del mondo incluso le citta’ manufatturiere della Nuova Inghilterra, non troppo distante da dove sto’ scrivendo- senza parlare della storia ispiratrice e delle battaglie coraggiose degli oppressi e dei perseguitati attraverso tutta la storia, fino a questo momento. Consideriamo, per esempio, l’angolo piu’ miserabile di questo emisfero, Haiti, considerata dai conquistatori Europei come un paradiso e la fonte di parecchia ricchezza dell’Europa e adesso devastata, forse oltre ogni possibilita’ di recupero. Negli anni passati, con condizioni che poche persone, nelle nazioni ricche, possono immaginare, i contatdni e i baraccati misero in piedi un movimento popolare e democratico basato su organizzazioni di base che sorpassa qualsiasi cosa io conosca in qualsiasi altra parte del mondo; solo commissari profondamente dedicati potrebbero evitare di mettersi a ridere quando ascoltano i solenni pronunciamenti degli intellettuali Americani e dei leader politici sul come gli USA devono insegnare agli Haitiiani le lezioni di democrazia. I loro successi erano cosi’ sostanziosi e terrorizzanti per i potenti che questi ultimi dovettero assogettare la popolazione a un’ulteriore dose di terrore feroce, con notevole aiuto aggiuntivo degli USA, di quanto venga riconosciuto pubblicamente; e questa gente non si e’ ancora rassegnata.
Sono interessati solo nelle corse dei cavalli?
Potrei suggerire qualcosa che io ho, a volte, quotato da Rousseau: quando vedo moltitudini di selvaggi completamente nudi che prendono in giro la volutta’ Europea e sopportano la fame, il fuoco, la spada e la morte per preservare solo la propria indipendenza, io credo che non sia un obbligo per gli schiavi il discutere di liberta’.
RBR: Parlando di nuovo in generale, i tuoi libri- Deterring Democracy, Necessary Illusions: Thought Control in Democratic Societies ecc… hanno trattato in maniera consistente con il ruolo e la prevalenza delle idee elitiste nelle societa’ come la nostra. Tu hai affermato che entro le democrazie “Occidentali” (o parlamentari) esiste un antagonismo profondo nei confronti di qualsiasi ruolo reale o propositivo da parte della massa della gente, perche’ questo costituirebbe una minaccia per la distribuzione sbilanciata della ricchezza che favorisce i ricchi. Il tuo lavoro e’ molto convincente per questo ma, a parte questo, alcune persone sono rimaste scioccate dalle tue asserzioni. Per esempio, tu metti sullo stesso piano le politiche del Presidente John F. Kennedy con Lenin. Questo, devo aggiungere, ha scioccato sostenitori in tutti e due i campi! Puoi elaborare un po’ sulla validita’ del paragone?
NC: Io veramente non ho messo sulla stessa bilancia le dottrine degli intellettuali liberali dell’amministrazione Kennedy con i Leninisti, ma ho notato delle similitudini impressionanti- quasi come predetto da Bakunin un secolo prima nel suo commento molto percettivo sulla nuova classe. Per esempio, io ho riportato passaggi presi da McNamara (ministro degli esteri durante l’amministrazione Kennedy, Ndt) sulla necessita’ di aumentare il controllo manageriale, se vogliamo essere davvero liberi, e su come la scarsita’ di management, che e’ la vera minaccia per la democrazia, costituisca un assalto contro la stessa ragione. Cambiamo poche parole in questi passaggi e otteniamo la dottrina Leninista standard. Io ho sostenuto che le radici sono piuttosto profonde, in tutte e due i casi. Senza chiarificare ulteriormente cio’ che sciocca la gente, io non posso andare oltre nel mio commento. Le comparazioni sono specifiche e, io credo, allo stesso tempo giustificate e propriamente qualificate. Altrimenti si tratta di un errore e io sarei interessato a ricevere chiarimenti rispetto a questa questione.
Il Marxismo
RBR: Nello specifico. Il Leninismo si riferisce a una forma di Marxismo che V.I. Lenin sviluppo’. Tu fai delle distinzioni, implicitamente, tra il pensiero di Marx da quelle critiche particolari che hai per Lenin quando usi il termine “Leninismo”? Pensi che esista una continuita’ tra il pensiero di Marx e le pratiche successive di Lenin?
NC: La messa in guardia di Bakunin contro la Burocrozia Rossa che avrebbe istituito il peggiore di tutti i governi dispotici ci fu data molto prima del tempo di Lenin, ed era diretta contro i seguaci del Signor Marx. In realta’ ci furono seguaci di tutti i tipi: Pannekoek, Luxenbourg, Mattick e altri che erano molto distanti da Lenin e le loro idee spesso convergono con quelle dell’anarco-sindacalismo. Korsch e altri, infatti, scrissero in maniera positiva della rivoluzione anarchica in Spagna. Esistono continuita’ da Marx a Lenin, ma ci sono continuita’ anche tra Marxisti che sono critici acerbi di Lenin e del Bolshevismo. Il lavoro di Teodor Shanin degli ultimi anni sull’atteggiamento di Marx sulla rivoluzione dei contadini e’ rilevante in questo constesto. Io sono lontano dall’essere uno studioso di Marx, e non mi avventurerei nel dare alcun giudizio su quale di queste continuita’ e’ riflesso il “vero Marx”, se davvero ci potesse essere una risposta a questo problema.
RBR: Recentemente abbiamo ricevuto una copia del tuo Note sull’Anarchismo (ripubblicato nel 2016 da Active Distribution). In quel libro tu riporti il pensiero di un Marx giovane, in particolare il suo sviluppo del concetto di alienazione sotto il capitalismo. Sei d’accordo, in generale, con questa divisione nella vita e nel pensiero di Marx- uno giovane, piu’ socialista libertario ma , piu’ tardi, un autoritario stretto?
NC: Il Marx giovane e’ influenzato in maniera profonda dall’ambiente in cui viveva, e nel suo pensiero si trovano molte similitudini con le idee che animavano il liberalismo classico, aspetti dell’Illuminismo e del Romanticismo Francese e Tedesco. Di nuovo, io non sono uno studioso di Marx e non pretendo di avere un giudizio definitivo. La mia impressione, per cio’ che vale, e’ che il Marx giovane rappresento’ in larga parte, una figura del tardo Illuminismo, e che il Marx piu’ vecchio divenne un’attivista profondamente autoritario e un analista critico del Capitalismo, che ebbe poco da dire sulle alternative socialiste. Ma queste sono solo impressioni personali.
RBR: Per quanto ho capito, la parte centrale del tuo pensiero, in generale, e’ influenzata dalla tua concezione della natura umana. Nel passato l’idea della natura umana era concepita, forse, come qualcosa di regressivo, persino limitante. Per esempio, l’aspetto statico della natura umana vieno spesso usato come un argomento per spiegare il perche’ le cose non possono essere cambiate in maniera fondamentale nella direzione dell’anarchismo. Tu la pensi in maniera diversa? Perche?
NC: La parte centrale del punto di vista di chiunque e’ costituita da qualche idea sulla natura umana, quantunque possa essere remota dalla razionalita’ o dalla mancanza di articolazione. Questo perlomeno e’ vero di coloro che si considerano agenti morali, non mostri. Mostri a parte, una persona che propugna le riforme o la rivoluzione, oppure la stabilita’ e il ritorno a momenti storici precedenti, o semplicemente la coltivazione dell proprio giardinetto di casa, prende una posizione sulla base del fatto che “e’ un bene per la gente”. Ma quel giudizio e’ basato su concezioni della natura umana che una persona ragionevole tentera’ di chiarire il piu’ possibile anche solamente perche’ possa essere valutata. Quindi sotto questo aspetto io non sono diverso da nessun altrio.
Tu hai ragione a dire che la natura umana e’ stata giudicata come qualcosa di “regressivo”, ma questo dev’essere il risultato di una confusione profonda. E’ possibile che la mia nipotina non sia per niente diversa da un sasso, una salamandra, un pollo o una scimmia? Una persona che rifiuta questa assurdita’ come irragionevole riconosce che esiste una natura umana che ci distingue. A noi rimane il problema di che cosa sia questa peculiarita’- una domanda non triviale e affascinante, con enorme interesse e significato scientifico. Abbiamo alcune conoscenze di alcuni aspetti della natura umana- non quelli piu’ significativi per l’umanita’. Oltre a questo, noi abbiamo le nostre speranze e i nostri desideri, le intenzioni e le speculazioni.
Non c’e’ niente di regressivo nel fatto che un embrione umano sia cosi’ limitato da non poter sviluppare le ali, o che il sistema visivo non puo’ funzionare allo stesso modo che negli insetti o che noi non abbiamo l’istinto del ritorno a casa dei piccioni viaggiatori. Gli stessi fattori che limitano lo sviluppo degli organismi, allo stesso tempo permettono loro di raggiungere una struttura ricca, complessa e altamente articolata, simile in molti modi fondamentali a conspecifici, con capacita’ ricche e riconoscibili. Un organismo che mancasse di queste strutture intrinsiche determinative che, certo, limitano radicalmente i processi dello sviluppo, corrisponderebbe a qualche forma di creatura ameboide, che dovremmo commiserare (anche se, in qualche modo, potrebbe sopravvivere). Lo scopo e i limiti dello sviluppo sono logicamente in relazione l’un con l’altro.
Consideriamo il linguaggio, una delle capacita’ umane piu’ caratteristiche di cui sappiamo molto. Noi abbiamo molte ragioni di credere che tutti i linguaggi umani siano molto simili; uno scienziato di Marte che starebbe osservando gli umani potrebbe concludere che esiste una sola lingua con variazioni minime. La ragione e’ che questo aspetto particolare della natura umana, che sta’ alla base della crescita del linguaggio, permette opzioni molto ristrette. E’ limitante? Certo. E’ liberatorio? Certamente. Sono proprio queste restrizioni che rendono possibile un sistema di espressione del pensiero ricco e intricato di svilupparsi in modi simili sulla base di esperienze rudimentarie, disperse e variate.
Che cosa rispetto alla questione delle differenze umane determinate geneticamente? Che queste esistano e’ certamente vero, e costituiscono una ragione per esserne contenti, non paura o dispiacere. La vita tra i cloni non varrebbe la pena di essere vissuta, e una persona sana potra’ solo essere felice che altri hanno delle capacita’ che sono loro peculiari. Questo dovrebbe essere elementare. Credo infatti che cio’ che si crede comunemente circa questi problemi sia strano.
La natura umana, qualsiasi cosa essa sia, tende verso forme di vita anarchiche o costituisce una barriera per queste? Non ne sappiamo abbastanza per rispondere, in un modo o nell’altro. Questi sono problemi che riguardano la sperimentazione e le scoperte scientificeh, non sono pronunciamenti vuoti.
Il Futuro
RBR: Per concludere vorrei chiederti, in breve, di alcune questioni attuali nella sinistra. Non se se la situazione sia simile negli USA, ma qui [in Irlanda nel 1998, Ndt] con il crollo dell’Unione Sovietica, la sinistra e’ stata colpita da una certa demoralizzazione. Non e’ proprio che queste persone fossero sostenitori accesi di quanto l’Unione Sovietica rappresentava ma si tratta piuttosto di una sensazione generale che con la scomparsa dell’Unione Sovietica l’idea del socialismo sia stata trascinata nella polvere. Ti sei imbattuto in questo tipo di demoralizzazione? Hai una spiegazione per essa?
NC: La mia reazione alla fine dell’Unione Sovietica fu simile alla mia reazione per la sconfitta di Hitler e Mussolini. In tutti questi casi abbiamo a che fare con la vittoria dello spirito umano. I socialisti avrebbero dovuto salutare con gioia l’evento perche’ un grande nemico del socialismo era finalmente crollato. Come per te, queste persone mi inducevano la curiosita’ di capire- incluso gente che si considerava anti-Stalinista e anti-Leninista- perche’ fossero demoralizzati dal crollo della tirannia. Diventa chiaro cosi’ che questa gente fosse molto piu’ votata al Leninismo di quanto essi stessi credessero.
Ci sono tuttavia altre ragioni per essere preoccupati della scomparsa di questo sistema brutale e tirannico che era tanto socialista quanto lo era democratico (si ricordi che pretendeva di essere tutte e due le cose e che quest’ultima pretesa veniva ridicolizzata in Occidente mentre la pretesa socialista veniva accettato con gioia, come argomento contro il socialismo- uno dei molti esempi dell’asservimento degli intellettuali Occidentali al potere). Una ragione ha a che vedere con la natura della Guerra Fredda. Per me si trattava in maniera significativa di un caso particolare di “conflitto Nord-Sud”, per usare l’eufemismo attuale per la conquista della maggior parte del mondo da parte dell’Europa. L’Europa dell’Est ha costituito il “terzo mondo” originale, e la Guerra Fredda dal 1917 ebbe non poche similarita’ con la reazione ai tentativi da parte di altri paesi del terzo mondo di perseguire un percorso di indipendenza, sebbene nel caso dell’Unione Sovietica le differenze di scala conferirono al conflitto una vita propria. Per questa ragione era ragionevole aspettarsi che la regione ritornasse praticamente al suo stato precedente: parte dell’Occidente, con la Repubblica Ceca o la Polonia Occidentale si sarebbe unita all’Occidente, mentre le altre aree sarebbero ritornate al loro ruolo tradizionale di servizio; la ex-Nomenklatura sarebbe diventata l’elite standard del terzo mondo (con l’approvazione dei poteri statali-corporativi Occidentali che generalmente li preferiscono ad altre alternative). Non si trattava di una prospettiva molto bella e ha causato enormi sofferenze.
Un’altra ragione per essere preoccupati ha a che vedere con il problema della deterrenza e il non-allineamento. Per quanto grottesco fosse l’impero Sovietico, la sua propria esistenza offriva un certo spazio per il non allineamento e, per ragioni perfettamente ciniche, a volte prestava assistenza a vittime degli attacchi Occidentali. Queste opzioni non esistono piu’, e il Sud del Mondo sta soffrendo le consequenze.
Una terza ragione ha a che fare con cio’ che la stampa industriale chiama i lavoratori viziati Occidentali e il loro stile di vita di lusso. I proprietari e i managers, con la maggior parte dell’Europa dell’Est che rientra nell’alveo, hanno a disposizione potentissime nuove armi contro la classe lavoratrice e i poveri di casa loro. La General Motors e la Volskwagen possono non solo trasferire le produzioni in Messico o in Brasile (o almeno minacciare di farlo,il c he spesso significa la stessa cosa), ma anche nella Polonia o in Ungheria, dove possono trovare lavoratori qualificati a una frazione del costo. Queste industrie , comprensibilmente, gongolano, visti i valori che li ispirano.
Possiamo imparare molte cose da cio’ che la Guerra Fredda (o ogni altro conflitto) ha costituito, dando un’occhiata a chi sta’ facendo il tifo e a chi non e’ contento dopo la sua fine. Usando questi criteri, i vincitori della Guerra Freda includono le elites Occidentali e l’ex Nomenklatura, adesso ricchi oltre i loro sogni piu’ pazzeschi, e i perdenti includono una parte sostanziale delle popolazioni dell’Est insieme ai lavoratori e ai poveri dell’Occidente, come pure settori popolari nel Sud che avessero cercato una via indipendente.
Queste idee tendono a creare quasi un’isteria tra gli intellettuali Occidentali quando essi riescono a percepirle, il che e’ raro. E questo e’ facile da dimostrare. E’ persino comprensibile. Le osservazioni sono corrette e sono sovversive del potere e dei privilegi; quindi l’isteria.
In generale, le reazioni delle persone oneste alla fine della Guerra Fredda, sono piiu’ complesse del solo piacere per il crollo di una tirannia brutale mentre le reazioni prevalenti sono soffuse di estrema ipocrisia , a mio modo di vedere.
Il Capitalismo
RBR: La sinistra oggi, per molti versi, si trova al suo punto di partenza originale nel secolo scorso (XXIX, Ndt). Come allora, essa si trova di fronte a una forma di capitalismo in espansione. Sembrerebbe che oggi ci sia “un’accettazione” maggiore, piu’ che in qualsiasi altra era della storia, in cui il capitalismo costituisce l’unica, valida forma di organizzazione economica possibile, e questo nonostante il fatto che la disuguaglianza della ricchezza si stia allargando. Contro questo scenario, si potrebbe argomentare che la sinistra non sappia come andare avanti. Come vedi questo periodo? Si tratta di una questione di “ritornare indietro alle questioni di base”? Dovremmo forse concentrarci adesso nel riscoprire la tradizione libertaria del socialismo e nel mettere in risalto le idee libertarie?
NC: Credo che tutto questo costituisca essenzialmente propaganda. Cio’ che viene definito “capitalismo” e’ sostanzialmente un sistema di mercantilismo corporativistico, con enormi e largamente intoccabili tirannie private, che esercitano un vasto controllo sull’economia, il sistema politico e la vita sociale e culturale e che operano in stretta cooperazione con stati potenti che intervengono in maniera massiccia nell’economia domestica e nelle societa’ internazionali. Questo e’ vero in maniera drammatica per gli Stati Uniti, contrariamente a molte illusioni. I ricchi e i privilegiati non sono piu’ disponibili a confrontarsi con la disciplina di mercato di quanto lo fossero nel passato, sebbene pensino che vada bene per la popolazione in generale. Solo per citare alcune illustrazioni, l’amministrazione Reagan che si dilettava nella retorica del libero mercato, si vantava anche di fronte alla comunita’ imprenditoriale del fatto che fosse la piu’ protezionista nella storia del secondo dopoguerra- in realta’ piu’ di tutte le altre amministrazioni messe insieme. Newt Gingrich (ex-presidente della camera dei rappresentanti USA, Ndt), che e’ alla testa di questa crociata, rappresenta un distretto di super ricchi che riceve piu’ sussidi federali di qualsiasi altra area suburbana nel paese, al di fuori del sistema federale stesso. I “conservatori” che vogliono la fine delle mense scolastiche per bambini poveri chiedono anche un aumento del budget per il Pentagono, che, nella forma presente, fu stabilito alla fine degli anni ‘40 perche’- come la stampa industriale e’ stata cosi’ gentile da farci conoscere- l’industria ad alta tecnologia non puo’ sopravvivere in un’economia pura, competitiva, non sovvenzionata, da “libera impresa” e il governo dev’essere il suo salvatore. Senza il salvatore, coloro che votano per Gingrich sarebbero poveri lavoratori (se fortunati). Non ci sarebbero computers, elettronica di tutti i tipi, industria aereonautica, mettallurgica, automazione ecc…. fino alle fine della lista. Gli anarchici, primi fra tutti, non dovrebbero farsi fregare da questi imbrogli vecchi quanto il mondo.
Piu’ di sempre, le idee del socialismo libertario sono rilevanti e la popolazione le riceve molto bene. Nonostante l’enorme massa di propaganda corporativistica, al di fuori dei circuiti della gente istruita, la gente normale mantiene abbastanza le proprie attitudini tradizionali. Negli USA, per esempio, piu’ dell’ottanta percento della popolazione considera il sistema economico attuale ingiusto e il sistema politico come una frode, che serve gli interessi speciali e non la gente. La stragrande maggioranza pensa che i lavoratori non hanno nessuna voce in capitolo negli affari pubblici (lo stesso e’ vero anche in Inghilterra), che il governo ha la responsabilita’ di aiutare la gente che ha bisogno , che le spese per l’istruzione e la salute dovrebbero avere precedenza sui tagli del budget e la riduzione delle tasse , che le proposte odiose dei Repubblicani che stanno passando attraverso il Congresso beneficiano i ricchi e danneggiano la popolazione generale, e cosi’ via. Gli intellettuali forse ci dicono una cosa diversa, ma non e’ difficile verificare i fatti come stanno davvero.
RBR: Le idee dell’anarchismo, fino a un certo punto, sono state vendicate dal crollo dell’Unione Sovietica- le predizioni di Bakunin si sono dimostrate corrette. Pensi che gli anarchici dovrebbero andar fieri di questo sviluppo generale e dell’accuratezza delle analisi di Bakunin? Credi che gli anarchici dovrebbero guardare al futuro con piu’ fiducia nelle loro idee e nella loro storia?
NC: Io credo- o perlomeno spero- che la risposta sia implicita in cio’ che hai detto. Credo che il presente sia carico di possibilita’ tremende, ma anche di grandi speranze- che cosa ne risultera’ dipendera’ da come noi usiamo queste opportunita’.
RBR: Per ultimo, Noam, una domanda di un genere diverso. Noi abbiamo messo in serbo un boccale di birra per te qui da noi. Quando vieni a berlo?
NC: Tieni la Guinnes pronta. Spero che non sia troppo in la’. Senza scherzo, io verrei anche domani se potessi. Noi (mia moglie viene con me normalmente in questi viaggi frequenti) siamo stati benissimo in Irlanda e ci farebbe tantissimo piacere ritornarci. Perche’ non lo facciamo? No voglio annoiarti con i dettagli, ma gli obblighi sono straordinari e aumentano sempre- una riflessione delle condizioni che ho tentato di descrivere.
Da ZNet Italy- Lo Spirito Della Resistenza E’ Vivo
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